Con preghiera di pubblicazione
I diritti acquisiti dai lavoratori non sono uguali a quelli acquisiti dai parlamentari
Egregio Direttore, in questi
ultimi giorni si è alzato, a ragion veduta, un muro di polemiche sul tentato
“golpe” da parte dell’Esecutivo all’indirizzo dei riscatti di anzianità dei
periodi di leva e universitari, ed utili ai fini del computo di anzianità per
accedere alla pensione, che alla fine ha costretto il Governo a fare
retromarcia.
Altra questione nella
manovra è stata quella relativa al contributo di solidarietà, dove eminenti
costituzionalisti avevano espresso le loro perplessità tacciando la norma di
incostituzionalità, stante il fatto che tale gabella sarebbe andata ad incidere
solo sugli stipendi dei dipendenti statali, violando nei fatti quanto sancito
dall’art. 3 della Costituzione. Ed anche su questo argomento l’Esecutivo sembra
in un grande stato confusionale.
Su questi temi, giustamente,
ho preso atto di una massiccia levata di scudi da parte delle categorie dei
magistrati, dei medici, della Cgil e così via, ma non ho visto analoga reazione
per quanto riguarda altri due punti che sono rimasti immodificati all’interno
della manovra, e cioè il congelamento del TFR e il rinvio della tredicesima.
La terza carica dello Stato,
in uno dei suoi ultimi interventi alla Camera dei Deputati, ha tenuto a
puntualizzare che i diritti acquisiti dai parlamentari non si toccano, e che
eventuali tagli potrebbero (il condizionale è stato usato di proposito?)
riguardare le prossime legislature. L’Esecutivo e Confindustria continuano ad
accanirsi su dipendenti e lavoratori, mentre dalle colonne de L’Espresso online
leggo: “Un privilegio da 200 milioni. La Casta taglia le pensioni degli
italiani, ma non tocca le proprie. Per i parlamentari il diritto al vitalizio
scatta dopo soli cinque anni di mandato. Con contributi molto bassi. E con
compensi incassati anche prima dei 50 anni. Così 2.307 tra ex deputati ed ex
senatori si mettono in tasca ogni mese fino a settemila euro netti (http://espresso.repubblica. it/dettaglio/un-privilegio-da- 200-milioni/2157780
)”
Ed ora passo al capitolo
tredicesima.
Secondo l’ Harry Potter
dell’economia italiana, la tredicesima non verrebbe corrisposta nel caso in cui
non vengano raggiunti gli obiettivi di efficienza. Bene!
Nel caso di specie, il mio
datore di lavoro è il Ministro dell’Interno, quindi lo Stato ed il Parlamento
nel suo insieme.
Se il Parlamento continuerà
a fare tagli sulla sicurezza come si può pretendere dai lavoratori il
raggiungimento degli obiettivi che nessuno sa quali siano?
Continuando a tagliare e a
non fornire fondi, mezzi e strumenti per far funzionare l’Amministrazione
presso la quale lavoro, Polizia di Stato, perché debbo rimetterci la mia
tredicesima, dopo che già mi vengono pagate con notevole ritardo le mie
prestazioni già effettuate (leggasi straordinari, missioni e così via) a causa
dell’ altrui inettitudine, incapacità ed incompetenza?
Capitolo congelamento TFR.
Mi sono arruolato nel Corpo
delle Guardie di Pubblica Sicurezza nel lontano 1972, al compimento dei miei 18
anni. HO quindi al mio attivo 39 anni di effettivo servizio, una famiglia
monoreddito, e tre figli che con enormi sacrifici sono riusciti a laurearsi con
il massimo dei voti.Faccio presente inoltre che da oltre 10 anni questi tre
“Bamboccioni” hanno dei contratti a tempo determinato, perché lo Stato non
premia la meritocrazia, ma solo il “nepotismo”.
Il mio, ripeto MIO, TFR è
nelle casse dello Stato sin dal 1972 data in cui mi sono arruolato e sono
iniziate le trattenute nella mia busta paga, e in tutto questo periodo lo Stato
ne ha fatto uso come meglio ha creduto, ed ora vuole sottrarmelo per altri due
anni! Perché nessuno grida che anche questo è un “golpe”?
Il TFR mi occorre all’atto
del pensionamento e non dopo due anni, perché quei danari dovranno essere
ripartiti equamente tra i miei tre figli, con la speranza di potergli dare un
piccolo aiuto concreto, visto che lo Stato non è in grado di pensare alle nuove
generazioni.
Molto probabilmente la
Costituzione italiana prevede che i diritti acquisiti dai lavoratori siano meno
importanti di quelli dei parlamentari, e questo concetto è valido anche per i
lavoratori che gravitano attorno e dentro la casta. Nello specifico i
dipendenti del Senato della Repubblica, quindi pubblici dipendenti come me e
tanti altri, una volta raggiunto il periodo di quiescenza, i loro ratei
pensionistici rimangono agganciati alle dinamiche salariali dei loro colleghi
che sono in servizio, a differenza di tutti gli altri lavoratori italiani che
sono soggetti a quel mezzo punto periodico fornito dall’Istat. Anche in questo
caso l’art. 3 della Costituzione fa si che ci siano figli e figliastri.
Il massimo Garante delle
nostre Istituzioni cosa ne pensa?
Concludo facendomi una
domanda, con la speranza che qualcuno sappia darmi una risposta.
Perché su questi due
argomenti che sono ancora presenti nella manovra, congelamento TFR e rinvio
tredicesima, magistrati, medici, Cgil, partiti hanno alzato un assordante muro
di silenzio?
Il silenzio dei politici è
scontato.
Magistrati e medici sono
silenti forse perché i loro lauti compensi permettono loro comunque una vita
agiata nel caso in cui il TFR slittasse di due anni.
I sindacati, invece, che
dovrebbero rappresentare i lavoratori perché stanno zitti?
Il mio, il nostro, diritto
acquisito è uguale né più né meno a quello rappresentato dal Presidente Fini a
riguardo dei membri del Parlamento.
Il nostro TFR non è
null’altro che briciole rispetto ai loro sostanziosi vitalizi, e quando
qualcuno li ha etichettati come “ladri di futuro”, si può dar loro torto?
Con cordialità
Subcomandante Cervo
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