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lunedì 27 ottobre 2025

In questo cablogramma del 7 agosto 1962, il Regno Unito veniva informato di una conversazione di Enrico Mattei. Questo cablogramma, manco a dirlo, è stato pubblicato da Julian Assange:

"Ci ho messo 7 anni per condurre il Governo italiano verso una apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di 7 anni per far uscire l'Italia dalla NATO e metterla alla testa dei paesi neutrali" . 

Enrico Mattei, che durante la Resistenza ebbe un ruolo importantissimo col nome di battaglia Marconi, l'aveva capito che indipendenza energetica significa indipendenza economica, che significa a sua volta indipendenza politica. Infatti dedicò la sua vita per la libertà energetica italiana. 

Fondò l'Eni e mise in discussione il monopolio delle multinazionali del gas e del petrolio, buttò all'aria gli equilibri politici creati dagli USA in Italia nel dopoguerra. Quegli equilibri che ancora oggi resistono e che prevedono la colonizzazione del nostro Paese attraverso i servi piazzati nelle istituzioni.

Sfidò apertamente e con grandissime possibilità di vittoria le "sette sorelle": Exxon, Shell, British Petroleum, Mobil, Chevron, Gulf e Texaco. A parte la Shell, olandese, e la British, britannica, le altre cinque erano tutte società statunitensi.

La sua è la visione "Mediterranea", la sua è una visione di Paese non subalterno nel clima di Guerra Fredda e allo stesso tempo centrale nel teatro geopolitico ed economico del Mediterraneo. Il ruolo che ogni Patriota dovrebbe perseguire e che dovrebbe essere rivendicato senza sosta.

Nel 1958 stipula il primo contratto di acquisto di petrolio col governo Russo, l'anno successivo lo amplia. Scambia il petrolio con prodotti Eni: gomma sintetica, tubi di acciaio per oleodotto, pompe, saracinesche e compressori per oleodotti. Allora, forse come oggi, commerciare con la Russia era visto come fumo negli occhi. Ma lui si chiamava Enrico Mattei. Non Mattarella e giù a scendere per tutta l'armata Brancaleone. 

Il Governo Sovietico, che fino a quel momento produceva circa 400 mila tonnellate al giorno di petrolio, si dichiarò pronto a fornirne 12 milioni in 4 anni. I pozzi dell'Eni, in quel momento, ne fornivano 1 milione all'anno in Egitto e 2 milioni circa invece quelli in Iran. Giusto per avere un ordine di grandezza. 

Riesce a ottenere un prezzo per il greggio Russo di 0,67 cent di dollaro al barile, contro il prezzo di listino del momento di 1,59 cent di dollari al barile. Questo accordo consentí a Eni di abbassare sensibilmente il prezzo della benzina. 

Nel 1960 il New York Times accusava Mattei "di non mantenere i patti stipulati nel dopoguerra, di avere rotto gli equilibri del mercato dei prodotti petroliferi, scavalcando e danneggiando con la sua egoistica autonomia non solo gli interessi delle grandi compagnie, ma anche di avere compromesso futuri equilibri politici"

Vincenzo Calia, PM che mise assieme migliaia di documenti, testimoni e perizie, si espresse in questo modo: «Mattei si poneva come obiettivo l'autonomia energetica dell'Italia, la sua scomparsa azzerò quel progetto industriale e il nostro Paese tornò a dipendere dai grandi produttori internazionali».

Mauro De Mauro, giornalista de "L'Ora", si era avvicinato troppo al mistero dell'incidente aereo e otto anni dopo, nel momento in cui stava per svelare la verità sull'omicidio di Mattei, fu fatto fuori. 

Il 27 ottobre 1962 veniva ammazzato nel cielo di Bascapè, nel Pavese, Enrico Mattei. Non è difficile capire chi abbia ucciso uno dei Patrioti più importanti e coraggiosi della Storia dell'Italia.

Questi sono i benefici che l'atlantismo ha portato all'Italia. Tra i tanti benefici, ci ha allevato anche una classe politica serva, meschina, ricattabile e che non va in bagno senza prima chiedere il permesso a Washington e Tel Aviv. 


T.me/GiuseppeSalamone

Guarda "Cina e India compreranno ancora il petrolio russo - Stefano Orsi Giacomo Gabellini" su YouTube

- Terremoto di magnitudo 6.5 in Guadalupa

Terremoto di magnitudo 6.5 in Guadalupa Breve allerta tsunami, non sono state segnalati feriti (ANSA-AFP) - POINTE-À-PITRE, 27 OTT - Un terremoto di magnitudo 6,5 ha colpito il territorio francese d'oltremare della Guadalupa, secondo quanto riferito dai sismologi statunitensi. Le autorità locali non hanno, nell'immediato, segnalato danni o feriti. L'Us Geological Survey ha dichiarato che l'epicentro del sisma si trova a circa 160 chilometri a est dell'isola caraibica, a una profondità di nove chilometri. Il terremoto ha colpito intorno alle 8:30 locali (13.30 in Italia). Le autorità hanno emesso un breve allarme tsunami dopo la scossa iniziale, seguita da diverse forti scosse di assestamento. Le scosse sono state avvertito anche nei territori francesi d'oltremare della Guadalupa e della Martinica. I Caraibi sono un'area ad alta attività sismica. Un devastante terremoto di magnitudo 7,0 ha colpito Haiti nel 2010, uccidendo oltre 200.000 persone. (ANSA-AFP). 
🇷🇺🇻🇪🇺🇸 Il presidente del Comitato per la Difesa della Duma di Stato, Andrei Kartapolov, ha dichiarato che gli Stati Uniti non stanno affatto cercando cocaina in Venezuela.

«In Iraq dicevano di cercare armi di distruzione di massa, e trovarono il petrolio. In Siria cercavano armi chimiche, e trovarono di nuovo il petrolio. Ora, in Venezuela, affermano di cercare droga, ma in realtà cercano ancora il petrolio.

Il Venezuela è un nostro partner affidabile e un amico sincero, e sappiamo bene che gli amici non si abbandonano nel momento del bisogno».

Sono gravissime le parole appena pronunciate da Sigfrido Ranucci! Questa vicenda è gravissima per due motivi: il primo perché volevano silenziare il genocidio a Gaza (e in parte ci sono riusciti sulla tv pubblica!). Il secondo, perché hanno fatto pressioni su un programma di giornalismo d'inchiesta che dovrebbe essere libero di raccontare quello che accade. Poi cercano dittatori in giro per il mondo. Vergogna!



T.me/GiuseppeSalamone
L'Europa costruisce una sorveglianza di massa con la scusa della protezione dei minori

Come i funzionari si nascondono dietro le leggi per sorvegliare la popolazione

L'autore: Lorenzo Maria Pacini 

Mosca: "La pace non sarà a breve", Milei trionfa a sorpresa in Argentina - Dietro il Sipario

Mosca annuncia il missile nucleare Burevestnik, mentre il portavoce del Cremlino Peskov ammette che la "pace non sarà a breve". Ribaltando tutti i pronostici, il presidente argentino Javier Milei incassa una sorprendente vittoria alle elezioni legislative di metà mandato. Intanto, Washington aumenta la pressione sul governo di Caracas, accusato di avere un ruolo nell'esportazione di stupefacenti. Ne parliamo a Dietro il Sipario in compagnia di Luca Marfé, Enzo Pennetta ed Enrico Tomaselli. 

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🔴 I PICCOLI AL JOLANI DI GAZA
Che Israele avesse buoni rapporti con l'Isis, è cosa nota dai tempi della guerra imbastita dalla CIA contro Assad; gli israeliani curavano nei propri ospedali i feriti dello Stato Islamico (che infatti non ha mai colpito Israele, nemmeno per sbaglio), e lo stesso Netanyahu li andava a trovare in favore di telecamera. E, ovviamente, i rapporti con l'ANP sono sempre stati quelli tipici padrone-servo. Non stupisce affatto, quindi, che Tel Aviv abbia approfittato del periodo in cui imperversava nella Striscia di Gaza, per mettere in piedi delle bande politico-criminali di collaborazionisti, cui affidare il compito di creare caos e contrastare la Resistenza; né tantomeno stupisce che l'abbiano fatto ricorrendo appunto ad uomini legati all'Isis ed all'ANP, oltre che alla criminalità palestinese. Del resto, questa è una delle tante cose che hanno appreso dai nazisti, che nel ghetto di Varsavia avevano messo in piedi una sorta di milizia ebraica al servizio della Gestapo.
Dell'esistenza di queste bande, il mondo è venuto a conoscenza quando - scattata la tregua - le forze della Resistenza hanno potuto dedicare loro la meritata attenzione, giustiziandone e catturandone a decine. Esattamente quello che fecero gli ebrei polacchi appena scattò la rivolta del ghetto. Solo che la stampa occidentale ha cercato di definire queste bande criminali come 'dissidenti', cosa che nemmeno i media nazisti avrebbero mai osato dire dei loro kapò.
Questi bande hanno sinora agito sotto la copertura dell'IDF, e tutt'ora hanno le proprie basi oltre la 'linea gialla', ben al riparo dei carri armati israeliani, ma durante soprattutto l'ultimo anno si sono specializzate nella collaborazione con i servizi israeliani per individuare i combattenti palestinesi, e soprattutto in lucrose attività criminali come il contrabbando, il mercato nero, l'usura ed il cambio di valuta, oltre che nel saccheggio (e successiva rivendita) degli aiuti alimentari.
Fondamentalmente sono quattro, rispettivamente guidate da Yasser Abu Shabab (Isis), Rami Khalas, Ashraf al Mansi e Hossam al-Astal (ANP). La banda di Abu Shabab, un ex-detenuto evaso a seguito del bombardamento israeliano sul carcere dove era prigioniero, opera a Rafah, un'area sotto totale controllo israeliano; quella di al-Astal a Khan Yunis, mentre le altre due operano nell'area di Gaza City. Tutte queste bande, oltre alla protezione israeliana, ricevono dall'IDF armi e munizioni - in genere quelle che l'esercito recupera dagli scontri con la Resistenza. Inoltre, oltre ai proventi delle attività criminali, ricevono finanziamenti dagli Emirati Arabi Uniti (la peggiore entità araba della regione, un vero e proprio agente di destabilizzazione in servizio permanente), oltre che mezzi come pick-up ed auto. Il tutto, ovviamente, attraverso i valichi controllati dall'IDF.
Queste bande criminali, comunque, evidentemente ispirate dal successo del loro omologo siriano Al Jolani (ex tagliagole dell'Isis e di Al Qaeda, diventato inopinatamente presidente della Siria), hanno ora addirittura ambizioni politiche. Avendo compreso l'aria che tira, ed avendo chiaro - anche su imbeccata dei servizi israeliani - in quale direzione si cerca di far evolvere la situazione, ritengono che si stia aprendo una finestra di opportunità per passare dal ruolo di criminali a quello di forze di sicurezza collaborazioniste.
Come ha detto a Sky News al-Astal, riferendosi anche agli altri capibanda, "abbiamo un progetto ufficiale. Siamo tutti a favore della 'Nuova Gaza'. Presto otterremo il pieno controllo della Striscia di Gaza e ci riuniremo sotto un unico ombrello".
Il disegno - alquanto ambizioso - è quello di assumere un ruolo politico-militare nella Gaza immaginata a Washington, sfruttando la copertura politica (ed i fondi) degli Emirati, e quella militare di Tel Aviv. Quanto sarà effettivamente praticabile, anche solo il tentativo, è tutta da vedere.

🟥🟥🟥 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐦𝐢 𝐬𝐮 𝐓𝐞𝐥𝐞𝐠𝐫𝐚𝐦!
Zelensky just told Axios that sanctions alone won't move Russia, he needs Tomahawks to "pressure" Putin. Meanwhile, Russia flies a nuclear-powered cruise missile, Burevestnik 14,000 km undetected. Who's escalating, and who's quietly winning?

 In a desperate Axios interview, Zelensky all but begged Trump for long-range missiles, claiming they wouldn't need to be fired, just shown.

"If Putin doesn't stop, we need something to stop him… We speak not only about Tomahawks."

He called the new U.S. sanctions "helpful," but admitted they're not enough. He wants Trump to pile on, to make Putin "feel pressure."

Here's the problem: you don't beg for leverage when you're winning. Yet Zelensky claims to be winning?

Behind the scenes, Zelensky offered to freeze the front lines, a de facto admission that Ukraine's AFU has collapsed. He's trying to spin defeat as strategic, but the truth is clear, NATO's Wunderwaffe have all failed, and Kiev is out of time, men, and miracles.

Trump, for his part, flip-flopped, he cancelled his summit with Putin, a summit Russia wasn't in need of. Imposed new sanctions on Russian oil. But still refused to send Tomahawks, for now aware that crossing Putin's red line might not trigger another press release… it might trigger Burevestnik and Orshenik.

"If Russian territory is hit with such a weapon, the response will be very serious — if not, as they say, overwhelming." — President Vladimir Putin, Oct 23

And then it was confirmed, Burevestnik flew.

The Burevestnik, nuclear-powered, radar-evading, unlimited range, soared over 14,000 km in a test flight days, and confirmed after Putin's warning.

"This is a unique product that no one else in the world has," Putin said.

Chief of the General Staff Valery Gerasimov confirmed the missile executed flawless horizontal and vertical maneuvers, remaining undetectable to air defenses.

"It is capable of striking highly protected targets at any distance with guaranteed accuracy."

Translation? No Western radar can see it.
No Western system can stop it. And it's no longer experimental.

The West talks about escalation like it's a press release. Russia answers with hardware. Not to fight — but to end the conversation before it begins.

The Burevestnik isn't a provocation. It's a absolute deterrence, if this was an age of reason and sanity. A geopolitical silencer. A message written in physics. Range, unlimited. Detection: impossible. Time left for bluffing, zero. 

Zelensky talks like a man playing poker with borrowed chips. Trump is trapped between neocon war hawks and his instincts for diplomacy. London and the EU push the neocon objective of suicidal escalation.
And Moscow? It just redefined deterrence, calmly, completely, and on a nuclear engine.

This isn't escalation. It's gravity, trying to regain control.

The Axios interview is just the latest episode of Western panic, a fallen proxy whispering through elite media while Ukraine bleeds. Zelensky isn't seeking peace. He's seeking permission to keep sacrificing his country in someone else's war. And the West applauds it, because admitting Russia is winning would mean admitting NATO has been defeated. But on the ground, that truth is no longer negotiable. Russia isn't just outlasting the collective West, but dismantling it, piece by piece, while its enemies hold press conferences to mask retreat.

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