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mercoledì 18 luglio 2012

VIA D'AMELIO: "LIBRERIAMO" RENDE OMAGGIO A BORSELLINO


VIA D'AMELIO: "LIBRERIAMO" RENDE OMAGGIO A BORSELLINO =
(AGI) - Roma, 18 lug. - "Un uomo che sapeva di andare incontro
alla morte e ci va per il suo alto senso del dovere e della
morale"; "Borsellino aveva una grande fiducia nei giovani e
nella loro non indifferenza nei confronti della mafia"; "Uno
straordinario esempio di come la lotta alla Mafia possa e debba
coinvolgere chiunque abbia a cuore lo Stato e le sue leggi";
"Un uomo di una ironia imbarazzante e dissacrante, che riusciva
a sdrammatizzare tutto con una naturalezza assoluta". Sono
questi i pensieri principali di alcuni tra i piu' importanti
giornalisti e scrittori di libri dedicati a Paolo Borsellino,
il giudice ucciso in un attentato il 19 luglio 1992. A
vent'anni dalla strage di via D'Amelio, Libreriamo
(www.libreriamo.it), il primo social book magazine ideato e
diretto da Saro Trovato, volto alla promozione della lettura e
dei libri, dedica uno speciale sulla figura di Paolo
Borsellino, attraverso le piu' prestigiose firme italiane, da
Giuseppe Ayala a Francesco La Licata, che hanno parlato di lui
raccogliendo testimonianze dirette e materiale riguardante la
sua vita. (AGI)
red/mld (Segue)
181201 LUG 12

NNNNVIA D'AMELIO: "LIBRERIAMO" RENDE OMAGGIO A BORSELLINO (2)=
(AGI) - Il magistrato Giuseppe Ayala, membro di quel pool
antimafia di cui fecero parte Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino che istrui' nel 1986 il maxi processo di Palermo
contro Cosa Nostra, ricorda il giorno della morte del collega e
amico nel libro "Chi ha paura muore ogni giorno". Ayala
ricorda il giudice Borsellino come "un uomo di una ironia
imbarazzante e dissacrante, che riusciva a sdrammatizzare tutto
con una naturalezza assoluta". Francesco La Licata, giornalista
de La Stampa, siciliano e attento conoscitore delle vicende
legate alla mafia, racconta l'eredita', tecnica e soprattutto
morale, lasciata da Paolo Borsellino. "Dal punto di vista del
patrimonio tecnico-investigativo, cio' che e' rimasto ai
magistrati e' un metodo che ancora funziona, ovvero la
capacita' di sintesi di vedere i fatti nel loro insieme e non
piu' staccati. Dal punto di vista morale ed etico, a tutti noi
e' stato lasciato questo senso di grande rispetto per le
Istituzioni e lo Stato." La Licata racconta il suo ultimo,
drammatico incontro con il giudice, pochi giorni prima della
sua morte. "Era molto provato per la morte di Falcone, e gli
chiedemmo perche' non si prendesse un po' di tempo per se', ma
lui disse che doveva andare avanti e aveva poco tempo per
onorare l'impegno preso con Giovanni Falcone." (AGI)
red/mld (Segue)
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NNNNVIA D'AMELIO: "LIBRERIAMO" RENDE OMAGGIO A BORSELLINO (3)=
(AGI) - Roma, 18 lug. - Il magistrato, scrittore e drammaturgo
Giancarlo De Cataldo, autore di "Romanzo Criminale" e
sceneggiatore insieme a Mimmo Rafele del film tv "Paolo
Borsellino" che ando' in onda nel 2004, racconta cosi' la
figura del giudice palermitano. "Paolo fu uno straordinario
esempio di come la lotta alla Mafia possa e debba coinvolgere
chiunque abbia a cuore lo Stato e le sue leggi. Borsellino era
di buona famiglia, avviato a una tranquilla routine giudiziaria
(da civilista) quando letteralmente si imbatte' nella Mafia e
ne fece una ragione di vita. Dico "di vita", come del resto per
Falcone, perche' nessuno dei grandi eroi di quel tempo ha mai
dubitato che la lotta andava portava avanti in nome della vita,
e proprio per l'amore che avevano verso la vita, e non per
qualche astratto convincimento ideologico." Il giornalista e
scrittore Giuseppe Di Piazza, siciliano e palermitano, racconta
come ha vissuto il periodo degli attentati a Falcone e
Borsellino. "Ero a Roma e lontano da tutte queste cose ma vissi
questi fatti come un piccolo trauma personale, che mi spinse a
concentrarmi su queste tragedie sacrificando anche gli affetti
piu' cari. Ero scosso e turbato per queste due morti che non me
la sentivo di dedicare energie alle cose private, almeno in
quei primi momenti." Il giornalista, che all'epoca lavorava a
Il Messaggero, ricorda emozionato il suo ultimo incontro con il
giudice Borsellino. "Ricordo che pochi giorni prima che lo
uccidessero incontrai Borsellino a Roma ad una conferenza con
altri giornalisti. Di lui si diceva che poteva diventare il
punto di riferimento nazionale contro la mafia. Era shockato
dall'impatto che a Roma in cui giorni c'era: era passata
qualche settimana dalla morte di Falcone e lui sembrava un uomo
quasi intimorito, come se non capisse cosa stesse succedendo in
quella Roma febbricitante di luglio. Lui veniva da Palermo,
aveva visto Falcone morire e forse in quel momento tutti noi
gli sembrammo veramente tutti un po' strani." Giacomo Bendotti,
autore di radio e cinema e scrittore del libro "Paolo
Borsellino - L'agenda rossa" ricorda in questo modo la figura
del giudice ucciso 20 anni fa nella strage di via D'Amelio.
"Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone, non combatteva
la mafia in nome di un eroismo donchisciottesco, ne' tantomeno
per una vocazione al martirio. Borsellino era convinto che
fosse possibile sconfiggere Cosa Nostra. Ed aveva un'idea
precisa del modo in cui provarci. Ricoprire il ruolo di
magistrato, lavorare all'interno delle leggi dello Stato per
reprimere la mafia, era un compito che svolgeva con dedizione,
ma che sapeva non essere sufficiente". (AGI)
red/mld
181201 LUG 12

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