IL COMPLOTTO BIANCO-FIORINO
In Italia le cooperative di lavoro sono più di 60.00; ma dal computo sono escluse quelle del settore agricolo perché di complicata determinazione. La Coldiretti fa sapere che in Italia su circa un milione di soggetti, che a vario titolo lavorano nei campi, 600.000 sono stranieri (il 60%); questi, quasi tutti attraverso le cooperative o il caporalato, che a volte sono contigui, tradendo lo spirito solidaristico per cui le cooperative sono nate nel secolo scorso.
L’ambiguità imperante nel settore (i dati statistici più recenti rintracciabili risalgono al 2018) è voluta dalle imprese private e pubbliche; tramite il sistema degli appalti il più delle volte si lucra a vantaggio del malcostume economico e politico (caratteristica patriottica nazionale); da qualunque parte o settore ti giri, c’è quasi sempre lo scandalo a portata di mano
In questo quadro, in gran parte le cooperative sono divenute mere agenzie di collocamento della mano d’opera, collocata a rischio delle legittimità legislative e contrattuali; questo è lo scandalo che la stampa dovrebbe approfondire e denunciare; non la particolarità della suocera dell’africano Aboubakar Soumahoro.
Diventato l’avoriano un personaggio pubblico per le lotte organizzate a difesa dei diritti degli immigrati; a tutta la stampa e la televisione di destra, (possedute da Silvio Berlusconi, Urbano Cairo, ecc.) e ai colletti bianchi generalmente impunibili per prescrizioni, non è parso vero poter utilizzare strumentalmente una questione marginale rispetto al vero problema scandaloso in genere delle cooperative; armando il plotone d’esecuzione per fucilare lo sporco negro dagli stivali infangati.
La ciliegia sul panettone padronale prenatalizio è stata messa nella trasmissione TV Piazza Pulita dal servo di Urbano Cairo, Corrado Formigli. Come suo solito, anziché fare domande, più che suggerire ordina le risposte che vuole ascoltare; per tutta la durata della puntata televisiva il finto giornalista si è trasformato in Pubblico Ministero, chiedendo addirittura al malcapitato di chiedere scusa pubblicamente ai suoi compagni di sventura. Non è manco stato un processo, ma una inquisizione in stile medioevale.
Dando atto a Paolo Mieli d’aver denunciato il retro macchinoso complotto; l’altro giudice garantista che ci ha messo del suo è stato il solito garantista Antonio Padellaro, accusando il ““povero negro” per non aver confessato a Fratoianni la sua indegnità a diventare onorevole per le presunte colpe della suocera.
Da contestatore delle ingiustizie (conformemente o meno ai cliché) a imputato “dai pancia piena“ dei media; l’unico modo per liberare l’Italia dai bacati frutti della giungla privatistica (e pubblica) maturati dal mercantilismo, è il poterli licenziare sui due piedi spedendoli senza stipendio sui marciapiedi, per far vivere a questi le esperienze dei lavoratori immigrati neri in nero; solo così è riacquisibile la professionalità del non pretendere risposte volute ma per fare domande chiarificatrici.
Seduti sulla riva del fiume, PD, CGIL e USB sono in attesa che passi il cadavere.
Enrico Corti
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