Riceviamo e pubblichiamo
"con cortese richiesta di pubblicazione"
Le
pensioni complementari
mancate e le responsabilità del Cocer.
Le agenzie di stampa riportano la notizia che il
nuovo Cocer delle Forze armate, polemicamente, si dice
preoccupato per i provvedimenti del
Governo in
materia di razionalizzazione della spesa (spending review) che
inciderebbero
pesantemente sul personale. L’Organismo, da sempre paragonabile
a un “sindacato
giallo”, e quindi al braccio armato del datore di lavoro - i
vertici militari
-, è
sempre stato parte e controparte al
tavolo delle trattative in una commistione di ruoli e
posizioni che
solo in Italia possono esistere e
resistere alla logica del diritto e dei diritti.
In questi giorni
d'incertezza sul futuro assetto
dello strumento militare e,
più in generale della situazione economica del paese, il Cocer
è
totalmente impegnato in animate discussioni su due precisi
argomenti . Il
primo, di
fondamentale importanza per i soli
delegati del Cocer, è quello del trattamento di missione (che ora è uguale a
quello di tutti
gli altri militari, e cioè niente più trattamento forfettario di
110 euro al
giorno, niente ristoranti e alberghi di lusso); il secondo, per
loro quasi
irrilevante ma vitale per tutti gli altri militari, è invece
quello che
riguarda i tagli di bilancio, gli esuberi del personale e la
revisione del
trattamento pensionistico. Praticamente il futuro di tutti i
lavoratori con le
stellette.
Per capire a fondo cosa sia realmente il Cocer, e
come operi, è
significativa la risposta del Ministro del Lavoro, Elsa
Fornero, a
una interrogazione (4-14669)
pubblicata qualche giorno fà, con cui ha chiarito
definitivamente il quadro
normativo affermando che "l'istituzione di forme pensionistiche
complementari è realizzata mediante le procedure di negoziazione
e di
concertazione previste dal decreto legislativo 12 maggio 1995,
n. 195
" e che "tali
procedure prevedono una concertazione tra varie amministrazioni
ed i
rappresentanti del Consiglio centrale di Rappresentanza (COCER),
mentre l'iniziativa
del
procedimento per la concertazione spetta al Ministero per
la pubblica
amministrazione e la semplificazione.".
Nel corso del precedente lunghissimo e
prorogatissimo mandato del
Consiglio Centrale della rappresentanza militare (COCER), i
membri
dell'organismo rappresentativo dei militari, dei carabinieri e
degli
appartenenti al Corpo della guardia di finanza, hanno
sempre
accusato il Governo di non aver avviato la previdenza
complementare prevista dalla legge 23
dicembre 1998,
n. 448,
che all'articolo 26,
comma 20, similmente a quanto avvenuto per altri comparti, ha
previsto
l'istituzione di forme pensionistiche integrative per il
personale del comparto
sicurezza-difesa, attraverso procedure di negoziazione e di
concertazione.
Di iniziative per la concertazione però, in
questi 14 anni che sono trascorsi dall'approvazione della legge
448/98, i Governi
che si sono succeduti ne hanno avviate molte, ma il problema
della previdenza
complementare (c.d. fondi pensione) non è stato mai posto in
discussione da chi
- i Cocer - aveva il dovere di tutelare gli interessi economici
del personale
rappresentato. Quel personale cui hanno fatto credere che il
nocciolo della
questione fosse invece il riconoscimento della tanto decantata
“specificità”.
Tutte balle!!
Sulla questione della pensione complementare il
Consiglio di Stato ha inoltre chiarito che “i dipendenti
pubblici destinatari
dell’attività contrattuale collettiva o del decreto
presidenziale di
recepimento degli esiti della procedura di concertazione sono
titolari di un
interesse “finale” e del tutto indiretto e riflesso, e non già
di un interesse
concreto, attuale e direttamente tutelabile in ordine all’avvio
e conclusione
dei procedimenti “negoziali” in questione, appartenenti – semmai
– in via
esclusiva alle organizzazioni sindacali maggiormente
rappresentative (per
quanto attiene alle Forze di Polizia a ordinamento civile) e ai
Comitati
centrali di rappresentanza, sempre quali organismi esponenziali
d’interessi
collettivi (per quanto attiene alle Forze di Polizia a
ordinamento militare e
al personale delle Forze Armate), chiamati entrambi a
partecipare ai predetti
procedimenti negoziali.”
Ancora una volta i fatti
concreti dimostrano l'inutilità - e
l'incapacità - del Cocer di
tutelare gli interessi del personale che dice di rappresentare,
e siccome è
anche un organismo che pesa per oltre 5,2 milioni di euro
all'anno sulle casse
dello Stato, mi
domandiamo cosa aspetta il Ministro Di
Paola a eliminarlo. E poi, quello
recentemente eletto – il
Cocer - oltre a essere chiaramente l’espressione dello stesso
vertice militare
è anche caratterizzato dalla presenza di una nutrita schiera di
personaggi che
già nel corso del precedente mandato hanno dimostrato tutto il
loro
interesse a non curarsi dei problemi del personale. Quindi
sopprimerlo e passare
direttamente
la gestione degli interessi collettivi dei militari ai
sindacati non
sarebbe una perdita ma un guadagno
certo.
Insomma, è chiaro che rispetto alle Organizzazioni
sindacali,
il cui potere di contrattazione è reale e la capacità di
incidere sui processi
decisionali è concreta ed efficace, nell’amministrazione
militare il
Cocer rappresenta solo una inutile appendice.
E se questa
“cosa inutile” fosse eliminata non credo che i militari si
straccerebbero le
vesti, a parte gli attuali componenti del Cocer che tante
energie e risorse
hanno speso per essere eletti.
Per concludere questa breve riflessione, però, mi
viene naturale
domandarmi come mai, e per quali ragioni, i sindacati non hanno
mai posto
l’avvio della previdenza complementare come pregiudiziale alla
contrattazione
collettiva, o se lo hanno fatto per quale ragione abbiano poi
sottoscritto gli
accordi che non la includevano come norma contrattuale da
recepire nei relativi
d.P.R..
Luca Marco Comellini - Segretario Pdm
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