Atto Senato
Interrogazione a risposta scritta 4-00411
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Interrogazione a risposta scritta 4-00411
BACHISIO SILVIO LAI
lunedì 24 giugno 2013, seduta n.048
lunedì 24 giugno 2013, seduta n.048
la recente massiccia e tragica ondata di sbarchi degli immigrati a Lampedusa ha determinato lo smistamento dei profughi presso vari CPSA e CPA;
i CPSA (centri di soccorso e prima accoglienza) e CPA (centri di prima accoglienza) sono strutture adibite a prestare primo soccorso e la prima accoglienza ai migranti soccorsi in mare in attesa di un loro trasferimento in altri centri;
i 4 centri adibiti a questa funzione sono i CPSA di Lampedusa (con capienza di 381 posti) e di Elmas-Cagliari (con capienza di 220 posti) e i CPA di Ragusa Pozzallo (con capienza di 172 posti) e di Otranto, che apre solo in condizioni di emergenza;
in questi giorni con 2 diversi trasferimenti di 110 profughi per volta è stata saturata la capienza del CPSA di Elmas, ubicato in prossimità dell'aeroporto civile;
tali episodi sono stati posti in particolare evidenza dagli organi di informazione rievocando le criticità delle precedenti esperienze che hanno determinato, anche a causa delle difficoltà abitative e della lamentata tutela dei diritti degli ospiti, incendi e danneggiamenti alle strutture, scontri tra agenti e immigrati e l'invasione dell'area aeroportuale con conseguente interruzione del traffico aereo;
i sindacati di polizia hanno rilasciato preoccupate dichiarazioni sul tema della sicurezza, tanto da considerare il centro una sorta di "bomba ad orologeria", che potrebbero ingenerare allarmismi tra l'opinione pubblica, paventando rischi per l'ordine e la sicurezza pubblici, tra cui un possibile aumento dei reati contro il patrimonio;
appare opportuno affrontare il complesso tema dell'accoglienza dei profughi con un approccio che vada oltre le politiche strettamente securitarie,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo abbia fornito opportune direttive per l'esecuzione delle procedure di accoglienza in termini di regolarità degli adempimenti, sicurezza delle persone, rispetto dei diritti umani, rassicurazione dell'opinione pubblica che se non opportunamente informata potrebbe attivare pericolosi processi di rifiuto e discriminazione;
se abbia riscontrato l'adeguatezza della struttura, la sua agibilità, le dotazioni logistiche e del personale addetto alla vigilanza ed assistenza;
se possa assicurare una limitata temporaneità dell'accoglienza, senza che la stessa possa assumere connotati paradetentivi, in quanto si tratta nella stragrande maggioranza di persone libere nella condizione giuridica di profughi o richiedenti asilo e/o protezione internazionale e, in quanto tali, titolari di precise garanzie riconosciute dalla legislazione;
se non ritenga opportuno attivarsi per quanto di propria competenza al fine di modificare la normativa, che regola l'intero sistema, derivata da una pluralità di provvedimenti che non sempre definiscono puntualmente i tempi massimi di permanenza nelle strutture, le modalità di trattenimento dei migranti e i diritti di assistenza che a questi devono essere riconosciuti come nel caso dei CPSA e dei CPA. Una "normativa incerta e lacunosa" che si presta a "interpretazioni difformi e ad applicazioni discrezionali" e all'attuazione di "forme di detenzione arbitraria", come ha evidenziato il rapporto "Costi disumani. La spesa pubblica per il contrasto dell'immigrazione irregolare", presentato il 30 maggio 2013 presso la Camera dei deputati;
se consideri condivisibili le considerazioni "tecniche", contenute nel rapporto, che discendono dalle seguenti osservazioni di policy: il mantenimento del sistema di detenzione amministrativa svolge allo stato una funzione del tutto residuale ai fini di un efficace "contrasto dell'immigrazione irregolare" mentre sottopone i migranti a gravi violazioni dei diritti umani fondamentali che non sono accettabili in uno Stato di diritto; la chiusura di quelli che qualcuno non esita a definire "luoghi di internamento e di segregazione" è urgente, è possibile, ed è auspicabile anche nell'ottica di ridurre la spesa pubblica inefficiente; l'attuale contesto politico, il cui esito è incerto, rende difficilmente attuabile una, pur necessaria, riforma complessiva della legislazione in materia di immigrazione nel breve termine. È però possibile ridurre immediatamente il periodo massimo di permanenza nei centri riportandolo a un massimo di 30 giorni e dare attuazione alla circolare che imponeva l'identificazione dei cittadini stranieri detenuti in carcere all'interno delle stesse strutture carcerarie;
quali siano le valutazioni del Governo e se ritenga di condividere che i sistemi di finanziamento e di gestione delle politiche di contrasto dell'immigrazione irregolare sono a giudizio degli interroganti scarsamente trasparenti. L'insufficiente dettaglio dei capitoli di bilancio, la mancanza di documenti pubblici ufficiali di monitoraggio e valutazione delle attività realizzate e la scarsa disponibilità delle autorità competenti, in particolare del Ministero dell'interno, a fornire dati e informazioni a soggetti terzi ostacolano a giudizio degli interroganti la ricognizione della spesa effettuata in questo ambito;
inoltre se ritenga che gli investimenti compiuti nel corso degli anni al fine di contrastare l'immigrazione irregolare hanno ottenuto un risultato a giudizio degli interroganti limitato. L'Italia ha continuato ad ospitare sul suo territorio migliaia di cittadini stranieri senza documenti, come è testimoniato dal numero elevato di domande presentate in occasione dei diversi provvedimenti che hanno consentito l'emersione dei rapporti di lavoro al nero e l'ottenimento di un titolo di soggiorno;
se ritenga infine auspicabile: attivarsi, con atti di competenza, al fine di ratificare la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1990; ampliare i canali di ingresso regolare sia per motivi di lavoro che per ricerca di lavoro; introdurre meccanismi di regolarizzazione ordinaria ad personam, che possano consentire ai migranti di ottenere un titolo di soggiorno in presenza di requisiti che siano in grado di comprovare il loro effettivo inserimento sociale nella società italiana; minimizzare i rischi di una ricaduta nell'area dell'irregolarità per coloro che hanno un titolo di soggiorno, anche estendendo la durata della validità dei documenti di soggiorno; limitare il più possibile l'utilizzo dello strumento dell'espulsione coattiva, così come suggerito dalla direttiva comunitaria 2008/115/CE; attivarsi al fine di adottare una disciplina organica sul diritto di asilo in conformità con l'art. 10 della Costituzione e garantire l'effettivo accesso alla procedura di asilo dei migranti soccorsi in mare; assicurare ai migranti stabilmente residenti sul nostro territorio la piena titolarità dei diritti di cittadinanza, attivandosi anche al fine di modificare la legge n. 91 del 1992 sulla cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo.
(4-00411)
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