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sabato 20 febbraio 2021

Donne uccise dagli uomini, se ne contano quasi una al giorno

 

SABATO 20 FEBBRAIO 2021 17.51.55


Donne uccise dagli uomini, se ne contano quasi una al giorno

Donne uccise dagli uomini, se ne contano quasi una al giorno Donne in rete contro la violenza: il contrasto alla violenza di genere deve essere una priorità, anche del governo Roma, 20 feb. (askanews) - Donne uccise dagli uomini, se ne contano quasi una al giorno. Ieri sera nel suo negozio in pieno centro a Genova una donna è stata uccisa con 30 coltellate dall'ex compagno, e tutti sapevano che la perseguitava. Il giorno prima un'altra donna era stata trovata morta nella sua casa a Pavia, e per tre giorni il suo ex compagno è rimasto in quella casa con il cadavere della vittima sul pavimento del bagno; lo stesso giorno un'altra donna era stata uccisa a Vicenza dal marito, che poi si è suicidato. Donne uccise per strada, in pieno giorno, come a Minervino di Lecce e a San Giuliano Milanese. A Faenza, secondo gli investigatori, ad uccidere, con una coltellata alla gola, è stato un sicario per conto dell'ex marito. Sono solo alcuni casi di femminicidio dell'ultimo mese di febbraio. E non è un mese che fa eccezione. L'Istat lo ha evidenziato a chiari numeri: i femminicidi sono aumentati e lo hanno fatto soprattutto durante il lockdown. Nei primi 6 mesi del 2020 il numero dei femminicidi era pari al 45% del totale degli omicidi, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019: hanno raggiunto il 50% durante il lockdown, a marzo e aprile 2020. Le donne sono state tra le mura domestiche, nel loro ambito affettivo/familiare (90% nel primo semestre 2020); a colpire partner o ex partner (61%). Anche i numeri dell'ultimo rapporto del Servizio analisi criminale della polizia sono all'evidenza di tutti: a febbraio, maggio e ottobre 2020 il 100% delle donne vittime di omicidio sono state uccise in ambito familiare-affettivo, a casa, in famiglia, da chi amavano o avevano amato, da chi credevano di essere amate o di essere state amate. 'Tre femminicidi in due giorni, sette in 10 giorni', scandisce Antonella Veltri, presidente di D.i.Re - Donne in rete contro la violenza, la più grande associazione nazionale che si occupa di violenza maschile contro le donne, con 82 organizzazioni indipendenti di donne che gestiscono oltre 100 centri antiviolenza e decine di case rifugio in tutta Italia. Conta lentamente i casi nella memoria - ché dietro ogni numero, ogni caso, c'è un nome, e c'è una storia che troppo spesso si ripete - e purtroppo non si sorprende: 'Lo sapevamo che questa situazione e il lockdown avrebbero portato ad una esasperazione in termini quantitativi e qualitativi del fenomeno della violenza contro le donne. Lo avevamo annunciato già nei mesi aprile marzo e aprile del 2020. Lo sappiamo dalle statistiche Istat ma anche dai dati della nostra rete D.i.Re che la violenza è tra le mura di casa. Per questo abbiamo anche lanciato una campagna mediatica per dire alle donne 'rivolgetevi a centri antiviolenza per chiedere aiuto', noi ci siamo, i centri della rete D.i.Re sono aperti. Avevamo previsto questo momento tragico che stiamo vivendo'. Se quasi ogni giorno una donna viene uccisa, si deve agire subito ma non si può rimandare l'intervento più importante, quello che va nel profondo a tagliare le radici di questa violenza di genere: 'C'è bisogno di un doppio binario per affrontare questo tema', premette la presidente di Donne in rete contro la violenza, e spiega: 'Bisogna porre evidentemente un rimedio ad una situazione che è esacerbata dalla pandemia ma che non si ferma a questa. La violenza alle donne è una pandemia globale che attraversa le donne ogni giorno per 365 giorni l'anno. E c'è bisogno subito di misure che diano la possibilità alle donne di sottrarsi alla violenza. Come? Il primo passo è credere alle donne quando denunciano, le donne vanno credute se denunciano le violenze. Troppe volte le donne vengono rimandate a casa dopo aver segnalato alle forze dell'ordine situazioni di difficoltà di violenza se non maltrattamenti e stalking. Non vengono credute o la loro denuncia è sottovalutata. L'approccio delle forze dell'ordine, delle procure, degli operatori socio-sanitari deve essere diverso, deve cambiare. Non si possono lasciare andare le donne, sottovalutando le denunce che fanno, perché questo le espone a rischio. E non è un rischio lieve: è un rischio di morte, come vediamo accadere anche questi ultimi giorni'. Quindi 'è necessaria la formazione di tutti i soggetti che in qualche modo sono coinvolti. In alcune situazioni si sta facendo, ma sul territorio c'è una grande disparità di comportamenti tra procure, carabinieri, forze di polizia nel momento in cui accolgono le donne'. Altra cosa da fare subito per sottrarre le donne alla violenza è 'potenziare i centri anti violenza che accolgono le donne. Ed è possibile farlo in tempi relativamente brevi. I centri fanno sia un lavoro di prevenzione che di supporto alle donne, non stop. Qui le donne possono trovare rifugio'. Ma c'è qualcos'altro da fare che, per quanto impegnativo e a lungo termine, non si può più rimandare, una strada da prendere: 'C'è un binario strutturale, culturale da percorrere - sottolinea la presidente di D.i.Re - bisogna cambiare la cultura che sta alla base del fenomeno della violenza alle donne: la decostruzione degli stereotipi è il vero deterrente per affrontare in profondità questo tema. Se non ci capiamo su questo non andiamo da nessuna parte. Perché nessuna misura emergenziale può tamponare questo fenomeno. Ne è un esempio il Codice rosso. E' un dispositivo legislativo che pur essendo in essere non ha creato condizioni migliori per le donne che vivono situazioni di violenza, sia dentro che fuori le mura domestiche. Per decostruire gli stereotipi e cambiare la cultura servono tempi lunghi, ma più tardi si inizia e - ovviamente - più tardi si arriva. Da trent'anni la rete dei centri antiviolenza lo chiede e ancora nessuno ha accolto questa indicazione, intrapreso la strada'. Una strada che 'arriva a formare tutti gli attori coinvolti, ma che parte dalle radici. Prima di tutto dalla scuola. Qui deve iniziare la decostruzione degli stereotipi. La bambina cuce e stira e il maschietto va al lavoro a fare le costruzioni: se si sfoglia il libro di testo delle elementari ci si rende subito conto di quello che significa in concreto e di quello che si può fare. Quindi iniziamo dalle scuole a decostruire gli stereotipi'. Perché partire da tanto lontano? Per rimediare ad uno sbaglio di fondo: 'Non si è ancora capito qual è il vero problema della violenza. Spesso in Italia si confonde la questione, separando i temi: la violenza è un tema, mentre l'affermazione della donna nei luoghi di lavoro e nella società in generale è un altro tema. Il tema è unico e uno solo perché dall'accogliere la parità di genere discende una serie di conseguenze, tra le quali c'è quella del rispetto della volontà della donna e della volontà della donna, se quella donna decide ad esempio di interrompere una relazione. Nell'80% dei casi le donne che accogliamo nei centri antiviolenza vogliono lasciare il partner violento. Che non si ferma, le perseguita e poi segue l'escalation delle violenze, fino ad arrivare a quello che oggi vediamo quasi ogni giorno'. Una donna uccisa. La presidente e con lei tutte le donne della rete D.i.Re e dei centri antiviolenza lo gridano ormai che 'non c'è tempo da perdere' eppure 'nemmeno una parola è stata spesa finora dal nuovo presidente del consiglio Mario Draghi rispetto a questa strage nemmeno più silenziosa'. 'Questo governo - sottolinea Antonella Veltri - non ha assolutamente preso responsabilmente in mano la questione. Il ministero delle pari opportunità e della famiglia - e per inciso la famiglia è il luogo in cui si consuma la violenza alle donne, l'abbinamento sembra una contraddizione se non una riproposizione di vecchie politiche che cristallizzano situazioni penalizzanti per le donne - è un ministero senza portafoglio. Servono risorse strutturali, per la prevenzione della violenza e il sostegno alle donne, il Piano nazionale è scaduto a dicembre 2020, e ancora non sappiamo nulla del nuovo Piano né dei finanziamenti'. 'Il problema della violenza di genere deve far parte dell'agenda politica del governo, il governo si assuma la responsabilità e metta la prevenzione e il contrasto della violenza di genere in cima alla lista delle sue priorità', perché quasi ogni giorno una donna è uccisa. (di Giovanna Turpini) Gtu 20210220T175149Z

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