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martedì 26 ottobre 2010

Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla proposta di revisione della Direttiva per il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti

Con 390 voti a favore, 192 contrari e 59 astensioni il Parlamento europeo ha approvato il 20 ottobre u.s. le modifiche alla Direttiva Ue in materia di protezione della maternità, che rappresenta un’importante opportunità per promuovere misure volte al miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro per le lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento e le pari opportunità nel mercato del lavoro. La revisione della Direttiva 92/85 è stata una richiesta storica della CES e del movimento sindacale europeo. La Direttiva dovrà ora essere approvata in via definitiva dal Consiglio dei ministri dell’UE e la CES ha già richiesto alla Presidenza di turno dell’Unione europea (Belgio) di considerare la questione come priorità assoluta.

Il Parlamento europeo è andato oltre la proposta della Commissione che chiedeva l’estensione del congedo di maternità da 14 a 18 settimane, allungando il periodo fino a 20 settimane ma la remunerazione per le ultime 4 settimane varia a seconda delle legislazioni nazionali. Il voto del Parlamento pur estendendo il periodo del congedo, non ha previsto la sua remunerazione al 100% in tutti gli Stati membri. Ricordiamo che la CES nelle sua posizione in merito alla revisione della Direttiva aveva richiesto un congedo retribuito totalmente per almeno 18 settimane. Per quanto riguarda il congedo di paternità la risoluzione del Parlamento prevede l’introduzione del congedo obbligatorio di due settimane interamente retribuite. Nonostante l’Italia abbia già una legislazione tra le più favorevoli in Europa la novità per il nostro Paese è rappresentata dall’introduzione del congedo di paternità obbligatorio che potrebbe rappresentare un primo piccolo passo verso una più equa ripartizione delle responsabilità tra i due genitori. Attualmente infatti, il congedo parentale per i padri oltre ad essere scarsamente utilizzato è coperto solo per il 30 % del salario.

La risoluzione vieta inoltre il licenziamento delle donne dall’inizio della gravidanza fino ad almeno il sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Deve essere poi garantito il proprio posto di lavoro o un impiego equivalente, la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità precedente alla maternità.

Lo scoglio da superare è il Consiglio dei ministri dell’UE perché alcuni Paesi europei (tra i quali la Germania e  la Gran Bretagna) considerano queste norme troppo onerose e le imprese europee si sono già dichiarate contrarie sostenendo che in futuro sarà più difficile assumere le donne.

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