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venerdì 3 gennaio 2020

Caso trombosi su Stazione Spaziale, consulto in telemedicina

VENERDÌ 03 GENNAIO 2020 17.28.03


Caso trombosi su Stazione Spaziale, consulto in telemedicina

ZCZC4501/SXB XSP80365_SXB_QBXB R CRO S0B QBXB Caso trombosi su Stazione Spaziale, consulto in telemedicina Svolta tempo fa da medico esterno a Nasa, ignoto nome astronauta (ANSA) - ROMA, 03 GEN - Primo caso di trombosi a bordo della Stazione Spaziale (Iss) per il quale l'intervento medico e' avvenuto attraverso un consulto in telemedicina che ha coinvolto per la prima volta uno specialista esterno alla Nasa. Avvenuto tempo fa e reso noto soltanto ora, e' stato richiesto per una trombosi venosa profonda alla giugulare di un astronauta, la cui identita' e' protetta per motivi di privacy. L'astronauta si e' accorto della trombosi per caso, mentre svolgeva su se stesso un test sulla circolazione sanguigna in condizioni di microgravita'. Il consulto medico, i cui dettagli sono pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine, e' stato svolto dal dottor Stephan Moll, della Scuola di Medicina dell'Universita' americana della Carolina del Nord. "La mia prima reazione - ha spiegato Moll - e' stata chiedere se potevo visitare la Stazione Spaziale per esaminare il paziente. La Nasa - ha aggiunto lo specialista - mi ha, pero', risposto che non potevano portarmi nello spazio velocemente, quindi ho visitato a distanza". Moll spiega che "il protocollo per il trattamento di trombosi venose profonde prevede l'uso di fluidificanti del sangue per tre mesi, per impedire - chiarisce - che il coagulo si ingrandisca e ridurre il danno che potrebbe causare in altre parti del corpo, come il polmoni. Il rischio pero' - ha aggiunto - e' che, in caso di lesioni, ci sia un'emorragia interna difficile da arrestare". Alla fine, considerando le scarse scorte di medicine a bordo, la scelta e' caduta su un fluidificante da iniettare per 40 giorni, in attesa dell'arrivo della navicella con i rifornimenti di farmaci in pillole. L'astronauta e' stato anche seguito nell'uso di ultrasuoni per monitorare i progressi della terapia. "Siamo rimasti in contatto via mail e telefono. E' stato strano - scherza Moll - pensare che avevo meno difficolta' a comunicare con lo spazio che con la mia famiglia in Europa". (ANSA). Y37-MAR 03-GEN-20 17:27 NNNN

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