PENTITO, LA MOTTA SI ALTERO' E DISSE BASTA AIUTO
CI AVEVA AVVERTITO DI INDAGINE, NOI CI RIUNIMMO E FUMMO SCOPERTI
(ANSA) - ROMA, 12 MAG - Aveva avvertito esponenti del clan
Polverino che erano sotto indagine, ma loro si erano riuniti
ugualmente e la polizia lo aveva scoperto; per questo il
prefetto Francesco La Motta si era ''inquietato'' e nonostante
avesse comunque ''sistemato le carte'' aveva detto che sarebbe
stato ''l'ultimo'' suo intervento a loro favore. E' l'episodio
riferito nell'interrogatorio del 4 febbraio scorso davanti ai pm
di Napoli, da Roberto Perrone, imprenditore ai vertici del clan
Polverino, poi pentito. Ed e' contenuto nelle 288 pagine del
decreto con il quale la procura ha disposto il fermo di Eduardo
Tartaglia, cugino del prefetto, e accusato di aver riciclato
presso la banca elvetica Hottinger 7 milioni di euro che il
clan aveva ricavato dalla realizzazione di un centro
commerciale; fermo avvenuto martedi' scorso, lo stesso giorno in
cui a Roma e' stato perquisito l'ufficio di La Motta, ex vice
direttore dell'Aisi ed ex numero uno del Fondo per gli edifici
di culto del Viminale.
La Motta e' al centro di una doppia indagine: a Roma per
corruzione e peculato, con riferimento alla vicenda di 10
milioni di euro del Fec spariti dalle Casse del Viminale; nel
capoluogo campano per associazione per delinquere e violazione
del segreto d'ufficio. Il sospetto dei pm napoletani e' che dal
prefetto sarebbero arrivate ''soffiate'' agli esponenti del clan
Polverino su indagini che li riguardavano. Ed e' proprio quello
che sostiene Perrone, che cita come sua fonte Nicola Imbriani,
arrestato nel 2011 in un blitz contro l'organizzazione
camorristica.
''Tartaglia ha fatto spesso riferimento a suo cugino come
fonte delle informazioni che ci venivano fornite - ha fatto
mettere a verbale Perrone -. Ricordo ad esempio che, in
occasione di un incontro che avemmo presso lo studio di Nicola
Imbriani con il Tartaglia, si diffuse la notizia che vi era
stato un controllo della Polizia o meglio che le Forze
dell'Ordine erano venute a conoscenza di questo nostro incontro;
in particolare, il Tartaglia l'indomani dell'incontro contatto'
l'Imbriani e gli riferi' che suo cugino si era inquietato in
quanto,nonostante ci avesse avvertito che vi erano indagini sul
nostro conto, noi ci eravamo comunque incontrati; che tale
circostanza era stata appunto appresa dalle Forze di polizia e
che lui aveva comunque 'sistemato' le carte anche se si trattava
dell'ultimo intervento che lui aveva inteso effettuare, vista la
nostra imprudenza nel gestire i rapporti fra di noi''. (ANSA).
FH-LN
12-MAG-13 19:13 NNNN
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