VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2020 15.28.43
Tumori: Universita' Parma, piu' rischi per colon dopo pandemia =
(AGI) - Parma, 18 set. - Un ritardo di oltre 4-6 mesi negli esami di prevenzione porterebbe a un aumento dei casi di malattia diagnosticati a uno stadio avanzato; oltre i 12 mesi si arriverebbe anche a un aumento della mortalita'. I risultati di uno studio guidato da ricercatori dell'Universita' di Bologna, dell'Universita' di Parma e IRCCS Humanitas, pubblicati sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology, hanno cosi' stimato le conseguenze che il rinvio degli esami di screening per il cancro del colon-retto, dovuto alla pandemia di Covid-19, potrebbero avere sulla ritardata diagnosi di malattia e sull'aumento della mortalita'. (AGI) Ari (Segue) 181528 SET 20 NNNN
Tumori: Universita' Parma, piu' rischi per colon dopo pandemia =
(AGI) - Parma, 18 set. - Un ritardo di oltre 4-6 mesi negli esami di prevenzione porterebbe a un aumento dei casi di malattia diagnosticati a uno stadio avanzato; oltre i 12 mesi si arriverebbe anche a un aumento della mortalita'. I risultati di uno studio guidato da ricercatori dell'Universita' di Bologna, dell'Universita' di Parma e IRCCS Humanitas, pubblicati sulla rivista Clinical Gastroenterology and Hepatology, hanno cosi' stimato le conseguenze che il rinvio degli esami di screening per il cancro del colon-retto, dovuto alla pandemia di Covid-19, potrebbero avere sulla ritardata diagnosi di malattia e sull'aumento della mortalita'. (AGI) Ari (Segue) 181528 SET 20 NNNN
VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2020 15.28.43
Tumori: Universita' Parma, piu' rischi per colon dopo pandemia (2)=
(AGI) - Bologna, 18 set. - "Dall'inizio della pandemia, i programmi di screening del cancro del colon-retto sono stati sospesi per tutta la durata del lockdown, e la ripresa e' stata particolarmente difficile con problemi organizzativi, logistici e di sensibilizzazione della popolazione a cui lo screening e' rivolto", spiega Luigi Ricciardiello, professore dell'Universita' di Bologna e coordinatore dello studio. "La pandemia ha avuto effetti negativi sugli screening non solo in Italia ma anche nel resto del mondo a causa di restrizioni alla circolazione o di riorganizzazione dei servizi sanitari per fare fronte all'emergenza. I risultati della nostra ricerca mostrano che questi ritardi possono portare a significative conseguenze negative sull'epidemiologia della malattia: e' fondamentale mantenere prioritaria l'attivita' di screening del cancro colorettale da parte delle istituzioni". Dopo i mesi di sospensione dovuti al lockdown, l'attivita' di screening e' spesso ripresa in misura ridotta, ma in alcune realta' si sta cercando di trovare percorsi alternativi. "Qui a Bologna il programma di screening, in collaborazione con le associazioni delle farmacie, ha riorganizzato l'accesso al test del sangue occulto fecale facilitando l'adesione. Questa modalita' evita l'accesso nelle strutture sanitarie e aumenta il numero dei punti di riconsegna", aggiunge Ricciardiello. "E' necessario continuare a lavorare per aumentare ancora il numero degli utenti che aderiscono al programma". "Mai come oggi la popolazione va sensibilizzata: negli ultimi quindici anni lo screening del cancro colorettale ha portato a una riduzione dell'incidenza e conseguentemente della mortalita' grazie all'individuazione e rimozione delle lesioni premaligne o a cure tempestive di tumori in stadio precoce", spiega Luigi Laghi, professore dell'Universita' di Parma, capo del Laboratorio di Gastroenterologia Molecolare dell'IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Piattaforma congiunta con Universita' di Parma, e anch'egli coordinatore dello studio. "In Italia - conclude Laghi - un'interruzione dello screening di due mesi comporta il mancato invio di circa un milione di inviti alla popolazione a rischio, con una parallela diminuzione del 50% del tasso di pick-up, e una conseguente perdita dei test positivi stimati del 5% tra chi risponde". (AGI) Ari 181528 SET 20 NNNN
Tumori: Universita' Parma, piu' rischi per colon dopo pandemia (2)=
(AGI) - Bologna, 18 set. - "Dall'inizio della pandemia, i programmi di screening del cancro del colon-retto sono stati sospesi per tutta la durata del lockdown, e la ripresa e' stata particolarmente difficile con problemi organizzativi, logistici e di sensibilizzazione della popolazione a cui lo screening e' rivolto", spiega Luigi Ricciardiello, professore dell'Universita' di Bologna e coordinatore dello studio. "La pandemia ha avuto effetti negativi sugli screening non solo in Italia ma anche nel resto del mondo a causa di restrizioni alla circolazione o di riorganizzazione dei servizi sanitari per fare fronte all'emergenza. I risultati della nostra ricerca mostrano che questi ritardi possono portare a significative conseguenze negative sull'epidemiologia della malattia: e' fondamentale mantenere prioritaria l'attivita' di screening del cancro colorettale da parte delle istituzioni". Dopo i mesi di sospensione dovuti al lockdown, l'attivita' di screening e' spesso ripresa in misura ridotta, ma in alcune realta' si sta cercando di trovare percorsi alternativi. "Qui a Bologna il programma di screening, in collaborazione con le associazioni delle farmacie, ha riorganizzato l'accesso al test del sangue occulto fecale facilitando l'adesione. Questa modalita' evita l'accesso nelle strutture sanitarie e aumenta il numero dei punti di riconsegna", aggiunge Ricciardiello. "E' necessario continuare a lavorare per aumentare ancora il numero degli utenti che aderiscono al programma". "Mai come oggi la popolazione va sensibilizzata: negli ultimi quindici anni lo screening del cancro colorettale ha portato a una riduzione dell'incidenza e conseguentemente della mortalita' grazie all'individuazione e rimozione delle lesioni premaligne o a cure tempestive di tumori in stadio precoce", spiega Luigi Laghi, professore dell'Universita' di Parma, capo del Laboratorio di Gastroenterologia Molecolare dell'IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Piattaforma congiunta con Universita' di Parma, e anch'egli coordinatore dello studio. "In Italia - conclude Laghi - un'interruzione dello screening di due mesi comporta il mancato invio di circa un milione di inviti alla popolazione a rischio, con una parallela diminuzione del 50% del tasso di pick-up, e una conseguente perdita dei test positivi stimati del 5% tra chi risponde". (AGI) Ari 181528 SET 20 NNNN
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