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lunedì 29 aprile 2013

RISPOSTA DI UN ISPETTORE GDF ALL'EDITORIALE SULLA SPERIMENTAZIONE NEL TRIVENETO DEL NUOVO SISTEMA INFORMATIVO NSI: " SPERIAMO CHE IL BUON DIO CI SALVI DA SAP! "


Riceviamo da Ficiesse e pubblichiamo


RISPOSTA DI UN ISPETTORE GDF ALL'EDITORIALE SULLA SPERIMENTAZIONE NEL TRIVENETO DEL NUOVO SISTEMA INFORMATIVO NSI: " SPERIAMO CHE IL BUON DIO CI SALVI DA SAP! "  


Di seguito, una e-mail inviata oggi al segretario generale di Ficiesse, Giuseppe Fortuna, in merito all'editoriale pubblicato alla pagina http://www.ficiesse.it/home-page/7344/la-sperimentazione-di-sap-nei-reparti-gdf-del-triveneto_-militari-tornello-da-evitare-e-opportunita-da-cogliere-–-di-giuseppe-fortuna. Il titolo è della redazione del sito.
E-MAIL DEL 23 APRILE 2013
 
Egr. dr Fortuna,
sono un Ispettore della Guardia di finanza che lavora in un medio reparto operativo in provincia di ********.
Ho letto con molto interesse il suo editoriale sulla sperimentazione del sistema SAP nei reparti della Gdf e, per essere sincero, ne sono rimasto letteralmente TERRORIZZATO. Cerco di spiegarle il motivo.
Fortunatamente il mio reparto non è ancora interessato alla sperimentazione di questo fantasmagorico nuovo sistema informativo SAP del quale, da tempo, si va fantasticando nel Corpo; io non ho competenze tecniche per giudicarlo ma, da quanto mi riferiscono gli ormai molti colleghi che hanno già da alcuni anni frequentano appositamente dei corsi a Roma, il tutto non parrebbe calzante per la nostra organizzazione.
Ciò che mi terrorizza di più non è tanto la sua funzionalità , ma il fatto che tale sistema di rendicontazione non andrà altro che ad aggiungersi ai tanti, troppi, che si sono succeduti e stratificati negli ultimi 10 anni e che hanno ormai ingolfato la macchina burocratica del Corpo.
Personalmente mi occupo di verifiche fiscali e le posso assicurare che oramai il tempo che viene dedicato alle incombenze burocratiche e statistiche è uguale, ed in alcuni casi superiore, a quello dedicato alla mera attività di controllo.
Per renderle chiaro ciò che Le sto scrivendo Le esemplifico i vari step burocratici ai quali vado incontro nel corso dell’esecuzione di un’attività di verifica fiscale ordinaria.
Innanzitutto quando viene preparata l’esecuzione di una verifica si deve aprire un cd “processo SIREND”, con l’attribuzione di un numero progressivo annuale e di un “codice SIRIS” di riferimento. Quest’ultimo, come Lei probabilmente già sa, è un codice alfanumerico che contraddistingue le diverse tipologie di attività che si possono svolgere in Guardia di finanza (solo per le verifiche fiscali ne ho contati almeno una trentina).
Nel processo SIREND andranno giornalmente inserite le ore dedicate da ciascun operatore per la pratica, distinte per tipologia di SIRIS (ad es. l’attività preparatoria ha un codice diverso dall’esecuzione della verifica).
Ciascun operatore deve contestualmente tenere aggiornato anche la rendicontazione del SIRIS che lo riguarda, in quanto nella medesima giornata può dedicarsi a molteplici attività e relativi codici (nella stessa giornata di otto ore potrei dover indicare diversi codici: da uno o più verifiche all’istruzione settimanale).
Quando s’inizia la verifica bisogna comunicarlo sia telematicamente che cartolarmene all’Agenzia delle Entrate mediante il cd M.U.V. (Modello Unificato delle Verifiche) nel quale sono indicati i dati anagrafici del soggetto e quelli relativi all’ispezione.
Quotidianamente, nel corso dell’attività ispettiva, i suddetti dati vanno naturalmente aggiornati sia per quanto riguarda le ore ed i codici, sia per eventuali sospensioni e riprese dell’attività . Le risparmio di descriverLe anche tutte le altre incombenze cartolari a margine della vera attività ispettiva, quali la scheda di preparazione dell’intervento, il piano verifica o la check list.
Si giunge infine alla conclusione della verifica ed in tale occasione abbiamo il tripudio della burocrazia fine a sé stessa; terminata l’attività ispettiva con la redazione degli atti conclusivi, si devono dedicare svariate ore alle comunicazioni finali: si compila un modello statistico STAT, nel quale sono inseriti i dati anagrafici del soggetto (dei quali molti già indicati a suo tempo nel MUV), i risultati dell’attività e altre informazioni di contorno. Allo STAT viene attribuito un numero progressivo annuale, annotato in un registro rigorosamente cartaceo, poi indicato sia nel SIREND da chiudersi sia nella comunicazione finale MUV all’Agenzia delle Entrate; in quest’ultima vanno nuovamente indicati i dati del soggetto ed i risultati, per essere poi trasmessi sia telematicamente che cartolarmente ins ieme al processo verbale di constatazione.
Contestualmente, in un altro sistema informatico denominato PIGRECO, si deve procedere all’inserimento del cd M.U.C., acronimo che sta per Modello UNICO di Comunicazione (ma che molto ironicamente è stato ribattezzato Modello ULTERIORE di Comunicazione); si tratta dell’ennesima novità degli ultimi anni, presentata come un sistema per compendiare tutte le altre comunicazioni, ma che nei fatti si è rivelata come una ulteriore trasmissione degli stessi dati già indicati in altre comunicazioni.
Quanto Le ho descritto riguarda un normalissimo controllo fiscale, sia che si svolga in un giorno che in un anno, concluso con irregolarità o meno; ometto per carità di patria di descriverLe le ulteriori incombenze burocratiche qualora ci si imbatta in reati fiscali oppure nel caso di particolari attività di controllo (ad es. in materia valutaria).
Per giunta tali innovazioni informatiche non hanno eliminato una sola delle vecchie incombenze cartacee che persistono da decenni (fogli di servizio, registri, ordini d’uscita etc ect), né tantomeno le ordinarie comunicazioni perioche e rendicontazioni che in maniera fantasiosa sono localmente previste dai comandi superiori o, addirittura, a livello di singoli reparti.
Comprenderà quindi il sentimento di TERRORE che mi ha preso nel leggere il suo editoriale in quanto, visti i precedenti, sono certo che l’introduzione dell’ennesima modalità telematica di rendicontazione, lungi da facilitarci e snellire il lavoro, si rivelerà invece come una ulteriore duplicazione e farraginosa incombenza per il personale della Guardia di finanza. Tutto questo senza naturalmente mai chiedere un parere a coloro che poi quotidianamente andranno ad invischiarsi con tali intralci.
Questa situazione mi ricorda una storiella che mi raccontava mio nonno, fante nella seconda guerra mondiale nel deserto dell’Africa settentrionale: prima dell’offensiva inglese, nei mesi di calma, il Capitano di mio nonno era solito far scavare per una settimana delle trincee alla truppa e, indi, fargliele riempire la settimana successiva, per poi farle scavarle in un altro loco e via di seguito. Quelli che osavano chiedere il motivo per tali curiose disposizioni erano severamente rimproverati e non ricevevano risposte in quanto doveva restare segreto. Un sergente più in confidenza rivelò a mio nonno il motivo e la sua segretezza: le trincee venivano fatte scavare e riempire per occupare il tempo della truppa e tale motivo doveva restare segreto, altrimenti i militari non avrebbero più scavato.
Ebbene, caro Fortuna, quando adempio a tutte le incombenze burocratiche fini a se stesse che le ho descritto mi sento proprio come mio nonno nel deserto che scavava buche, senza sapere il perché, però anche col dubbio che a forza di scavare non uscirò più dalla fossa.
Le porgo i miei più cordiali saluti
email firmata

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