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mercoledì 7 ottobre 2020

Il virologo Fabrizio Pregliasco: ora attenzione a trasporti e luoghi chiusi

 

MERCOLEDÌ 07 OTTOBRE 2020 17.48.42


Il virologo Fabrizio Pregliasco: ora attenzione a trasporti e luoghi chiusi

Il virologo Fabrizio Pregliasco: ora attenzione a trasporti e luoghi chiusi Perché siamo ad un bivio Roma, 7 ott. (askanews) - Estate alle spalle ormai, i contagi aumentano e le misure anti-covid si stringono. Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega a che punto siamo dell'epidemia Sars-Cov-2 in Italia e quali sono le criticità che abbiamo di fronte: primi fra tutto i trasporti pubblici e i locali chiusi. Senza dimenticare lo scoglio - che potrebbe però diventare un appiglio - più grande, quello della "responsabilità individuale dei comportamenti", che è stata un po' troppo dimenticata. "I contagi - avverte Pregliasco - sono in salita, una salita che va avanti ormai da 10 settimane, per ora solo lineare che però accumula un certo numero di persone in ospedale, anche in terapia intensiva. Una situazione ad oggi affrontabile ma che in prospettiva, se non si stringe un po' la vite rispetto alle azioni da fare, rischia un incremento esponenziale". Tanto che si potrebbe ricreare la stessa tragica situazione di febbraio-marzo 2019? "Siamo più preparati e stiamo individuato i soggetti asintomatici: quindi oggi la rappresentazione di quei 2500-3000 casi che abbiamo è diversa rispetto ai 2.500 di marzo, perché noi oggi riusciamo a vedere gli asintomatici. C'erano anche allora ma non li prendevamo in considerazione. Adesso stiamo tenendo un po' più il toro per le corna perché siamo in grado di vedere questa casistica". Ma "l'aumento dei contagi non si può sottovalutare perché le persone muoiono". Qualcosa infatti non è cambiato: "Il virus è ancora lo stesso, è un virus che causa nell'1 per cento dei casi complicanze fatali, quindi il problema è non far ritornare i numeri sui valori dell'inizio dell'epidemia perché altrimenti in numeri assoluti diventa rilevante". E se in termini percentuali sembra poco "un tasso di letalità (ad oggi) dell'uno per cento", oltre al problema del sovraccarico negli ospedali con l'incidenza sull'aumento delle morti (e non solo per Covid), il virologo ricorda che "l'influenza ha un tasso dello 0,2-0,5%, fino a 5 volte tanto; e il 10% dei contagi da Sars-Cov-2 si traduce comunque in casi gravi. Adesso si è ri-alzata l'età media di chi è colpito dalle forme cliniche: prima era 60 anni, poi è stata colpita una popolazione più giovane, ora siamo sui 40 anni di età media, ma chi ci rimette la vita sono soprattutto anziani e i soggetti fragili. Da proteggere senza se e senza ma". Nella casistica ci sono anche due punti che restano oscuri: "Ci sono persone che stanno male a lungo, per cui il Covid-19 rischia di diventare una malattia cronica e persone che rimangono positive a lungo. E questi ultimi non è ancora neanche chiaro che tipo di casi sono: se si tratta solo di una residua carica virale ma non infettante. Dobbiamo ancora approfondire i casi clinici". In questo momento a che punto siamo, in Italia, dell'epidemia? "Abbiamo di fronte un periodo critico, con alcuni elementi critici principali: 1)la scuola, con tutta la complessità che porta con sé a partire dal trasporto scolastico; e appunto 2) i trasporti (in genere), e i trasporti pubblici soprattutto nelle grandi città; 3) i locali chiusi. In sintesi sono critiche tutte quelle situazioni dove per forza di cosa c'è affollamento, e in vista dell'inverno queste situazioni al chiuso rischiano di essere esplosive. Un margine di rischio c'è sempre ma bisogna fare attenzione e minimizzarlo". Il tema dei trasporti pubblici sta prendendo la ribalta anche dopo il caso di Terracina, in provincia di Latina, dove si teme un secondo cluster (che si aggiungerebbe a quello del comitato elettorale con il leader leghista Matteo Salvini) nato proprio su un bus, ma cosa si può fare? "Bisognerebbe rivedere nel complesso l'aspetto organizzativo della vita cittadina, con scaglionamenti orari e aumento della frequenza delle corse, per quanto possibile. Uno sforzo organizzativo enorme e dai costi notevoli. La norma che prevede l'80% dei posti occupati sui bus e un metro di distanza quindi tra i passeggeri, a spanne, non è certo l'optimum ma è frutto anche della valutazione della fattibilità di quella soluzione, è una mediazione realistica rispetto alla fattibilità. In ogni caso servono i controlli perché non è solo il numero di persone il problema ma anche i maleducati". Ovvero quelli che la mascherina non la portano o la portano come vogliono tranne nel modo corretto: a coprire sia la bocca che il naso. Difficile sincronizzare ritmi cittadini al punto tale da evitare affollamenti negli autobus, ma in ogni caso - sottolinea Pregliasco - "ai trasporti pubblici va data attenzione, è fondamentale". Infatti "ci sono studi secondo cui chi usa mezzi pubblici corre un rischio sette volte maggiore di contagio"; inoltre "la difficoltà è anche quella del contact-tracing che diventa complesso, non si riesce a essere sistematici". Si perde il filo per ricostruire la catena dei possibili contagi. E qui, l'aiuto possibile e l'appello restano gli stessi: scaricare l'App Immuni. Anche il capitolo smart-working andrebbe scritto meglio per aiutare a ri-organizzare i movimenti delle persone ed evitare che siano di massa: "Finora è stato fatto un lavoro a distanza improvvisato, più che uno smart-working. Dall'esperienza emergenziale invece si può ricavare in molte situazioni un vero modello di smart-working, che per essere tale deve essere fatto in modo organizzato. Così si può anche ridurre la quota di persone che devono muoversi per andare a lavorare e limitare la massa critica in movimento". Con l'abbassarsi delle temperature aumentano le persone nei luoghi chiusi (e con gli impianti di riscaldamento accesi), quanto aumenta il rischio contagio? "I luoghi chiusi sono tutti a rischio diffusione, a partire dalle famiglie, dove ci sono contatti stretti in locali chiusi". In generale, "è l'ambiente caldo-umido che facilita la diffusione, il riscaldamento in sé no, ma bisogna assicurare il ricircolo dell'aria, è importante anche d'inverno un buon ricambio d'aria. Quindi: aprire spesso le finestre anche d'inverno". E alla fine la norma migliore: "Tenere le mascherine sempre al chiuso indipendentemente dalla distanza, anche se c'è un metro di distanza: questo allo stato attuale, critico, è un elemento ormai da considerare sistematico. Che si tratti di locali, di luoghi di lavoro o scuole". Infine, ultimo punto critico restano i locali, intesi quelli del divertimento: "C'è una disattenzione e c'è un rilassamento eccessivo. Il coprifuoco non risolve, perché poi uno se ne sta fuori in mezzo 'alla movida'; è più una questione di responsabilità". Su questo fronte "l'obbligo delle mascherine sempre all'aperto è importante anche perché segnala questo aspetto fondamentale di necessaria attenzione, diventa un monito, oltre che un elemento di sicurezza in sé". Le mascherine adesso in Italia non mancano, non usarle non ha giustificazione: "I contagi aumentano e se non si fermano sono anche possibili lockdown mirati e selettivi". Questa "é una fase critica, di quelle da cui dipende cosa succederà da adesso in poi. Una fase in cui davvero serve stare attenti". Un bivio, insomma. Gtu/Int2 20201007T174832Z

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