Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-03889
presentato daInterrogazione a risposta scritta 4-03889
LOMBARDI Roberta
testo di
Giovedì 6 marzo 2014, seduta n. 184
LOMBARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
Roberto Mancini, sostituto commissario di Polizia a Roma, ha lavorato nella sezione anticamorra della Criminalpol dal 1986 e, a partire dal 1994 e per tutto il resto della sua attività lavorativa, ha condotto una lunga serie di indagini relative al traffico illecito di rifiuti, i cui risultati sono poi confluiti nell'ambito del processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere, condotto dal Pm Alessandro Milita;
tra il 1997 e il 2001, Mancini ha collaborato con la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, presieduta da Massimo Scalia, svolgendo numerose missioni in Italia, nella «terra dei fuochi», e all'estero;
durante tale collaborazione, il sostituto commissario ha effettuato decine di sopralluoghi in discariche di rifiuti tossici e radioattivi, entrando in contatto con le scorie sversate dalla camorra e dalle industrie chimiche;
ha visitato le centrali nucleari italiane, è sceso nel ventre delle miniere di sale in Germania – protetto solo da una mascherina – ha percorso metro per metro i luoghi dell'orrore in provincia di Caserta, ha seguito i percorsi dei camion carichi di veleni del nord Italia spediti verso la terra dei fuochi;
nel 2002 gli è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin: il Comitato di verifica del Ministero delle finanze, organo consultivo che emana pareri sulla dipendenza da causa di servizio delle infermità contratte da dipendenti pubblici, civili o militari, ha certificato che il suo tumore del sangue dipende da «causa di servizio»;
Mancini ha presentato quindi una richiesta di risarcimento danni allo Stato per malattia professionale, vedendosi riconoscere solo un equo indennizzo pari a 5 mila euro e solo da parte del Ministero dell'interno;
il sostituto commissario si è poi rivolto alla Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, in qualità di rappresentante dell'organo ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, chiedendo che gli venisse risarcita quella malattia contratta a causa della contaminazione con sostanze nocive, avvenuta durante le indagini svolte per la commissione parlamentare;
la Presidenza, per il tramite degli uffici, ha declinato qualsiasi responsabilità in relazione ad ogni forma di risarcimento –:
per quale motivo Mancini fu inquadrato nell'Ispettorato della Polizia di Stato in data 16 aprile 1998, cioè 7 mesi dopo l'effettivo inizio della sua collaborazione con la Commissione, sancito dal giuramento avvenuto il 23 settembre 1997;
con quali mansioni Mancini fu inquadrato nell'Ispettorato della Polizia della Camera dei deputati;
se vi siano mansioni svolte durante la sua attività per conto della Commissione d'inchiesta che non siano state espressamente autorizzate o coordinate attraverso l'Ispettorato della Polizia della Camera;
se, a fronte di una malattia tanto grave e per cui è stato accertato il nesso causale con il servizio prestato in favore dello Stato, appaia ragionevole e dignitoso un indennizzo pari a 5.000 euro, come quello riconosciuto a Mancini. (4-03889)
Roberto Mancini, sostituto commissario di Polizia a Roma, ha lavorato nella sezione anticamorra della Criminalpol dal 1986 e, a partire dal 1994 e per tutto il resto della sua attività lavorativa, ha condotto una lunga serie di indagini relative al traffico illecito di rifiuti, i cui risultati sono poi confluiti nell'ambito del processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere, condotto dal Pm Alessandro Milita;
tra il 1997 e il 2001, Mancini ha collaborato con la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, presieduta da Massimo Scalia, svolgendo numerose missioni in Italia, nella «terra dei fuochi», e all'estero;
durante tale collaborazione, il sostituto commissario ha effettuato decine di sopralluoghi in discariche di rifiuti tossici e radioattivi, entrando in contatto con le scorie sversate dalla camorra e dalle industrie chimiche;
ha visitato le centrali nucleari italiane, è sceso nel ventre delle miniere di sale in Germania – protetto solo da una mascherina – ha percorso metro per metro i luoghi dell'orrore in provincia di Caserta, ha seguito i percorsi dei camion carichi di veleni del nord Italia spediti verso la terra dei fuochi;
nel 2002 gli è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin: il Comitato di verifica del Ministero delle finanze, organo consultivo che emana pareri sulla dipendenza da causa di servizio delle infermità contratte da dipendenti pubblici, civili o militari, ha certificato che il suo tumore del sangue dipende da «causa di servizio»;
Mancini ha presentato quindi una richiesta di risarcimento danni allo Stato per malattia professionale, vedendosi riconoscere solo un equo indennizzo pari a 5 mila euro e solo da parte del Ministero dell'interno;
il sostituto commissario si è poi rivolto alla Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, in qualità di rappresentante dell'organo ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, chiedendo che gli venisse risarcita quella malattia contratta a causa della contaminazione con sostanze nocive, avvenuta durante le indagini svolte per la commissione parlamentare;
la Presidenza, per il tramite degli uffici, ha declinato qualsiasi responsabilità in relazione ad ogni forma di risarcimento –:
per quale motivo Mancini fu inquadrato nell'Ispettorato della Polizia di Stato in data 16 aprile 1998, cioè 7 mesi dopo l'effettivo inizio della sua collaborazione con la Commissione, sancito dal giuramento avvenuto il 23 settembre 1997;
con quali mansioni Mancini fu inquadrato nell'Ispettorato della Polizia della Camera dei deputati;
se vi siano mansioni svolte durante la sua attività per conto della Commissione d'inchiesta che non siano state espressamente autorizzate o coordinate attraverso l'Ispettorato della Polizia della Camera;
se, a fronte di una malattia tanto grave e per cui è stato accertato il nesso causale con il servizio prestato in favore dello Stato, appaia ragionevole e dignitoso un indennizzo pari a 5.000 euro, come quello riconosciuto a Mancini. (4-03889)
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