MERCOLEDÌ 16 OTTOBRE 2019 20.01.19
>>>ANSA/ Cucchi: agenti penitenziaria, ora vogliamo giustizia
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>>>ANSA/ Cucchi: agenti penitenziaria, ora vogliamo giustizia
"Devastati da false accuse". Chiesto 1 mln risarcimento ciascuno
(ANSA) - ROMA, 16 OTT - Una vicenda giudiziaria che ha
"devastato la loro vita". E ora "va resa giustizia a Stefano, ma
anche a chi e' stato accusato ingiustamente". I tre agenti della
polizia penitenziaria, assolti in maniera definitiva nel primo
processo sulla morte di Stefano Cucchi, attraverso i propri
legali chiedono ora giustizia nelle battute finali del
procedimento contro cinque carabinieri, che si appresta alla
sentenza a novembre. E le parti civili chiedono anche un
risarcimento di un milione di euro per ognuno dei tre agenti
della penitenziaria. Per il legale Diego Perugini, parte civile
per uno degli agenti imputati nel primo processo, la vita del
suo assistito "e' stata distrutta da una cronaca giudiziaria che
l'ha descritto come l'omicida di Stefano Cucchi. Gli hanno
strappato la vita dalle mani. La sua vita e' stata devastata. Un
danno fatto anche alla giustizia". Gli fa eco l'avvocato Massimo
Mauro, per il quale dev'essere "resa giustizia a Stefano Cucchi
e giustizia a tre appartenenti della polizia penitenziaria che
devono riacquisire quella dignita' che e' stata loro calpestata".
A rincarare la dose in aula la parte civile che rappresenta
Rita Calore, madre di Stefano, e l'associazione
Cittadinanzattiva onlus. "Il processo Cucchi diventera' un
simbolo di come il sistema giudiziario possa rimediare ai propri
errori - ha spiegato l'avvocato Maccioni - Esattamente oggi,
dieci anni fa, in queste ore - ha ricordato il penalista -
Stefano veniva portato in tribunale per l'udienza di convalida
del suo arresto".
Ma in aula e' intervenuto anche il legale di Vincenzo
Nicolardi, uno dei carabinieri imputati con l'accusa di
calunnia. L'avvocato Alessandro Poli ha spiegato le ragioni del
suo assistito: "In merito alle annotazioni di servizio dei
carabinieri dopo la morte di Cucchi, prese in esame in aula,
Nicolardi ha riconosciuto solo quella del 27 ottobre 2009 perche'
quella redatta il 16 ottobre non era stata scritta e firmata ne'
mai vista da lui. Nella relazione del 27 ottobre, Nicolardi
aveva specificato: fin quando e' stato con noi non aveva
lamentato nessun dolore. Quelle annotazioni erano state redatte
dopo la morte di Stefano per fare chiarezza sulla vicenda, su
richiesta dei vertici dell'Arma", ha proseguito Poli, il quale
non ha mancato di segnalare "le incongruenze" che a suo avviso
ci sono all'interno delle dichiarazioni dell'imputato-testimone,
il carabiniere Francesco Tedesco, il quale ha denunciato di aver
assistito al pestaggio di Cucchi da parte - secondo la sua
testimonianza - dei colleghi Di Bernardo e D'Alessandro nella
stazione Appia. I tre carabinieri sono accusati di omicidio
preterintenzionale.
Tedesco, cosi' come Vincenzo Nicolardi e l'allora comandante
della stazione Appia, Roberto Mandolini, deve rispondere anche
dell'accusa di falso e calunnia, per l'omissione nel verbale
d'arresto dei nomi di Di Bernardo e D'Alessandro, e per l'accusa
di aver testimoniato il falso al processo di primo grado, avendo
fatto dichiarazioni che portarono all'accusa di tre agenti della
polizia penitenziaria per i reati di lesioni personali e abuso
di autorita' nei confronti di Cucchi.(ANSA).
ATN
16-OTT-19 20:00 NNNN
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