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martedì 15 settembre 2015

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-10343 presentato da DI MAIO Luigi testo di Lunedì 14 settembre 2015, seduta n. 481   LUIGI DI MAIO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:    l'8 agosto 2015 il Ministro interrogato ha risposto all'interrogazione a risposta scritta n. 4-08875 depositata dall'interrogante il 22 aprile 2015;    in tale atto, vengono forniti dei dati che appaiono all'interrogante eccessivamente ottimistici e, nonostante ciò, un fatto risulta evidente: dal 1996 ad oggi sono morti 211 militari italiani per esposizione da amianto; ne sono morti meno in tutti gli scenari di guerra che l'Italia combattuto. In questo Paese, in altre parole, muoiono più soldati per essere stati esposti all'amianto sugli elicotteri, sui carri armati, sulle navi, nei sommergibili e sugli aerei, che combattendo guerre. Basti, infatti pensare che i militari morti in guerra dal 1996 ad oggi sono circa 113, a fronte dei 211 morti inalando amianto nei mezzi militari italiani: tra i servitori dello Stato ci sono più soldati uccisi dalla patria che servendo, la patria e tutto questo senza considerare i 194 casi di malattie diagnosticate, la cui prognosi, tragicamente, è infausta, perché l'amianto non perdona;



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10343
presentato da
DI MAIO Luigi
testo di
Lunedì 14 settembre 2015, seduta n. 481
  LUIGI DI MAIO. — Al Ministro della difesa— Per sapere – premesso che:
   l'8 agosto 2015 il Ministro interrogato ha risposto all'interrogazione a risposta scritta n. 4-08875 depositata dall'interrogante il 22 aprile 2015;
   in tale atto, vengono forniti dei dati che appaiono all'interrogante eccessivamente ottimistici e, nonostante ciò, un fatto risulta evidente: dal 1996 ad oggi sono morti 211 militari italiani per esposizione da amianto; ne sono morti meno in tutti gli scenari di guerra che l'Italia combattuto. In questo Paese, in altre parole, muoiono più soldati per essere stati esposti all'amianto sugli elicotteri, sui carri armati, sulle navi, nei sommergibili e sugli aerei, che combattendo guerre. Basti, infatti pensare che i militari morti in guerra dal 1996 ad oggi sono circa 113, a fronte dei 211 morti inalando amianto nei mezzi militari italiani: tra i servitori dello Stato ci sono più soldati uccisi dalla patria che servendo, la patria e tutto questo senza considerare i 194 casi di malattie diagnosticate, la cui prognosi, tragicamente, è infausta, perché l'amianto non perdona;
   venendo al merito della risposta, i dati concernenti i casi di malattie asbesto-correlate conosciute dall'Osservatorio epidemiologico della difesa, sono evidentemente sottostimati, anche per implicita dichiarazione del Ministro, laddove nella risposta dichiara che «la lunga latenza (dai 25 ai 45 anni) tra l'esposizione all'asbesto e la diagnosi della malattia, specie nei casi di mesotelioma, comporta che l'evidenza clinica della patologia si manifesti in una fascia d'età in cui il soggetto, avendo cessato il servizio attivo, è definitivamente assistito dal Servizio Sanitario Nazionale e, pertanto, eventuali patologie non vengono notificate alla sanità militare». Di fronte ad una latenza media che corrisponde più o meno all'anzianità necessaria per il collocamento a risposo risulta di tutta evidenza, per non dire certo, che i numeri forniti dal Ministro sono ben lontani dal ritrarre la realtà e rischiano di rappresentare la solita «punta dell'iceberg»;
   inoltre:
    a) non è dato sapere se il dato fornito considera la popolazione maschile italiana che ha espletato agli obblighi del servizio di leva;
    b) gli insiemi e i sottoinsiemi sopra riportati non specificano i casi di mesotelioma maligno;
    c) appare sconcertante il numero eccezionalmente alto dei casi di malattie asbesto correlate insorte nei militari dell'Arma dei carabinieri: 115 totali, di quali 50 deceduti: non si comprende la ragione di un così elevato numero di casi nell'Arma dei carabinieri, essendo la stessa normalmente e teoricamente quella meno esposta a condizioni ambientali e professionali con presenza di amianto o di materiali contenenti amianto;
   per quanto riguarda la questione concernente i riconoscimenti di causa di servizio e il numero dei trattamenti previdenziali riconosciuti, stupisce quella che l'interrogante ritiene la «non risposta» del Ministro: è semplicemente grottesco dire che il Ministero non dispone di elementi cognitivi in merito. È del tutto improprio, inoltre, il riferimento ai dati sensibili, dal momento che si richiedevano dati statistici del tutto anonimi;
   peraltro, il Ministero è sicuramente a conoscenza di tali dati, avendo una sua specifica e competente «direzione generale», «PREVIMIL», per ciò espressamente costituita, che riceve, gestisce e istruisce tutte le necessarie azioni amministrative volte a riconoscere o meno le cause di servizio, i trattamenti previdenziali di vario tipo riconosciuti e anche le «equiparazioni alle vittime del dovere»;
   con riferimento al numero di domande prodotte dal personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica (o dai loro superstiti, in caso di decesso), i quali, ammalatisi, per patologie asbesto correlate, hanno presentato domanda di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio di riconducibilità alle particolari condizioni ambientali od operative di missione, ai fini dell'attribuzione dei benefici connessi allo status di «equiparato» alle vittime del dovere (secondo quanto disposto dal comma 564 dell'articolo 1 della legge n. 266 del 2005 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006), il Ministro ha dichiarato che al 30 aprile 2015 risulta la presentazione di n. 602 istanze, suddividendo i dati solo con riferimento all'esito, ma non per forza armata, laddove questo dato sarebbe stato molto rilevante;
   inoltre, nella risposta del Ministro si può leggere che «la Marina Militare, già attivatasi quando, nel 1986, l'allora Ministero della sanità emanò la prima circolare che ne vietava l'utilizzo nelle scuole e negli ospedali, non ha più impiegato materiali contenenti amianto e, dal 1992, tutte le unità navali sono state costruite e messe in servizio con la certificazione «amianto free» da parte del cantiere costruttore»; in realtà, secondo quanto risulta all'interrogante, quanto asserito dal Ministro non collima con quanto provato dalla esaustiva documentazione e dalle testimonianze provenienti dagli atti processuali dei procedimenti penali cosiddetti «Marina 1» e «Marina 2» svoltisi o in fase di svolgimento (per il «Marina 2») in primo grado presso il tribunale di Padova e in secondo grado (per il «Marina 1») presso la corte d'appello di Venezia e dove l'Avvocatura dello Stato difende tutti gli alti vertici militari chiamati a giudizio;
   peraltro, sempre secondo quanto risulta all'interrogante, negli anni immediatamente successivi al 1986 continuarono ad essere impiegati materiali di magazzino contenenti amianto fino ad esaurimento e la certificazione «amianto free» è stata fornita dal cantiere costruttore solo per le unità navali realizzate negli ultimi 10 anni (ossia i sommergibili Todaro e Scirè, per le navi classe orizzonte Caio Duilio e Andrea Doria, per la nave aeromobili Cavour);
   al contrario, secondo quanto segnalato all'interrogante, un censimento/monitoraggio commissionato tra il 2007 e il 2008 proprio dalla Marina Militare al RINA (Registro italiano navale) ha determinato ogni presenza di amianto o materiale contenente amianto su ogni unità navale di superficie e subacquea. Il predetto censimento/monitoraggio è a disposizione negli atti del procedimento «Marina 2» a dibattimento presso il tribunale di Padova;
   grosse perplessità desta anche l'affermazione del Ministro secondo cui «l'Aeronautica militare italiana ha dettato le norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto e, a seguito delle informazioni pervenute dalle ditte costruttrici, ha potuto consolidare il quadro relativo alla possibile ubicazione dell'amianto negli aeromobili che, in estrema sintesi, si può ricondurre ad alcuni dei componenti od assiemi»; in effetti, è di pubblico dominio, nonché ampiamente riportato dagli organi di stampa, che sono stati aperti procedimenti penali perlomeno presso le procure della Repubblica di Torino e Padova. Essi scaturiscono dalla presenza di amianto e materiali contenenti amianto in attrezzature, sistemi d'arma, equipaggiamenti, veicoli, mezzi e velivoli in forza nell'Aeronautica militare; inoltre, proprio per ciò che concerne i velivoli, di tutti i tipi, è notizia di questi giorni che il procuratore della Repubblica di Torino, il dottor Raffaele Guariniello ha iscritto nel registro degli indagati i vertici che tra gli anni ’90 e il 2014 hanno lavorato in Agusta-Westland;
   peraltro, secondo la letteratura scientifica, occorrere aggiungersi tra le possibili «fonti di contaminazione» per i militari e per i dipendenti civili del Ministero della difesa e loro prossimi congiunti: abbigliamento e dispositivi personali di protezione «antincendio», impianti e tecnologie comunque asservite alla produzione generazione/conduzione/trasporto di calore, costruzioni edilizie, tecnologie impiantistiche (come nel caso, ad esempio, dei radar), sistemi d'arma di vario tipo con motori endotermici (ad esempio missili o razzi);
   con riferimento all'affermazione secondo cui «l'Arma dei Carabinieri, premesso che la fonte di contaminazione è limitata ad una motovedetta dimessa nel 2007, ha avviato un “programma di prevenzione per pregresse presunte esposizioni ad amianto”, in linea con i comuni orientamenti delle Forze di Polizia, anche in presenza di esposizioni a fibre di amianto inferiori ai limiti previsti per la popolazione generale» appare molto sorprendente che il Ministro abbia individuato un'unica fonte di contaminazione, «limitata ad una motovedetta», tralasciando tutto il parco mezzi istituzionale proprio dell'Arma dei carabinieri costituito certamente da una pluralità di veicoli, ai quali debbono sicuramente aggiungersi i veicoli blindati su ruote per ordine pubblico e sicurezza (ad esempio le autoblindo Fiat 6616, le autoblindo Dardo, le autoblindo Puma, i veicoli protetti meglio conosciuti come «scarrafoni» e altro) ampiamente e quotidianamente utilizzati sul territorio nazionale e in tutte le missioni internazionali in cui sono impegnati nostri militari –:
   se il Ministro interrogato non ritenga di doversi attivare affinché l'Osservatorio epidemiologico della difesa censisca anche i militari in quiescenza affinché il dato sia effettivo e non puramente teorico e del tutto parziale;
   se il Ministro interrogato non ritenga di dover maggiormente specificare i dati sulle diagnosi specificando i casi di mesotelioma maligno;
   se il Ministro interrogato non ritenga di dover fornire i dati relativi ai riconoscimenti di causa di servizio e i relativi trattamenti previdenziali riconosciuti e se, nel caso in cui non sia in alcun modo possibile dedurlo, non ritenga di dover disporre che le banche dati siano ricostruite con questa specificazione;
   se sia possibile conoscere il numero di domande di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio per patologie asbesto correlate prodotte dal personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica (o dai loro superstiti, in caso di decesso) suddiviso per singola forza armata;
   se il Ministro sia a conoscenza degli esiti del censimento/monitoraggio commissionato tra il 2007 e il 2008 dalla Marina Militare al Rina e quale sia il suo orientamento in merito;
   se il Ministro non ritenga doveroso, nell'ambito dell'esercizio del suo potere di indirizzo politico, imprimere una tanto inedita quanto doverosa svolta nelle operazioni di bonifica e nella protezione del personale militare italiano. (4-10343)

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