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venerdì 27 gennaio 2012
Onorevoli privilegi, per deputati e senatori Irpef dimezzata
Onorevoli privilegi, per deputati e senatori Irpef dimezzata
Giovedì 26 Gennaio 2012 14:23
L'imposta si versa solo sull'indennità parlamentare. Tutto il resto è esentasse senza obbligo di documentazione. Con un risparmio rispetto a un normale cittadino del 53%. Tra i benefit esentasse la diaria, il rimborso forfetario per le spese di segreteria, i rimborsi per spese di trasporto e di viaggio.
di Oreste Saccone
Per i parlamentari il benefit è sempre esentasse. Grazie ad una interpretazione estensiva della norma da parte dei due rami del Parlamento ogni anno deputati e senatori incassano circa 110.000 euro senza pagarci l'Irpef, con un risparmio d'imposta di circa 50.000 euro. Il deputato tipo riceve in un anno complessivamente 246.295 euro (indennità lorda annua di 135.400 euro e altri benefits pari a 110.895 euro) e subisce una tassazione ai fini Irpef pari a 44.628 euro. Se le stesse somme, a titolo di stipendio e di benefit dello stesso tipo, fossero corrisposte ad una qualsiasi altro cittadino italiano, ad esempio ad un manager o ad un alto dirigente, la base imponibile tassabile ai fini Irpef ammonterebbe a 236.886 euro e l'imposta Irpef dovuta ammonterebbe a 95.031 euro. Poi, a fine carriera, il trattamento di fine rapporto maturato (Tfr) sulla base degli accantonamenti previdenziali mensili, a differenza dell'assegno di fine mandato del deputato, sarebbe soggetto a tassazione separata al momento della percezione. In definitiva il nostro onorevole beneficia ogni anno di un risparmio d'imposta di 50.403 euro. E paga il 47% circa di quello che avrebbe pagato un altro contribuente.
La polemica sul costo della politica finora ha riguardato prevalentemente i vitalizi facili e esentasse , la possibilità di cumulare vitalizi e pensioni versando contributi cirrisori. Poca attenzione invece è stata riservata al trattamento fiscale delle somme a vario titolo percepite dai parlamentari. In attesa della revisione del trattamento economico di deputati e senatori, promessa dai presidenti di Camera e Senato per fine gennaio vediamo nel dettaglio l'Irpef che paga un deputato sul totale delle somme, indennità e accessori, che a diverso titolo gli vengono riconosciute. Per comodità analizziamo la situazione di un onorevole eletto alla Camera che frequenta in modo assiduo le sedute e si reca al paese d'origine ogni fine settimana. Il discorso è sostanzialmente identico per un senatore.
La prima e più consistente voce dello stipendio di un parlamentare è rappresentata dall'indennità mensile di 11.283,3 euro, pari a 135.400 euro annui. L'importo viene decurtato da ritenute previdenziali di 784,14 euro mensili pari a 9.409 euro annui, quale quota di accantonamento per l'assegno di fine mandato esentasse[1]. L'Onorevole subisce poi una ritenuta di 1.006,51 mensili pari a 12.078 euro l'anno, somma accantonata per l'assegno vitalizio, che sarà poi esente da imposta per la quota parte riferibili a tali trattenute [2]. Infine dall'indennità viene detratta una ritenuta mensile di 526,66 pari a 6.320 euro per beneficiare dell'assistenza sanitaria integrativa e dei relativi rimborsi. Sull'indennità parlamentare viene applicata ogni mese una ritenuta Irpef di 3.719 euro pari a 44.628 euro ogni anno [3].
Il trattamento economico del parlamentare viene poi implementato da altre cinque voci, tutti benefit esenti da tassazione.
La prima, la diaria, viene riconosciuta a titolo di rimborso spese per il soggiorno a Roma e ammonta a 3.503,11 al mese pari a 42.037 euro annui[4]. La seconda è il rimborso forfetario per spese di segreteria e di rappresentanza di 3.690 euro mensili pari a 44.280 euro l'anno.
La terza voce è costituita da due tipi di benefits per spese di trasporto e spese di viaggio.
I deputati godono di tessere di libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima e aerea su tutto il territorio nazionale. Ai fini della nostra simulazione, ipotizziamo che il nostro Onorevole, utilizzando la tessera di libera circolazione, abbia risparmiato in un anno 5.000 euro per spese di viaggio aereo, ferroviarie, navali e altri trasporti Al Deputato compete, inoltre, come rimborso forfetario delle spese di trasporto, una somma trimestrale di 3.995,10 pari a 15.980 euro l'anno.
La quarta e la quinta voce sono rappresentate rispettivamente da una somma mensile di euro 258,2, pari a 3.098 l'anno per spese telefoniche e di euro 41,7 euro mensili pari a 500 euro l'anno a titolo rimborso di spese per dotazione informatica.
Le ragioni giuridiche di così ampi benefici fiscali trovano fondamento in una disposizione interpretata in modo molto, troppo elastico dai due rami del Parlamento. In base all'art. 52, comma 1, lett. b), del tuir non concorrono a formare il reddito le somme erogate a titolo di rimborso spese ai titolari di cariche elettive pubbliche ( Parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali) e ai giudici costituzionali, "purché l'erogazione di tali somme e i relativi criteri siano disposti dagli organi competenti a determinare i trattamenti dei soggetti stessi".
Dall' interpretazione logico sistematica della disposizione, nel rispetto dei principi di capacità contributiva e di divieto di disparità di trattamento rispetto agli altri cittadini contribuenti, sarebbe naturale pensare che l'esenzione fiscale debba riguardare solo i veri rimborsi spese, cioè quelli strettamente inerenti alle loro funzioni pubbliche, documentati analiticamente e da custodire, ai fini dei controlli fiscali, presso l'organo erogante. Non così hanno deciso, però, i due rami del Parlamento che hanno preferito attrarre al regime di esenzione quali " rimborsi spese", tutti i benefit sopra elencati, a prescindere da qualsivoglia documentazione e dall'effettivo sostenimento delle relative spese.
E' significativo sul punto che la Commissione sulle "tax expeditures, costituita da Tremonti e presieduta da Vieri Ceriani, attuale sottosegretario all'economia, non avendo altri criteri di rilevo costituzionale per giustificare le ragioni di tali benefici fiscali, li ha classificati tra le misure a rilevanza sociale (cod. 8), cioè come le misure a favore delle Onlus e del terzo settore oppure come quelle che aiutano l'occupazione (cuneo fiscale e tassazione sostitutiva dei premi di produttività) o le aliquote Iva ridotte sui consumi ritenuti più necessari.
A prescindere dall'intervento sul costo della politica, urge una modifica normativa che limiti l'esenzione dalla tassazione a favore dei nostri rappresentati in Parlamento solo ai rimborsi delle spese effettivamente sostenute e strettamente inerenti alla loro funzione, come accade ad esempio per gli imprenditori e i professionisti. Diversamente il regime agevolativo del loro trattamento economico non può che apparire come un atto di arroganza della politica, come un insopportabile favore che i potenti fanno a se stessi, simile alle guarentigie fiscali che nei secoli passati il sovrano riconosceva ai nobili e ai feudatari.
[1] Nota a), tavola 6, pag. 18 della relazione al 31 dicembre 2001 della Commissione Giovannini sulla "Attività e risultati della Commissione sul livellamento retributivo Italia – Europa).
[2] La somma accantonata per l'assegno vitalizio partecipa a determinare la base imponibile da sottoporre a tassazione, visto che il futuro assegno vitalizio, a differenza di quello che accade per la pensione dei lavoratori dipendenti, ai sensi dell'art. 52, comma 1, lett. b) del tuir, è esente da imposta per la quota parte che deriva da fonti riferibili a trattenute già assoggettate a ritenuta fiscale.
[3] L'ammontare delle ritenute fiscali mensili viene indicato nel sito www. Camera.it
[4] Viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza del deputato.
Fonte: Fisco Equo
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