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venerdì 1 dicembre 2023

“La bonifica incompiuta“ (a cura di Enrico Corti)

 

“La bonifica incompiuta“

            Razionalmente, per comprendere l’origine del termine “paludi pontine“ non ci si deve affidare alle leggende delle età antiche, che le narrano come di una volontà della dea Giunone per confinare in quel putrido luogo la Ninfa Feronia, amante del marito Giove.

Il termine Pontina deriva da “pont“; lessico indo-europeo che indica la presenza sul terreno di ampie distese d’acqua stagnanti; registrate tra i monti Lepini, Ausoni e il mare Tirreno, compreso il Circeo. L’origine geologica della regione pontina è riferibile a circa  150 milioni di anni fa; sei milioni di anni fa circa sono iniziati gli impaludamenti; circa due milioni di anni dopo tutta la zona venne invasa anche delle acque marine.

In origine il termine Pontino era riferito ad una circoscritta zona attorno alla città ora chiamata Latina; impropriamente ora il termine viene usato per una vasta superficie di circa 1.800 Km. quadrati (180.000 ettari); comprese le isole di Ponza e Ventotene.

            Già nel 1.500 A. C. i Romani pensarono alla sua bonificazione, iniziata nel 400 A. C. strappando alla palude terreni per la loro coltura e la nascita di centri abitati; ma con le invasioni barbariche riapparvero tute le paludi. Solo nel 182 A. C. il Console romano Publio Cornelio fece eseguire dei lavori di prosciugamento delle paludi. Nel 1889 con decreto reale viene programmata la bonificazione; nel 1920 si creano due Consorzi di Bonifica; osteggiati dai latifondisti.

            Con l’andata dei fascisti al Governo del 1922, questi sovvenzionano i camerati latifondisti pagando loro espropri per il 75% dei costi della bonifica; i lavoratori addetti (soprattutto Veneti del polesine e Toscani), operavano in condizioni estreme e venivano sottopagati; dal 1931 passarono sotto il controllo dell’Organismo Nazionale di Controllo (ovviamente fascista); da quel momento iniziò una mortalità sul lavoro che l’organizzazione  fascista mai rese pubblica; nascondendo la tragedia delle vite perse sui campi paludosi della bonifica.

Da parte sua; l’Opera Nazionale dei Combattenti, che aveva l’obiettivo di conquistare terre tramite la bonifica idraulica per ridistribuirle tra i combattenti stessi e alle loro famiglie, ottenne dal fascismo l’assegnazione di 18.440 ettari di terreni; poi concessi definitivamente ai coloni divenuti così nel 1933 proprietari terrieri.

Per contro, visto che si trattava di un'area con un alto livello di controllo sociale, i lavoratori che protestavano venivano incarcerati o deportati. A eterna riconoscenza, una delle più grande opere della bonifica (un cale di scolo) venne intitolato a Benito Mussolini.               Visti gli attuali umori elettorali degli abitanti del Pontino, in parte mentalmente nipotini dei beneficiati coloni del ventennio, c’è da supporre che il citato canale sia ancora la fonte in cui si abbeverano buona parte degli elettori di questo territorio; da ciò l’esigenza di completare mentalmente la bonifica iniziata 2.400 anni fa ma poi materialmente eseguita durante il fascismo degli anni 30.

Interpretando positivamente la democrazia, si prenda esempio dai filosofi Greci che, in nome della cultura e contro l’ignoranza, hanno predetto una democrazia che sappia proibire ai possessori di beni e agli specularmente smemorati di governare la cosa pubblica.

Enrico Corti  

1 dicembre 2023

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