Riceviamo da Ficiesse e pubblichiamo
RISPOSTA DI UN ISPETTORE GDF ALL'EDITORIALE SULLA SPERIMENTAZIONE NEL TRIVENETO DEL NUOVO SISTEMA INFORMATIVO NSI: " SPERIAMO CHE IL BUON DIO CI SALVI DA SAP! "
Di seguito, una e-mail inviata oggi al segretario generale di Ficiesse, Giuseppe Fortuna, in merito all'editoriale pubblicato alla pagina http://www.ficiesse.it/home-page/7344/la-sperimentazione-di-sap-nei-reparti-gdf-del-triveneto_-militari-tornello-da-evitare-e-opportunita-da-cogliere-–-di-giuseppe-fortuna. Il titolo è della redazione del sito.
E-MAIL DEL 23 APRILE
2013
Egr.
dr Fortuna,
sono
un Ispettore della Guardia di finanza che lavora in un medio reparto operativo
in provincia di ********.
Ho
letto con molto interesse il suo editoriale sulla sperimentazione del sistema
SAP nei reparti della Gdf e, per essere sincero, ne sono rimasto letteralmente
TERRORIZZATO. Cerco di spiegarle il motivo.
Fortunatamente
il mio reparto non è ancora interessato alla sperimentazione di questo
fantasmagorico nuovo sistema informativo SAP del quale, da tempo, si va
fantasticando nel Corpo; io non ho competenze tecniche per giudicarlo ma, da
quanto mi riferiscono gli ormai molti colleghi che hanno già da alcuni anni
frequentano appositamente dei corsi a Roma, il tutto non parrebbe calzante per
la nostra organizzazione.
Ciò
che mi terrorizza di più non è tanto la sua funzionalità , ma il fatto che
tale sistema di rendicontazione non andrà altro che ad aggiungersi ai tanti,
troppi, che si sono succeduti e stratificati negli ultimi 10 anni e che hanno
ormai ingolfato la macchina burocratica del Corpo.
Personalmente
mi occupo di verifiche fiscali e le posso assicurare che oramai il tempo che
viene dedicato alle incombenze burocratiche e statistiche è uguale, ed in
alcuni casi superiore, a quello dedicato alla mera attività di
controllo.
Per
renderle chiaro ciò che Le sto scrivendo Le esemplifico i vari step burocratici
ai quali vado incontro nel corso dell’esecuzione di un’attività di verifica
fiscale ordinaria.
Innanzitutto
quando viene preparata l’esecuzione di una verifica si deve aprire un cd
“processo SIREND”, con l’attribuzione di un numero progressivo annuale e di un
“codice SIRIS” di riferimento. Quest’ultimo, come Lei probabilmente già sa, è
un codice alfanumerico che contraddistingue le diverse tipologie di attività che
si possono svolgere in Guardia di finanza (solo per le verifiche fiscali ne ho
contati almeno una trentina).
Nel
processo SIREND andranno giornalmente inserite le ore dedicate da ciascun
operatore per la pratica, distinte per tipologia di SIRIS (ad es. l’attivitÃ
preparatoria ha un codice diverso dall’esecuzione della verifica).
Ciascun
operatore deve contestualmente tenere aggiornato anche la rendicontazione del
SIRIS che lo riguarda, in quanto nella medesima giornata può dedicarsi a
molteplici attività e relativi codici (nella stessa giornata di otto ore potrei
dover indicare diversi codici: da uno o più verifiche all’istruzione
settimanale).
Quando
s’inizia la verifica bisogna comunicarlo sia telematicamente che cartolarmene
all’Agenzia delle Entrate mediante il cd M.U.V. (Modello Unificato delle
Verifiche) nel quale sono indicati i dati anagrafici del soggetto e quelli
relativi all’ispezione.
Quotidianamente,
nel corso dell’attività ispettiva, i suddetti dati vanno naturalmente aggiornati
sia per quanto riguarda le ore ed i codici, sia per eventuali sospensioni e
riprese dell’attività . Le risparmio di descriverLe anche tutte le altre
incombenze cartolari a margine della vera attività ispettiva, quali la scheda di
preparazione dell’intervento, il piano verifica o la check list.
Si
giunge infine alla conclusione della verifica ed in tale occasione abbiamo il
tripudio della burocrazia fine a sé stessa; terminata l’attività ispettiva con
la redazione degli atti conclusivi, si devono dedicare svariate ore alle
comunicazioni finali: si compila un modello statistico STAT, nel quale sono
inseriti i dati anagrafici del soggetto (dei quali molti già indicati a suo
tempo nel MUV), i risultati dell’attività e altre informazioni di contorno. Allo
STAT viene attribuito un numero progressivo annuale, annotato in un registro
rigorosamente cartaceo, poi indicato sia nel SIREND da chiudersi sia nella
comunicazione finale MUV all’Agenzia delle Entrate; in quest’ultima vanno
nuovamente indicati i dati del soggetto ed i risultati, per essere poi trasmessi
sia telematicamente che cartolarmente ins ieme al processo verbale di
constatazione.
Contestualmente,
in un altro sistema informatico denominato PIGRECO, si deve procedere
all’inserimento del cd M.U.C., acronimo che sta per Modello UNICO di
Comunicazione (ma che molto ironicamente è stato ribattezzato Modello ULTERIORE
di Comunicazione); si tratta dell’ennesima novità degli ultimi anni, presentata
come un sistema per compendiare tutte le altre comunicazioni, ma che nei fatti
si è rivelata come una ulteriore trasmissione degli stessi dati già indicati in
altre comunicazioni.
Quanto
Le ho descritto riguarda un normalissimo controllo fiscale, sia che si svolga in
un giorno che in un anno, concluso con irregolarità o meno; ometto per carità di
patria di descriverLe le ulteriori incombenze burocratiche qualora ci si imbatta
in reati fiscali oppure nel caso di particolari attività di controllo (ad es. in
materia valutaria).
Per
giunta tali innovazioni informatiche non hanno eliminato una sola delle vecchie
incombenze cartacee che persistono da decenni (fogli di servizio, registri,
ordini d’uscita etc ect), né tantomeno le ordinarie comunicazioni perioche e
rendicontazioni che in maniera fantasiosa sono localmente previste dai comandi
superiori o, addirittura, a livello di singoli reparti.
ComprenderÃ
quindi il sentimento di TERRORE che mi ha preso nel leggere il suo editoriale in
quanto, visti i precedenti, sono certo che l’introduzione dell’ennesima modalitÃ
telematica di rendicontazione, lungi da facilitarci e snellire il lavoro, si
rivelerà invece come una ulteriore duplicazione e farraginosa incombenza per il
personale della Guardia di finanza. Tutto questo senza naturalmente mai chiedere
un parere a coloro che poi quotidianamente andranno ad invischiarsi con tali
intralci.
Questa
situazione mi ricorda una storiella che mi raccontava mio nonno, fante nella
seconda guerra mondiale nel deserto dell’Africa settentrionale: prima
dell’offensiva inglese, nei mesi di calma, il Capitano di mio nonno era solito
far scavare per una settimana delle trincee alla truppa e, indi, fargliele
riempire la settimana successiva, per poi farle scavarle in un altro loco e via
di seguito. Quelli che osavano chiedere il motivo per tali curiose disposizioni
erano severamente rimproverati e non ricevevano risposte in quanto doveva
restare segreto. Un sergente più in confidenza rivelò a mio nonno il motivo e
la sua segretezza: le trincee venivano fatte scavare e riempire per occupare il
tempo della truppa e tale motivo doveva restare segreto, altrimenti i militari
non avrebbero più scavato.
Ebbene,
caro Fortuna, quando adempio a tutte le incombenze burocratiche fini a se stesse
che le ho descritto mi sento proprio come mio nonno nel deserto che scavava
buche, senza sapere il perché, però anche col dubbio che a forza di scavare
non uscirò più dalla fossa.
Le
porgo i miei più cordiali saluti
email
firmata
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