Democrazia? Giù la maschera
La prima forma di governo democratico è storicamente nata in Atene nel 594 A. C. con Solone, che divise la popolazione non più in base alle classi d’età ma a quelle dei redditi (ricchezze e povertà) formalizzando per la prima volta quattro classi sociali (proprietari, cavalieri dal medio reddito, contadini autonomi, salariati e nulla tenenti.
Tale forma democratica fu attestata storicamente con Pericle nel 460 A.C., che ne fu il politico più influente per farle raggiungerne la forma più compiuta; nella quale si riconosceva la democrazia come permanente partecipazione alla gestione della cosa pubblica e non nel solo temporaneo diritto al voto.
Dopo aver fatto parte di una cerchia pro Pericle, circa alla metà del V° secolo A. C. Socrate ha aperto un processo contrario a tale principio; aiutati anche da ciò, nel 401 A. C. gli aristocratici ateniesi organizzarono una cospirazione antidemocratica; portando alla conquista del potere i “Trenta Tiranni“,
Nel 380 A. C., per ripristinare la democrazia Platone nei suoi dialoghi scrisse nell’orazione la Repubblica “lo Stato dev’essere espressione del “bene comune; perciò il governo non può essere espressione degli interessi dei ricchi sui poveri, ma sia il governo dei poveri sui ricchi; pertanto i ricchi non possono avere ruoli di governo della cosa pubblica; quando un popolo in nome della libertà viene reso servo, si sviluppa la dittatura “.
Nella modalità moderna con cui la politica intende si gestisce la democrazia (docet Governo Meloni), niente è più attuale rispetto a quanto Solone, Pericle e Platone filosofavano sulla democrazia 2.500 anni fa; riguardo al diritto di partecipazione, in Italia su 600 tra Senatori e Deputati non c’è presente un operaio; un impiegato; un artigiano; un pensionato; una casalinga, ecc. I soliti saggi soloni liberal, democratici o conservatori, ci spiegheranno che ciò dipende dalla sparizione dei partiti di massa; omettendo di aggiungere che loro stessi sono stati i carnefici.
Il sistema economico finanziario frutto della dottrina Monroiana fondata sulla competitività estrema che porta alla conflittualità; geografica internazionale; razziale; etnica; confessionale; il tutto in funzione della sparizione della conflittualità sociale; sta portando al massimo degrado le culture, i costumi, gli usi. I diritti sociali e individuali; come pure le convivenze e le partecipazioni politiche.
Nella democratica Usa, le stensioni dal voto nel 2016 furono il 40,8%; malgrado la scarsa rappresentatività, nel 2020 e dopo 20 anni d’invasioni Usa, Donald Trump si sentì in diritto di programmare con i Talebani quell’accordo, poi messo in atto dal “democratico“ Joe Biden, che di fatto ha messo in stato di prigionia la quasi totalità delle donne afghane.
In Italia le astensioni alle elezioni europee del 2024 sono arrivate al 47%; quando nel 1948 alle prime politiche furono dell’8%; con la solita falsità ipocrita, prima e da diversi anni la sovranista Giorgia Meloni ha fatto la guerra all’Europa; ora sostiene che “l’astensionismo è il segno che l’Europa è lontana dai cittadini italiani“; mascalzonata maggiore non poteva affermare.
Singolarmente presi per Nazioni, in ordine crescente i dati sulle astensioni sono del;
07,91 in Belgio - 15,09 in Lussemburgo - 27,30 a Malta - 35,70 in Spagna - 38,59 in Germania - 40, 03 in Grecia - 42,46 in Francia - 46,70 in Svezia – 47,58% in Romania - 69,17 in Bulgaria - 70,14 in Croazia - 71,28 nella Rep. Ceca - 77,26 in Slovacchia.
Ovviamente la Gran Bretagna con la Brexit non ha partecipato al voto europeo; nelle sue ultime elezioni del 2019 l’astensione è stata del 32,70%, a riprova del carattere occidentale-capitalistico, americano ed europeo, del dato astensionistico.
Sommando a livello continentale il dato dell’astensionismo, in Europa è complessivamente pari al 49,5%; sul merito del grado partecipativo dei popoli al governo dei paesi e alla democrazia, va annotato che le nazioni con più alto astensionismo sono quelle cosiddette ex satelliti Urss, a conferma dei regressi democratici registrati dopo la guerra fredda condotta contro l’Unione Sovietica (oggi conseguentemente calda).
Le moderne ritrosia dei nostalgici a dichiararsi antifascisti, nascondono l’innata propensione di essere anti a qualunque cosa che sa di comunità; quando una “cristiana ha timore a dichiararsi antifascista e nello stesso tempo si dichiara anti-comunista, bestemmia perché è come insultare Gesù Cristo quando, nell’annunciare i Sacramenti nell’ultima cena profetizzò; “se volete osservare il sacramente della Comunione, assieme alla fede dovete mettere in comune anche i pani e i pesci“.
Nella realtà, nel dichiararsi anti-comunisti; o anti-socialisti; o anti-comunitari; o anti-tutto quel che sa di collettivo; è come dichiararsi anti-cristiani; a dispetto di quelli che sono per l’associativismo benevole; mettendosi così nel girone degli indifferenti e degli egoisti rispetto ai problemi del mondo.
Il dogma di tutti questi è l’odio e la falsità, storica e cronachistica; con il contributo dei giornalisti liberal-occidentalisti esperti nell’individuare sempre il male nell’oriente; per la banda d’Affori in parte composta essenzialmente dagli strumentalisti Augias, Da Milano, De Bortoli, Formigli, Giannini, Gramellini, Gruber, Mentana, Mieli, Parenzo, Polito, Rampini, Severgnini; più altri vari del coro; la liberazione dal nazi-fascismo non è avvenuta per merito della armata rossa sovietica che giunse sino a Berlino; ma grazie allo sbarco degli americani in Normandia nel 1944 e il loro arrivo a Auschwitz; come pseudo-culturalmente convalidato cinematograficamente da Roberto Begnini nel film “la vita è bella“; falsità smascherata da Mario Monicelli, Liliana Segre e Alessandro Barbero; ed ovviamente premiato dagli americani con due Oscar.
Ma per i nostri eroi della penna nulla tange, anzi; si insinua il dubbio i 25 milioni dii civili sovietici uccisi nella seconda guerra mondiale non furono vittime del nazi-fascismo, ma delle purghe siberiani di Stalin; ora il male-nemico è strutturalmente e per ogni occasione è Putin; che non è comunista; ma è pur sempre un presidente di stato che per ragioni politiche-economiche non si sottomette all’impero americano ideato nel 1834 con la dottrina Monroe.
Per Biden o Trump (ideologicamente la stessa cosa) Putin dovrebbe fare quel che ha fatto la Meloni; baciar loro le mani, con la comprensione dei suonatori italiani della banda d’Affori i quali, nel commentare i risultati elettorali europei, hanno ripetuto il vizio nazionalistico di parlare solo dei formali problemi elettorali e di schieramenti nostrani; di correnti, cacicchi e altro,
Non c’è ne è stato uno che ha colto e approfondito uno dei dati politici più rilevanti emersi con il voto europeo; la batosta presa da Macron e Scholz; i due Capi di Stato campioni nell’esasperare il conflitto Ucraina/Russia attraverso la corsa degli armamenti ucraini; con licenza di bombardare anche Mosca. Questo silenzio, smaschera tutta l’ipocrisia di che parla di negoziati per la la pace ma da coerenti “occidentalisti” sperano in una débâcle di Putin.
Per i giornalisti di Mediaset e per buona parte di quelli attuali della Rai, la vicenda è diversa; qui il servilismo Usa è senza possibili tentennamenti riflessivi; in questo caso il padrone è considerato parte d’una razza speciale, che in nome della sacra libertà per il profitto mai si deve contrastare; da qui l’accanimento governativo e mediatico contro ogni forma di dissenso; La Meloni ha definito squadre terroristiche anche i ragazzi delle medie.
Grazie alle lotte operaie, negli anni 70 anche tra gli apparati della Stato nacque il fervore democratico; con la riforma della Polizia dello Stato nel 1981 e con quella del Corpo degli Agenti di Custodia carceraria nel 1992, poi chiamato Polizia Carceraria, scioccamente perché la Costituzione assegna a questi operatori la missione di custodire e di rieducare i detenuti; non di fare indagini o investigazioni su dl loro.
I pestaggi e le manganellate attuali non sono altro che i segnali dell’arretramento democratico che si registra anche nella Stato, quale logico proseguimento della sottocultura anti-democratica presente nella politica e nella società; in questa logica, Polizia, Carabinieri e GdF sono quotidianamente impegnati in attività propagandistiche extra mansioni sui Social; agendo da contraltare all’innato propagandismo della Meloni.
L’astensionismo peggiorativo registrato anche nelle recenti ultime elezioni, è la riprova che le stanze dei bottoni sono popolate da militanti delle minoranze e non dal popolo: per questo rappresentanti non popolari ma populisti; in altre parole i moderni Trenta Tiranni la cui origine risale al 401 Avanti Cristo.
Tale fenomeno negativo potrebbe portare al conseguente aggravamento del disinnamoramento tra cittadini e cosa pubblica, con risultati asciali difficilmente immaginabili; è compito di coloro a cui stanno a cuore coscienza e sensibilità il fare affinché ciò non accada.
Quanto qui motivato è la prova della profondo crisi in cui versa la democrazia; sociale ma anche parlamentare; con delle Istituzioni che sono veri fantasmi del corpo sociale.
il primo dovere è quello di sbarazzarsene; conquistando innanzitutto con il dovuto vigore una nuova legge elettorale che garantisca la partecipazione al governo di tutte le classi, i generi, i ceti e le categorie; cancellando i personalismi elettoralistici ridando vita e ruolo ai partiti programmatici collettivi.
Enrico Corti
11 giugno 2014
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