LUNEDÌ 15 LUGLIO 2019 12.28.30
Mafia: sequestro sede commissariato Vittoria, Riesame decide su impero =
(AGI) - Caltanissetta, 15 lug. - Proprietario del 50 per cento dell'immobile di Vittoria sequestrato dalla Guardia di finanza di Caltanissetta che ospita il commissariato di polizia, adesso protesta la sua innocenza, sostenendo di essere vittima del pizzo. Una storia che domani sara' al vaglio del Tribunale del Riesame. La meta' dell'edificio nel quale trovava posto l'ufficio di pubblica sicurezza, e per il quale il Viminale paga 105 mila euro l'anno, rientra nell'immenso patrimonio da 63 milioni di euro sequestrato a inizio luglio alla famiglia Luca di Gela nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria condotta dal Gico di Caltanissetta e coordinata dalla Dda nissena. I Luca - secondo gli inquirenti - avrebbero siglato una sorta di patto con i clan Rinzivillo di Gela e con le cosche catanesi. L'immobile e' intestato a Rocco Luca, arrestato lo scorso primo luglio insieme al padre Toto' e allo zio Francesco Antonio Luca. La famiglia Luca e' nota a Gela e nel resto della Sicilia perche' opera nei settori della vendita di auto di lusso e in quello immobiliare. I tre sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. L'immobile era stato posto in vendita all'asta dal Tribunale di Ragusa nel 2012. Dall'inchiesta della procura nissena emerge che negli anni 90, il clan Rinzivillo avrebbe consegnato ai Luca un miliardo delle vecchie lire, soldi da riciclare nelle aziende della famiglia. Gli indagati si difendono, respingono le accuse e affermano di essere vittime del pizzo. I loro legali, gli avvocati Flavio Sinatra, Alfredo D'Aparo e Tonino Gagliano, si sono gia' rivolti al Tribunale del Riesame di Caltanissetta per chiedere l'annullamento sia delle misure cautelari sia il dissequestro del patrimonio. Il Riesame ha fissato le udienze per domani e giovedi'. (AGI) Cl1/Mrg (Segue) 151228 LUG 19 NNNN
LUNEDÌ 15 LUGLIO 2019 12.28.42
Mafia: sequestro sede commissariato Vittoria, Riesame decide su impero (2)=
(AGI) - Caltanissetta, 15 lug. - Gia' nel 2006, nei confronti della famiglia Luca, la Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta aveva eseguito un provvedimento di sequestro dei beni. Il capofamiglia, Toto' Luca, accusato di essere uno dei prestanome del clan Rinzivillo, minaccio' il suicidio presentandosi davanti al municipio di Gela con una tanica di benzina. Sei mesi dopo il patrimonio venne dissequestrato. Gli inquirenti ritengono che quel patto con la mafia sia sempre esistito e che grazie a questo legame si siano concretizzati, nel tempo, sproporzionati investimenti che hanno permesso agli imprenditori gelesi di affermarsi come importante gruppo economico. I Luca, nel tempo, hanno diversificato le loro attivita' di riciclaggio, ricorrendo a piu' canali. Vi sono anche investimenti in 'beni rifugio', quali opere d'arte, cavalli, polizze vita e titoli di stato sottoscritti, tra l'altro, da prestanome per importi consistenti e sproporzionati rispetto al profilo reddituale dell'intestatario dell'investimento. Nell'ambito dell'operazione della procura nissena, altri quattro familiari dei Luca sarebbero stati dei prestanome. Per loro e' scattato il divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa mentre un funzionario di polizia in servizio a Gela, poi a Caltanissetta, ad Agrigento e adesso a Perugia, sarebbe stato una sorta di 'talpa' al servizio dei Luca. E' indagato per corruzione, accesso abusivo a sistemi informatici in uso alla polizia e rivelazione di segreto d'ufficio. L'operazione che aveva portato al sequestro del tesoro di Rocco Luca, per gli inquirenti aveva fornito "una visione della crescita di questo gruppo imprenditoriale che per oltre 20 anni ha usufruito del contributo e del finanziamento del clan Rinzivillo che gli ha consentito di acquistare una posizione di monopolio all'interno del settore economico di cui si occupava". (AGI) Cl1/Mrg 151228 LUG 19 NNNN
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