LIBERALIZZAZIONI: CGIL, IN SERVIZI PUBBLICI 187
MILA LAVORATORI =
(AGI) - Roma, 11 feb. - Oltre 186 mila lavoratori
impiegati per
un fatturato di circa 37 miliardi, pari al 2,3% del
Pil
nazionale. Sono questi i numeri che caratterizzano il settore
dei
servizi pubblici locali frutto delle oltre 6 mila aziende
sull'intero
territorio nazionale, spesso piccole e
piccolissime, controllate per il 90%
direttamente dagli enti
locali. Numeri che la Cgil
ricorda per lanciare un allarme:
nell'arco di un periodo di 15 anni saranno
necessari
investimenti pari a circa 100 miliardi (9,8 annui) che
"il
decreto liberalizzazioni/privatizzazioni cosi' come congegnato
non
potra' garantire se non accompagnato da politiche
industriali da avviare
attraverso la fiscalita' generale".
Il sindacato di corso d'Italia accende
cosi' un faro sul
decreto 'cresi Italia' che, dopo la pioggia di
emendamenti
registrati ieri, entro poche settimane dovra' essere
convertito
in legge ma precisa: "Non mettiamo in discussione l'esigenza
e
la necessita' di dare al settore tranquillita' normativa e
aiutare i
processi di maggiore dimensionamento", spiega il
responsabile Servizi
pubblici locali di corso d'Italia, Antonio
Granata, sottolineando pero' come
tutto cio' debba partire da
un assunto: "Il settore va inquadrato nella
logica di politiche
industriali e non meramente di servizio, senza
sottrarsi
all'idea di rendere piu' competitivo il Paese anche attraverso
i
servizi pubblici locali". (AGI)
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(AGI) - Roma, 11 feb. -Guardando infatti le
performance
economiche dei servizi pubblici locali si evidenzia come
negli
ultimi sette anni si sia registrata una "sostenuta
crescita
economica delle local utilities", sia pure con
differenze
geografiche e criticita' nei singoli settori di attivita',
che
hanno prodotto nel 2010 un fatturato di 36,9 miliardi di euro,
come
emerge da elaborazione di studi Nomisma e Confservizi, con
un aumento di
circa il 72% tra il 2004 e il 2010. Dati di un
settore dal "carattere
anticiclico" e che non ha bisogno di
"norme generiche, come quelle presenti
nel decreto, che
prescindono dalla natura e dalle mission dei diversi
servizi",
osserva Granata. Il rischio presente nel decreto e' quello
di
"produrre un caos organizzativo, a svantaggio delle autonomie
locali,
senza invece avviare quelle politiche industriali
necessarie per la crescita
dimensionale e per l'efficacia
dei servizi". Anche sul fronte
dell'occupazione, lo sviluppo
complessivo delle aziende associate a
Confservizi ha permesso
di mantenere costante il numero totale dei
dipendenti,
sopratutto negli ultimi anni. Nel 2010 gli addetti
occupati
sono stati 186.310 con un leggero incremento, pari al 5%
negli
ultimi sette anni. Tale aumento risulta anche superiore a
quello
registrato a livello nazionale, pari all'1,7% nello
stesso periodo,
confermando "la natura "labour intensive" dei
servizi pubblici locali, con
particolare riferimento ai servizi
ambientali e al trasporto pubblico
locale".
Calcolando gli investimenti necessari per sopperire al
fabbisogno
(non solo manutenzione ma anche sviluppo) la Cgil
quantifica un costo complessivo di circa 9,8
miliardi anni, per
la cifra complessiva di circa 100 per 15 anni. Risorse
cosi'
suddivise. (AGI)
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(AGI) - Roma, 11 feb. - Per il settore idrico il
fabbisogno per
interventi di manutenzione, infrastrutture e limitazione
delle
dispersioni in un orizzonte temporale trentennale e' valutato
in
oltre 64 miliardi corrispondente ad una spesa annua di 2,13
miliardi di euro.
Per quanto riguarda il settore rifiuti invece
il fabbisogno complessivo
infrastrutturale e' valutato intorno
ai 12-13 miliardi per la costruzione di
impianti a cui
aggiungere circa 6 miliardi per gli impianti di
compostaggio.
Anche il settore energia elettrica e del gas necessita di
forti
investimenti valutati intorno ai 4,6 miliardi di euro
per
ammodernamenti e ampliamenti delle reti. Infine, per
quanto riguarda
il trasporto pubblico locale la stima per un
investimento complessivo per
adeguare l'eta' media del parco
mezzi su gomma ai livelli europei e' di oltre
6,5 miliardi di
euro in sette anni.
In sintesi, nell'arco di un periodo
mediamente di 15 anni
occorrerebbero investimenti pari a circa 100 miliardi,
oppure
9,8 miliardi annui che sicuramente non potranno essere coperti
dal
'cresci Italia' se non viene accompagnato da politiche
industriali pubbliche
e dalla fiscalita' generale. Solo
nell'anno 2010 la capacita' di investimento
delle imprese
pubbliche ha raggiunto i 6 miliardi di euro, con una
ovvia
diversa distribuzione nei singoli settori. (AGI)
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