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venerdì 25 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
Cassazione: Ente responsabile se l'illecito del dipendente segue alla mancanza di direttive "preventive" dei superiori. Il caso di un carabiniere che uccise un collega "giocando" con la pistola. Confermata per il ministero della Difesa la condanna al risarcimento in solido con il responsabile: direttive carenti sulla custodia delle armi a fine servizio
Cassazione: la Cassazione condanna il "che c... vuoi" Una delle espressioni tra le più diffuse, il classico "che c... vuoi" è finita al vaglio della Cassazione che l'ha considerata come una vera e propria ingiuria. L'espressione, spiega la Corte (sentenza n. 7656/2008 della Quinta sezione penale ) e' "sinonimo di disprezzo dell'uomo e della sua dignita'". E' stata cosi confermata la condanna di un ragazzo di 26 anni reo di essersi rivolto a dei poliziotti con la frase "che c... volete, chi c... siete". Il giovane ricorrendo in cassazione aveva sostenuto che la sua espressione, così tanto diffusa, anche se scurrile non dovrebbe considerarsi idonea a ledere l'onore e il decoro della persona cui era stata rivolta. I giudici del Palazzaccio però hanno ritenuto che legittimamente "la Corte territoriale ha argomentato che la frase rivolta agli operanti, oltre che triviale, ha una oggettiva idoneita' a ledere l'onore ed il decoro del destinatario, tanto piu' nel caso in esame, apparendo evidente il proposito di mortificare l'operato degli agenti, apostrofati, nell'adempimento del proprio dovere, con un epiteto che e' sinonimo di disprezzo dell'uomo e della sua dignita'".
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