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martedì 26 ottobre 2010

Sentenze della Corte Costituzionale 16 giugno 2005, n. 233 - 18 aprile 2007, n. 158 - 26 gennaio 2009,n. 19 - concernenti l’estensione del congedo di cui all’art.42, 5° comma, del T.U. 151/2001, nei confronti dei fratelli e sorelle conviventi, del coniuge e del figlio convivente con il soggetto portatore di handicap grave QUESITO: È stato chiesto di conoscere se le sentenze della Corte Costituzionale in premessa, siano applicabili anche al personale della Polizia di Stato.

01 - Sentenze della Corte Costituzionale 16 giugno 2005, n. 233 - 18 aprile 2007, n. 158 - 26 gennaio 2009,n. 19 - concernenti l’estensione del congedo di cui all’art.42, 5° comma, del T.U. 151/2001, nei confronti dei fratelli e sorelle conviventi, del coniuge e del figlio convivente con il soggetto portatore di handicap grave

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se le sentenze della Corte Costituzionale in premessa, siano applicabili anche al personale della Polizia di Stato. 

In considerazione che tali decisioni rientrano nel novero delle sentenze manipolative – additive che aggiungono, quindi, un contenuto normativo assente nella disposizione di legge ricavabile direttamente dal disposto costituzionale, si ritiene che le istanze dei dipendenti debbano essere favorevolmente valutate, tenuto conto dell’effetto innovativo dell’ordinamento giuridico vigente proprio delle sentenze stesse.


02 - Effetti sul congedo ordinario

QUESITO: È stato chiesto di conoscere se i dipendenti che fruiscono del congedo biennale, maturino, in tale periodo, il congedo ordinario 

In proposito, la legge 27.12.2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) all’art. 1 - comma 1266 – ha stabilito quanto segue: “all’articolo 42, comma 5, del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni, è aggiunto, infine, il seguente periodo: “i soggetti che usufruiscono deipermessi di cui al presente comma per un periodo continuativo non superiore a sei mesi hanno diritto ad usufruire di permessi non retribuiti in misura pari al numero dei giorni di congedo ordinario che avrebbero maturato nello stesso arco di tempo lavorativo, senza riconoscimento del diritto a contribuzione figurativa ”.
Dalla citata disposizione deriva, pertanto, che il periodo di congedo per assistere il congiunto disabile non può essere considerato utile ai fini della maturazione del congedo ordinario.
La norma, comunque, garantisce la concessione di permessi aggiuntivi, seppur non retribuiti, in favore dei soggetti che fruiscono di un periodo a titolo di congedo ai sensi dell’art. 42, 5^ comma, del T.U. 151/2001, inferiore o pari a sei mesi e fruito in modo continuativo.
Diversamente, nell’ipotesi in cui il soggetto interessato si avvalga del beneficio in maniera frazionata non potrà chiedere, nell’anno solare di riferimento, di fruire dei permessi non retribuiti.

02 - Possibilità di cumulo per assistere più disabili

QUESITO:È stato chiesto di conoscere se sia possibile concedere i permessi mensili di cui all’art. 33, comma 3, della legge 104/92, in misura proporzionale ai familiari disabili che un dipendente dichiari e documenti di assistere in via esclusiva e continuativa.

Come noto la possibilità per il lavoratore che presta assistenza a più familiari portatori di handicap grave di usufruire del cumulo dei permessi, ex articolo 33 della legge 104/92, è stata riconosciuta dal Consiglio di Stato con parere n. 785 del 14.6.1995 che ha escluso, però, tale opportunità nel caso in cui vi siano altre persone che possano prestare assistenza ovvero nell’ipotesi in cui lo stesso lavoratore sia in grado, per la natura dell’handicap, di sopperire alle necessità assistenziali dei familiari disabili utilizzando tre giorni di permesso mensile. Tale pronuncia è stata recepita dal Dipartimento per la Funzione Pubblica con circolare n. 20/95.A ciò si aggiunga che il Ministero del Lavoro, con nota n. 3003/2006, ha dato indicazioni circa la possibilità di cumulare i permessi ai sensi della legge 104/92, per assistere più persone disabili.In sintesi i principi stabiliti da quel Dicastero sull’argomento possono così riassumersi:

• in via generale al lavoratore possono essere riconosciuti una pluralità di permessi, quando le persone da assistere siano più di una;

• oltre ai consueti requisiti di continuità ed esclusività, per il cumulo dei permessi, è richiesto che sia provata la necessità di un’assistenza disgiunta.

• Si ha assistenza disgiunta quando la particolare natura dello stato di salute dei soggetti portatori di handicap fa sì che per il lavoratore sia impossibile fornire l’assistenza con soli tre giorni di permesso e vi sia conseguentemente la necessità di assistere i disabili con modalità e tempi diversi;

• l’onere di provare la necessità di assistenza disgiunta continuativa ed esclusiva grava sul dipendente che deve presentare tante domande quanti sono i soggetti con disabilità che egli si propone di accudire. Alle istanze andrà allegata idonea certificazione relativa alla particolare natura dell’handicap, accompagnata da dichiarazione di responsabilità circa la sussistenza delle circostanze che giustificano la necessità di assistenza separata.

05 - Distanza chilometrica tra la sede di servizio e la dimora del disabile da assistere

QUESITO: È stato posto un quesito inteso a conoscere se ad un dipendente possano essere concessi tre giorni di permesso mensile per assistere un congiunto portatore di handicap grave, residente a circa 210 Km dalla sede di servizio del richiedente 

In via preliminare si richiamano le disposizioni dettate in materia ed illustrate nella circolare p.n. del 31.7.2001; pertanto, il dipendente potrà essere destinatario dei permessi mensili di cui all’art. 33, 3^ c., della legge 104/92, solo qualora presti in atto un’assistenza in via continuativa ed esclusiva al familiare disabile grave.
Ciò in quanto la titolarità alla fruizione dei permessi in esame può essere rinvenuta soltanto in capo a quel dipendente che effettivamente presti il suo ausilio al familiare disabile non in maniera saltuaria od occasionale, ma con assiduità e costanza.
Tale situazione non è, in via generale, riscontrabile nei casi di lontananza oggettiva tra la residenza del disabile ed il luogo ove vive e presta la propria attività il dipendente.

Esonero, a domanda, dal turno notturno per il lavoratore o la lavoratrice che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104- Significato della locuzione “a proprio carico”

QUESITO: È stato chiesto un chiarimento sulla corretta interpretazione da attribuire alla locuzione “a proprio carico” riferita al soggetto disabile da assistere in orario notturno 

Per quanto concerne la corretta definizione da attribuire alla dizione “a proprio carico” occorre richiamare la legge 104/92, in cui non viene mai accennato a “soggetti a carico”, bensì solo a soggetti bisognosi di assistenza; da ciò può dedursi che il dipendente ha a proprio carico un portatore di handicap quando lo assiste con continuità ed in via esclusiva (anche se non sia con esso convivente).Pertanto, in tale accezione non rileva la circostanza che il soggetto disabile debba risultare “a carico” secondo la vigente legislazione in materia fiscale o di famiglia.

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