Atto Senato
Risoluzione in Assemblea 6-00029
presentata da
Risoluzione in Assemblea 6-00029
FRANCESCO MOLINARI
mercoledì 9 ottobre 2013, seduta n.121
mercoledì 9 ottobre 2013, seduta n.121
premesso che:
la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, prevista dall'articolo 7 della legge di contabilità (Legge n. 196 del 2009) ha aggiornato il quadro macroeconomico e il Programma nazionale di riforme per i prossimi anni formalizzando ciò che ormai era ben chiaro da mesi, ovvero il ribasso delle attese di crescita del Pil per il 2013 e 2014. Infatti, il Prodotto Interno Lordo per l'anno 2013 è stimato in riduzione dell'1,7 per cento rispetto al 2012 (-1,3 per cento la stima precedente del DEF di aprile). Inoltre, le stime sulla crescita del debito pubblico, come quelle di altre voci di finanza pubblica, appaiono fin troppo ottimistiche. Infatti, tenuto conto delle riforme adottate in passato e delle recenti iniziative tese a supportare la ripresa, per il 2014 e il 2015, il governo prefigura una crescita pari, rispettivamente, all'1,0 e all'1,5 per cento;
con la Nota di aggiornamento al DEF 2013, il Governo si impegna ad assumere interventi tempestivi per mantenere il deficit entro la soglia del 3 per cento del PIL nel 2013. Il raggiungimento di tale obiettivo
è considerato essenziale per garantire all'Italia autonomia nella gestione delle proprie politiche economiche e fiscali, conservando la necessaria credibilità a livello internazionale per contenere la spesa per interessi sul debito pubblico, stimata per il 2013 in 84 miliardi di euro. L'indebitamento netto programmatico è previsto ridursi gradualmente nei prossimi anni, passando dal 2,5 per cento nel 2014 allo 0,1 nel 2017;
l'indebitamento netto a legislazione vigente per il 2013 risulterebbe pari al 3,1 per cento del PIL in assenza di ulteriori interventi, ovvero 0,2 punti percentuali al di sopra del valore indicato nel DEF di aprile. Al riguardo si evidenzia che i pagamenti dei debiti pregressi in conto capitale della Pubblica Amministrazione, concordati con l'Unione Europea, peggiorano per circa 0,5 punti percentuali il risultato del 2013. Il quadro programmatico traccia un percorso di avvicinamento all'obiettivo del pareggio strutturale di bilancio, che in linea con le regole nazionali ed europee verrebbe conseguito a partire dal 2015. Il rapporto tra debito pubblico (al netto degli interventi di sostegno agli altri paesi europei in difficoltà) e PIL programmatico è previsto in riduzione dal 129,3 per cento nel 2013 al 129,0 nel 2014 fino a scendere al 116,6 nel 2017;
il Governo ritiene che l'avvicinamento al pareggio strutturale di bilancio resti una condizione indispensabile per assicurare la sostenibilità del debito pubblico e mantenere la fiducia degli operatori economici e finanziari. Il quadro programmatico traccia un percorso di avvicinamento a questo obiettivo, con il pareggio a partire dal 2015, in linea con il nuovo requisito Costituzionale e con le regole europee. In futuro, la definizione di un obiettivo programmatico per la spesa primaria delle Amministrazioni pubbliche a politiche invariate potrà contribuire alla disciplina di bilancio, rafforzare l'efficacia dei processi di revisione della spesa e creare spazi per ridurre la pressione fiscale. Infine, il Governo specifica che le manovre correttive prefigurate dal 2015 in poi dovranno fare perno sulla riduzione della spesa pubblica;
per confermare l'impegno adottato in sede europea a mantenere il rapporto debito/PIL sotto il 3 per cento alla fine dell'anno, sarà necessario un aggiustamento di uno 0,1 per cento che, secondo le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio Letta è "assolutamente alla portata e che non necessiterà interventi particolarmente rilevanti". Ciononostante, il governo si appresta a varare una manovra correttiva dei conti pubblici dell'entità di 1,6 miliardi di euro da attuare principalmente mediante tagli alla spesa e vendita del patrimonio immobiliare pubblico che dovrebbe rappresentare circa lo 0,5 per cento del PIL;
viene altresì evidenziato l'avvio del processo di dismissione del patrimonio azionario pubblico con la cessione delle società SCAE, Fintecna e Simest alla Cassa depositi e prestiti per un importo complessivo di circa 8,8 miliardi;
valutato altresì che:
il quadro di finanza pubblica tracciato dalla nota di aggiornamento al DEF 2013 risulta fin troppo ottimistico: la crescita dell'economia italiana prevista per il 2014-2017, è in ciascun anno superiore di mezzo punto percentuale a quella indicata dal Fondo monetario;
la Nota di aggiornamento al Def 2013 ha l'obiettivo di descrivere scenari fiscali complessivamente rassicuranti. Ma si basa su previsioni troppo ottimistiche per la crescita dell'economia italiana dei prossimi anni. Per il 2013, si prevede un marginale sforamento del deficit effettivo rispetto a quello programmato e ne viene attribuita la colpa all'instabilità politica (ovvero alla cancellazione dell'Imu sulla prima casa imposta dal Pdl senza che si siano reperite vere coperture). Ma il marginale sforamento avviene nella consapevolezza che i due decimi di punto percentuale di maggior deficit previsti per il 2013 (3,1 anziché il 2,9 per cento programmato) non potrebbero essere considerati segni di grave irresponsabilità fiscale dalla Commissione europea. Insomma, il ragionamento del governo è che malgrado la difficoltà di tenere fede agli impegni presi con l'Europa sullo spostamento del carico fiscale dal lavoro e dalle imprese ai consumi e alla casa, alla fine i conti 2013 non vanno poi così male;
i numeri più importanti contenuti nella Nota di aggiornamento del Def per il 2013 non riguardano però il 2013 ma gli anni che vengono dopo. Il quadro programmatico per la politica fiscale che viene fuori dal Documento prevede un deficit gradualmente in calo verso lo zero anche se con un passo più lento di quanto preventivato, mentre l'avanzo primario (il surplus di bilancio al netto della spesa per interessi sul debito) è indicato in crescita verso il 5 per cento e il deficit strutturale - il dato che davvero conta per l'Europa del fiscal compact - è sostanzialmente inchiodato a zero in tutti gli anni a venire fino al 2017. C'è però da dire che il risultato sull'evoluzione del deficit effettivo dipende in modo cruciale dalle ipotesi che si fanno su quanto crescerà l'economia. E qui c'è qualche ragione di preoccupazione se ci si interroga su quanto effettivamente crescerà l'Italia;
da un lato, la sequenza di tassi di crescita del Pil previsti per il 2014-2017 colpisce positivamente: +1,0 per cento per il 2014, +1,7 per il 2015, +1,8 per il 2016 e +1,9 per il 2017. Il governo prefigura cioè una crescita molto più rapida di quella degli ultimi quindici anni. C'è però da dire che la crescita prevista è superiore di mezzo punto percentuale in tutti gli anni rispetto a quella indicata per l'economia italiana nel World Economic Outlook del Fondo monetario nell'aprile 2013;
a nostro giudizio, predisporre un quadro contabile più roseo rispetto a quanto previsto da un istituto indipendente come il Fondo monetario è inappropriato per un paese che fino a ieri è stato un osservato speciale dei mercati. Gonfiare di mezzo punto la crescita attesa consente infatti di contabilizzare 8 miliardi di Pil aggiuntivi l'anno, per un totale di 32 miliardi in più disponibili alla fine dei quattro anni, il che migliora la previsione dei conti pubblici in modo politicamente indolore;
la previsione da parte del Governo di una più rapida crescita del Pil porta a un ampliamento della base imponibile per le tasse su redditi, consumi e lavoro e quindi porta alla previsione di maggiori entrate fiscali e di minore deficit senza toccare in aumento le aliquote di imposta. Usando una regola spesso impiegata nelle organizzazioni internazionali, si può dire che mezzo punto di Pil in più si traduce in una riduzione del rapporto deficit-Pil di circa un quarto di punto. La previsione sull'andamento del deficit a legislazione vigente con la crescita prevista dal Fondo diventerebbe cioè: 2,55 per il 2014, 2,05 per il 2015 e così via negli anni a venire. E anche la dinamica dello stock di debito pubblico - la vera variabile della finanza pubblica italiana che preoccupa i mercati - si avvicinerebbe ulteriormente a quota 135 per cento. L'azzeramento del deficit sarebbe rinviato ulteriormente, così come il ritorno del debito ad una dinamica di sostenibilità;
nel 2013 e nel 2014 importazioni, consumi e investimenti fissi lordi andranno molto peggio di quanto ipotizzato in maggio: il crollo dell'import e degli investimenti è particolarmente accentuato per l'anno in corso e per il prossimo; i consumi delle famiglie soffriranno molto anche durante il 2014, quelli dalla Pa dovrebbero iniziare a riprendersi dal prossimo anno. Dal 2015 tutte queste variabili sono date in miglioramento rispetto alle stime di maggio. Si noti che le proiezioni sui consumi privati(dati in ripresa per pochi punti percentuali fino al 2017, dopo i tonfi degli ultimi anni) fanno chiaramente ritenere che il tenore di vita futuro degli italiani è giudicato strutturalmente ben inferiore a quello anteriore al 2008. Coerente a tale scenario è quello prospettato sul lavoro: la disoccupazione, nonostante le attese di un ritorno stabile alla crescita economica (seppure moderata), è attesa costantemente sopra l'11 per cento almeno sino al 2017. Le esportazioni sono date ancora in consistente crescita sino al 2017: tuttavia per il 2013 erano attese in crescita del 2,2 per cento, ma il dato è stato ora corretto ad un misero +0,2 per cento;
anche se le previsioni di crescita della Nota di aggiornamento del DEF sono state gonfiate, a nostro avviso, ci vorranno politiche pi
ù incisive per convincere gli investitori esteri a continuare a comprare il debito pubblico dell'Italia e a riportare lo spread con la Germania a livelli accettabili;
valutato infine che:
la Nota di aggiornamento rappresenta la base di analisi su cui dovrà essere definita la imminente legge di Stabilità. A tal fine, la fotografia scattata dal governo ritrae un'Italia in perdurante recessione e, a causa dell'imprevisto (dal governo) sfaldamento del Pil, a rischio concreto di oltrepassare per inerzia il tetto massimo del 3 per cento sul deficit/Pil. Se il vero pareggio (quello strutturale) slitta al 2015, il 2014 potrebbe non essere un anno di passione per il bilancio, visto che il previsto rimbalzo del Pil farebbe rientrare il deficit entro parametri di congruità con i vincoli europei; tuttavia, è bene ricordarlo (anche se il governo non vi si sofferma), anche nel 2014 dovrà proseguire l'attività di smaltimento dei debiti commerciali ancora non pagati delle pubbliche amministrazioni: ciò comporterà che comunque il deficit italiano tenderà al 3 per cento a causa di pagamenti una tantum e che il debito pubblico potr
à subire incrementi superiori alle stime dell'esecutivo (i debiti delle Pa continueranno a passare da un ambito di non contabilizzazione in bilancio a una piena rappresentazione nei saldi dei conti pubblici);
sulle previsioni prospettate dal governo grava sempre l'alea sull'effettivo andamento dello spread (e della sua eccessiva sensibilità alle influenze del mercato finanziario internazionale, nonostante gli investitori esteri siano ormai scappati dall'Italia), come quella sull'effettiva crescita del Pil (costantemente sovrastimata in tutti i documenti previsionali dei governi italiani succedutisi negli ultimi anni) e sulla connessa tenuta delle entrate fiscali;
si sta delineando uno scenario in cui si va consolidando l'inasprimento della pressione fiscale, visto che ormai è troppo tardi per approvare tagli alla spesa pubblica che siano efficaci entro fine anno: vuoi con l'aumento dell'Iva, vuoi con aumento delle accise per trovare coperture all'Imu, vuoi sotto forma di riduzione della giungla di detrazioni fiscali oggi esistenti;
negli ultimi mesi sono aumentate le imposte sui consumi e diminuite quelle sui patrimoni. Una politica fiscale incoerente nella qualit
à degli interventi: il risultato finale è che non si riduce la pressione fiscale, la quale anzi sale per effetto di nuove, tasse, inoltre, a breve la pressione fiscale potrebbe subire una notevole accelerazione, anche per effetto degli attesi rincari sui tributi locali;
è il caso di ricordare che senza intervenire sulla pressione fiscale complessiva e in particolare su quella gravante sul lavoro, l'economia nazionale non riuscirà a recuperare la competitività perduta;
per avere un'idea delle ingenti risorse necessarie per il rilancio della nostra economia, al governo servirebbero almeno 60 miliardi (veri) per far ripartire l'Italia, importi da finanziare necessariamente anche con un severo piano pluriennale di revisione vera e strutturale della spesa pubblica;
impegna il Governo:
1) per quanto riguarda il Programma di Stabilità:
a) ad impegnarsi presso le opportune sedi europee per una rinegoziazione del Trattato di Maastricht e del Fiscal Compact al fine di conseguire una "nuova alleanza " fra i popoli europei, che abbia come finalità il benessere dei cittadini ed il rafforzamento della Governance europea, che deve valutare l'opportunità di rafforzare il ruolo della BCE, affinché sia prestatore di ultima istanza per i debiti pubblici statali, possa finanziare direttamente gli investimenti produttivi e sia autorizzata ad emettere Eurobond;
b) ad attuare una decisa riqualificazione della spesa pubblica, eliminando gli sprechi ed individuando i settori dove risparmiare senza tuttavia ridurre la qualità dei servizi offerti ai cittadini;
c) ad adottare un'efficace riduzione dei costi della politica, comprimendo i livelli di Governo iniziando dall'abolizione costituzionale delle province, dal riordino ed accorpamento delle società controllate dagli enti pubblici, dal contenimento della proliferazione dei servizi "esternalizzati", dalla riduzione drastica delle consulenze, e dalla ulteriore contrazione e alla revisione dei compensi per i rappresentanti politici, nonch
é dall'abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti, oltre che dalla progressiva eliminazione del ricorso agli arbitrati per quanto concerne le pubbliche amministrazioni;
2) in materia fiscale:
a) a ridurre la pressione fiscale, con particolare riferimento alla riduzione dell'imposizione sul lavoro, rafforzando le misure di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale in particolare incrementando la collaborazione, ancora insufficiente, con i Comuni, prevedendo oltre le misure premiali, già previste dalla disciplina vigente, una serie di sanzioni;
b) ad aumentare la tassazione sui redditi di natura finanziaria, sulle transazioni finanziarie, sui derivati e sui giochi, al fine di diminuire l'imposta di bollo su estratti conto e libretti ed escludere l'applicazione, sulla prima casa, dell'imposta municipale propria (IMU), in virtù del principio costituzionale sancito dall'art.53 Cost. di progressività del sistema tributario, nonchè abrogare gradualmente l'IRAP ed abolire l'aumento dell'IVA;
c) a rivedere la stessa struttura centralizzata della riscossione demandata alla gestione di Equitalia: in particolare accelerando il ritorno ad un sistema di riscossione territoriale in cui, anche grazie alla conoscenza del territorio e delle singole specificità ed in un quadro di reale federalismo fiscale, si responsabilizza la copertura dei costi da parte degli Enti territoriali, che avranno cura di intervenire con maggiore equit
à;
d) ad adoperarsi in ambito internazionale per l'abrogazione dei "paradisi fiscali";
e) ad istituire un nuovo strumento chiamato "politometro", finalizzato a garantire la pubblicità della situazione reddituale e patrimoniale non solo dei componenti del Parlamento, ma di ogni membro di assemblea elettiva o esecutiva degli enti pubblici o a partecipazione pubblica di qualsiasi ordine territoriale;
3) per quanto riguarda il Piano Nazionale di Riforma:
a) nel settore bancario e finanziario, ad adottare provvedimenti affinché il sistema nel suo complesso sia funzionale ad un armonico sviluppo dell'economia e della società. La legislazione bancaria dovrebbe seguire il modello del Glass Steagal Act, pur rispettando le peculiarità del mercato bancario italiano, con una totale separazione tra banche d'affari e banche commerciali ordinarie, vietando altresì gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale. Conseguentemente introdurre un sistema fiscale e di vigilanza, ad hoc, per gli intermediari finanziari che investono nell'economia reale;
b) a dare piena attuazione alla mozione accolta dal governo in Senato al fine di riformare la disciplina della selezione dei soggetti chiamati a ricoprire incarichi di vertice in qualsiasi amministrazione od ente inserito nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, nonché nelle aziende pubbliche ( dalle cosiddette "grandi aziende" di Stato fino alle partecipate ed "in house" di ogni livello, nazionale, regionale e locale) per fare in modo che il management sia scelto sulla base di criteri di trasparenza ed evidenza pubblica, utilizzando una seria valutazione dei curricula accademici e professionali dei candidati; da procedure selettive pubbliche; dal principio della netta separazione tra politica e amministrazione; dal divieto di cumulo di incarichi, dal parametro per gli emolumenti per i manager pubblici, rapportato allo stipendio dei dipendenti e dall'introduzione del principio del collegamento tra il compenso e i risultati ottenuti nonché dal divieto di cumulo con eventuali trattamenti pensionistici; dalla sostituzione integrale della vigente legge Frattini, al fine di predisporre una normativa che contrasti in modo efficiente il fenomeno del conflitto d'interessi;
c) a risolvere gli annosi problemi delle forze dell'ordine, di polizia e di soccorso civile - mancanza di mezzi, di risorse, blocco del turn over, blocchi stipendiali - destinando ad esse le risorse rinvenienti dalla riduzione del finanziamento delle missioni all'estero. Inoltre introdurre l'uso di numeri identificativi sui caschi del personale di ordine pubblico e sicurezza, al fine di salvaguardare tutti gli operatori della pubblica sicurezza rispettosi della legge; sciogliere i corpi speciali dedicati alla lotta alla criminalità organizzata per potenziare le competenze e l'organico della DIA, restituendole la dignità originaria, consentendo un risparmio sui costi e la razionalizzazione delle diverse indagini antimafia, che troppo spesso finiscono per scontrarsi sullo stesso campo;
d) a procedere nel percorso di riduzione dell'onerosità a carico dei cittadini e delle imprese connesse alla richiesta di dati e documenti da parte delle PP.AA., disponendone l'acquisizione attraverso l'utilizzo delle banche dati; per le imprese ridurre gli oneri introducendo un criterio di proporzionalità tra l'onerosità degli adempimenti e la loro dimensione; disporre l'entrata in vigore immediata di tutte le nuove disposizioni del Codice dell'amministrazione digitale;
e) a modificare il procedimento civile e penale per garantire una ragionevole durata del processo, intervenendo soprattutto sulla professionalizzazione manageriale dei presidenti dei tribunali, sulla digitalizzazione del processo e sullo snellimento dei codici semplificandone la procedura;
f) ad intensificare la lotta alla corruzione e alla concussione, che coinvolge la Pubblica Amministrazione, attraverso un inasprimento delle pene per i reati di falso in bilancio e frode fiscale, e l'introduzione del reato di auto riciclaggio ed una rivalutazione della normativa sulla prescrizione, che si ritiene essere troppo breve;
g) a contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici con l'introduzione, tra le cause di risoluzione del contratto di appalto, anche delle sentenze di condanna definitiva per gravi reati che riguardino i soggetti subappaltanti;
4) in relazione alle politiche della difesa:
a) a destinare i risparmi effettuati con la riforma dello strumento militare al rafforzamento della capacita' di intervento politico e diplomatico nella soluzione delle controversie internazionali, allo sviluppo di forme di difesa non armata e al rafforzamento delle capacità di intervento in occasione di emergenze ambientali ed umanitarie. Ciò anche a fronte di una riduzione di nuovi investimenti in sistemi d'arma e valutando altresì l'assegnazione delle strutture militari in dismissione, localizzate in luoghi strategici delle città, per nuove funzioni che consentano alle altre amministrazioni risparmi in contratti di locazione;
b) ad abbandonare, in via definitiva, il per la produzione e l'acquisto dei previsti cacciabombardieri Joint programma Strike Fighter, parallelamente ad una riconversione delle industrie che operano nella produzione degli stessi;
c) a rivalutare la necessità di ogni singola missione militare all'estero non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto per rispettare il dettame costituzionale indicato dall'articolo 11;
5) in relazione alle politiche in materia di cultura ed istruzione:
a) a garantire per il prossimo triennio maggiori ed adeguate risorse per investire nella Scuola, Università e Ricerca, rinunciando al piano dei tagli operati negli ultimi due anni, affinché il nostro diventi un sistema di istruzione veramente innovativo e capace di competere con le nuove tecnologie e con l'evoluzione progressiva dei sistemi di produzione;
b) a reperire sufficienti risorse da destinare con urgenza alla messa in sicurezza delle infrastrutture a rischio sismico ed idrogeologico ed alla riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici scolastici pubblici;
c) a realizzare un piano d'investimenti pluriennale per i beni culturali, non limitandosi ad interventi straordinari dettati solo dall'urgenza e dalla contingenza, ma attraverso una seria programmazione che veda il coinvolgimento e la responsabilizzazione delle regioni;
6) in materia di politiche per la sanità e per l'inclusione sociale:
a) ad adottare politiche finalizzate al rifinanziamento della sanità, puntando ad una diversa ripartizione delle voci di spesa dedicate ai tre tipi di prevenzione sanitaria, passando da una prevenzione secondaria che comprende il maggior capitolo di spesa del SSN ad un potenziamento della prevenzione primaria e della prevenzione terziaria, ossia la presa in carico a livello locale e domiciliare da parte di equipe multidisciplinari;
b) ad intervenire con misure più incisive per contrastare la povertà, nell'ambito di una più ampia riforma del welfare, con l'istituzione del " Reddito di cittadinanza", affinché tutti coloro che hanno perso il lavoro o che ne sono alle ricerca, possano comunque vivere con dignit
à;
c) a porre maggiore attenzione alle misure nel campo della disabilità, definendo iniziative in termini di benefici economici a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile; infine a prevedere, per quanto riguarda la "tutela delle donne", forme preventive di tutela più adeguate, in un ottica di prevenzione primaria;
d) ad avviare progetti di "social housing" senza il consumo di altro territorio ma recuperando quello già costruito, che potrebbero "liberare" oltre 100 miliardi di euro di disponibilità di credito da parte delle banche;
7) in materia di politiche energetiche, ambientali e del territorio:
a) riaprire un confronto sulla Strategia Energetica Nazionale al fine di definire il nuovo Piano Energetico Nazionale che punti chiaramente alla riduzione del consumo di combustibili fossili, al rispetto degli accordi internazionali relativi al Protocollo di Kyoto, all'affrancamento dalla dipendenza energetica dall'estero, alla sostenibilità economica evitando incentivi economici a favore di lobbies, mirando alla riduzione dell'inquinamento e dei conseguenti danni alla salute e all'ambiente;
b) a promuovere una vera conversione della politica economica, attraverso nuove misure di sostegno in favore dello sviluppo delle vere fonti energetiche rinnovabili e dell'efficienza energetica, puntando in modo netto sulla valorizzazione dell'economia verde anche attraverso la definizione di una "carbon tax", attraverso un più adeguato finanziamento del Fondo Kyoto e l'avvio di politiche incentivanti delle "buone pratiche" ambientali;
c) a prorogare e rendere strutturali le detrazioni fiscali del 65 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, con l'obiettivo di dare impulso in modo "virtuoso" al comparto edilizio, la cui funzione di traino per l'economia del paese non può più essere legata alla devastazione del territorio;
d) a promuovere una politica di gestione del territorio che anteponga la tutela del paesaggio e la difesa del suolo alle scelte di tipo speculativo, impedendo nuovo consumo di suolo e avviando programmi di riqualificazione urbana e di messa in sicurezza del territorio, sismica e idrogeologica;
e) a rivalutare il piano delle opere pubbliche, espungendone quelle più costose e più dannose per il territorio e per l'ambiente - come la tratta Alta Velocità Ferroviaria Torino-Lione -, che dovrà superare l'attuale impostazione priva di una visione strategica e affermare una nuova visione che tenga conto delle vere priorità del Paese in tema di infrastrutture di pubblica utilità: messa in sicurezza del territorio; riequilibrio modale del trasporto di merci e persone, attualmente eccessivamente sbilanciato a favore della gomma; sistemazione ed efficientamento delle reti idriche; valorizzazione e riqualificazione dei centri urbani; avvio di infrastrutture e programmi per lo sviluppo e la diffusione della mobilità sostenibile; potenziamento delle reti di trasporto pubblico, urbano ed extraurbano;
f) ad affrontare le criticità preesistenti, in particolare per quanto attiene le bonifiche dei siti di interesse nazionale (SIN) a partire dalla straordinaria emergenza sanitaria ed ambientale dell'ILVA di Taranto, per la quale è auspicabile un intervento immediato per garantire la tutela della salute dei cittadini;
g) a procedere, sia sul piano normativo che su quello organizzativo e delle risorse disponibili, ad una profonda revisione della strategia di intervento pubblico nel settore delle bonifiche al fine di garantire il conseguimento di obiettivi di ripristino ambientale, a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini;
8) in materia di politiche del lavoro e dell'inclusione sociale:
a) ad avviare una riforma del lavoro che, come previsto dalle direttive europee, contempla quale prima tipologia di contratto quella a tempo indeterminato e solo per esigenze organizzative quella a tempo determinato;
b) a procedere all'abrogazione delle norme previdenziali di cui al decreto 101/2011 (la cosiddetta "riforma Fornero"), come punto di partenza per un riordino dell'intero ambito al fine di garantire il diritto alla pensione a tutti i lavoratori in un età dignitosa, in particolare per chi svolge lavori usuranti;
c) a garantire la stabilizzazione del personale precario non dirigenziale nella pubblica amministrazione come disposto dal comma 560 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2000;
d) ad incrementare il tasso di occupazione femminile, anche attraverso la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro;
e) a realizzare un piano d'interventi, non a pioggia, che consenta al Mezzogiorno d'Italia di liberarsi, attuando una reale e dura lotta alla criminalità organizzata, contrastando la "mala politica" per attrarre investimenti stabili nel territorio e trasformare il SUD in motore per il rilancio dell'Italia verso uno Sviluppo eco-sostenibile. Punto di snodo di una nuova politica europea che riconsideri fra i suoi interessi d'intervento anche i popoli del Sud del mediterraneo e del Mondo;
9) in materia di agricoltura, a porre in essere tutti le misure necessarie affinché l'agricoltura, nel rispetto dell'ambiente e della salute umana, abbia l'obiettivo non solo di fare da traino per l'economia del Paese ma anche di migliorare la qualità della vita. A tal fine:
a) ad individuare, in considerazione della palese inefficacia della Politica Agricola Comune (PAC), strade alternative per incrementare la produzione agricola italiana senza intaccarne la qualità, salvaguardando i prodotti locali di specie autoctone, riducendo al massimo il ricorso a tecniche che prevedano il ricorso a molecole di sintesi e preservando il paesaggio nonché l'integrità e la fertilità del suolo;
b) a riconsiderare la politica della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) in direzione del sostegno dei piccoli produttori, valorizzando la filiera corta e la tutela del marchio "Made in Italy";
c) a disincentivare pratiche insostenibili in agricoltura quali l'allevamento intensivo nell'industria zootecnica e nell'acquacoltura, riducendo il consumo di carne e aumentando i controlli sul pescato;
d) a procedere al riordino degli enti che fanno capo al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali;
10) in materia di politiche per il turismo:
a) a definire un programma strategico di sviluppo che tenga conto del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico del Paese e che sia volto a far crescere qualitativamente l'offerta turistica e a rendere l'Italia più competitiva sul mercato internazionale, anche attraverso la promozione di azioni dirette a favorire la riqualificazione dei territori nonché del capitale umano;
b) ad adottare azioni dirette a migliorare la formazione tecnico-professionale, date le caratteristiche labour intensive del settore, e a ripensare la formazione universitaria, dove si è assistito negli ultimi dieci anni ad un progressivo scollamento tra offerta formativa ed esigenze espresse dalle imprese, così da favorire un ingresso massiccio di giovani nel settore turistico per contribuire a una sua più rapida innovazione;
c) a valorizzare il patrimonio materiale storico-artistico ed enogastronomico e quello immateriale tradizionale, anche attraverso lo sviluppo ed il riconoscimento di attività e manifestazioni che incentivano il turismo identitario e culturale;
d) a prevedere uno sviluppo del turismo che metta al centro il paesaggio, quale asset fondamentale per il Paese, contenendo i fenomeni come il consumo di suolo e l'abbandono progressivo dei territori rurali e montani, che minano la sostenibilità futura del turismo in Italia;
e) ad adoperarsi affinché il Mezzogiorno possa esprimere - avendone i requisiti in termini di risorse - la propria naturale vocazione turistica in maniera moderna ed efficiente, trasformandosi in un'industria di traino per tutto il Paese e favorendo l'attrazione di numerosi investimenti. A tal fine, occorre necessariamente affrontare i problemi del buon uso del territorio, della criminalità e della sicurezza.
(6-00029)
MOLINARI, BERTOROTTA, BULGARELLI, LEZZI, MANGILI, AIROLA, BATTISTA, BENCINI, BIGNAMI, BLUNDO, BOCCHINO, BOTTICI, BUCCARELLA, CAMPANELLA, CAPPELLETTI, CASALETTO, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, , COTTI, CRIMI, DE PIETRO, DONNO, ENDRIZZI, FATTORI, FUCKSIA, GAETTI, GIARRUSSO, GIROTTO, LUCIDI, MARTELLI, MARTON, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, MUSSINI, NUGNES, ORELLANA, PAGLINI, PEPE, PETROCELLI, PUGLIA, ROMANI Maurizio, SANTANGELO, SCIBONA, SERRA, SIMEONI, TAVERNA, VACCIANO
Nessun commento:
Posta un commento