RICERCA: CNR, SCOPERTA NEI GENI UNA 'SPIA' DELLA DISLESSIA =
Potrebbe aiutare nella diagnosi precoce
Roma, 28 mag. (AdnKronos Salute) - Scoperta una 'spia', un marcatore
genetico, della dislessia che potrebbe aiutare a formulare diagnosi
molto precoci. Uno studio condotto da Guido Marco Cicchini
dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche
(In-Cnr) di Pisa e Maria Concetta Morrone dell'università di Pisa - in
collaborazione con Daniela Perani dell'Università Vita-Salute San
Raffaele di Milano, e Cecilia Marino e Sara Mascheretti dell'Ircss
Medea - ha rivelato un'associazione tra un particolare tipo di
dislessia causata da un'alterazione di un gene, il DCDC2, e un
disturbo specifico della visione.
"Ad oggi la dislessia è diagnosticata solo quando si evidenzia un
ritardo dell'apprendimento e vengono escluse altre cause", commenta
Cicchini. "Questo rallenta molto, talvolta anche di anni, ogni forma
di intervento. Scoprire un marcatore genetico e fisiologico cambia
radicalmente tale prospettiva: in futuro, la diagnosi di questo tipo
di dislessia potrebbe essere più semplice e molto più precoce''. Il
DCDC2 fa parte di una ristretta famiglia di geni collegati alla
dislessia. È già noto che il 20% dei dislessici ha un'alterazione in
DCDC2, tuttavia il ruolo di questo gene finora era rimasto oscuro.
Nella ricerca, apparsa in questi giorni su The Journal of
Neuroscience, gli autori hanno preso in esame un gruppo di dislessici
portatori di un'alterazione di questo gene, dimostrando che sono
ciechi al movimento di alcuni stimoli visivi, quelli che di solito
sono i più visibili nei soggetti normali. "Questi soggetti dislessici
riportano correttamente la forma o l'orientamento di un oggetto, ma se
forzati a indicare la direzione in cui si muovono alcuni stimoli
tirano a caso", spiega Maria Concetta Morrone. (segue)
(Com-Ram/Adnkronos)
28-MAG-15 12:09
RICERCA: CNR, SCOPERTA NEI GENI UNA 'SPIA' DELLA DISLESSIA (2) =
(AdnKronos Salute) - "Per fortuna - Morrone - questo deficit è
presente solo per alcuni tipi di stimoli e quindi l'impatto nella vita
quotidiana può essere limitato, ma in alcuni casi potrebbe non essere
così: per esempio la direzione di un pedone o di una bicicletta visti
da lontano potrebbe non essere percepita. Siamo di fronte a un
sottotipo particolare di dislessia che sarebbe auspicabile riconoscere
e trattare in maniera specifica nei primi anni di vita e la genetica
può aiutare a selezionarlo in età molto giovane, quando le terapie
riabilitative sono più efficaci".
Nello studio venivano mostrate a soggetti normali e dislessici con
l'alterazione del DCDC2 mire visive di varie grandezze che si
muovevano in direzioni diverse e di differente contrasto. Mentre i
primi percepivano la direzione del movimento fino a contrasti molto
bassi, i dislessici avevano forti difficoltà con gli stimoli minori di
un grado di angolo visivo e non riuscivano a indicare correttamente la
loro direzione di movimento neanche al massimo contrasto (bianco su
nero). La ricerca ha anche chiarito che un terzo gruppo sperimentale,
composto da dislessici senza l'alterazione genetica del DCDC2, aveva
un deficit di gravità molto inferiore e solo per stimoli molto
piccoli, vicino ai limiti della visibilità.
I ricercatori pisani e milanesi da oggi sono più vicini all'obiettivo
di definire biomarker specifici e terapie più appropriate soprattutto
nella dislessia associata a mutazioni genetiche.
(Com-Ram/Adnkronos)
28-MAG-15 12:09
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