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sabato 30 novembre 2019

= SCHEDA = Dal '79 quinto referendum su divisione Venezia-terraferma


SABATO 30 NOVEMBRE 2019 14.56.44


= SCHEDA = Dal '79 quinto referendum su divisione Venezia-terraferma =

(AGI) - Roma, 30 nov. - Dopo l'alluvione del '66 da 1,94 cm, le acque alte dei cinquant'anni successivi, la costruzione del Mose, la mancata messa in funzione, lo scandalo delle tangenti e, da ultima, l'ondata di piena da 1,87 del 12 novembre di soli 7 cm inferiore al picco massimo di 53 anni fa, con centinaia di milioni di danni, Venezia e' oggi alla sua prova piu' difficile. Quella del referendum di domenica primo dicembre che la mette di fronte al tentativo di sottrarla all'abbraccio della terraferma. In primis di Mestre e del suo hinterland, di cui fa parte anche Marghera, il glorioso polo industriale con il suo porto d'attracco delle navi merci e l'aeroporto. Se poi ci mettiamo anche le Grandi Navi e gli incidenti accaduti nel Canale della Giudecca, piu' l'invasione dei 30 milioni di turisti l'anno, il dado e' tratto. I veneziani sono stufi e tra le calli soffia vento di separazione. Un referendum consultivo che vorrebbe pero' sancire la divisione amministrativa tra Venezia, con tutte le sue isole (91.370 abitanti in tutto) e Mestre, con tutto il suo entroterra (177.471 residenti, molti ex veneziani transfughi per piu' d'una ragione). Due comuni, due municipi, due sindaci distinti. La citta' lagunare va domenica al voto con la testa piena di pensieri e problemi: prima di tutto l'acqua alta e il moto ondoso; Mestre con meno ansie ma tante responsabilita'. Anche su Venezia, se si dovesse distaccare. Un'operazione, la separazione, che rispetto ai tentativi precedenti oggi si presenta piu' suggestiva, facile, alla portata. Anche sull'onda dell'emozione che ha prodotto l'ultima emergenza, proprio perche' laguna e terraferma si presentano come due realta' che hanno di fronte a se' problemi e problematiche opposte e che l'unione territoriale appiattisce e non e' piu' in grado di risolvere. Meglio separati che uniti, dunque, e' l'aria che tira. (AGI) Rm3/Gip (Segue) 301456 NOV 19 NNNN
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= SCHEDA = Dal '79 quinto referendum su divisione Venezia-terraferma (2)=

(AGI) - Roma, 30 nov. - In cinquant'anni di storia, quello di domenica primo dicembre e' il quinto referendum che si svolge sul tema separazione. I primi tre, 1979, 1989 e 1994, sono stati bocciati dalla prevalenza schiacciante di "no" allo smembramento delle due realta', il quarto - nel 2003 - e' miseramente fallito per mancanza di voti e votanti, e non ha raggiunto il quorum. S'e' di fatto votato al ritmo di una volta ogni otto anni. Questo referendum 2019 e' quello piu' incerto. E il piu' divisivo. Lacerante. E ha rimescolato un po' tutte le carte, come anche le radicate, ataviche e granitiche posizioni. Questa volta l'attenzione e la tensione nelle due citta' per il voto e' altissima. Come la mobilitazione. Fa testo l'affollatissima assemblea svoltasi domenica 24 novembre all'Ateneo Veneto - "Riflessioni sul referendum" - alla presenza di tutti i contendenti. Stretti come sardine. Forte partecipazione civica. Scarsa quella dei partiti, le cui posizioni appaiono meno granitiche. Il Pd e la sinistra in genere confermano il "no" alla divisone, ma tra i dem non mancano voci contrastanti e dissonanti che parteggiano per il Si'. Come per il Si' e' gran parte dell'intellighenzia progressista e dell'ambientalismo: lo scrittore Antonio Scurati, premio Strega con M. Il figlio del secolo, nato a Napoli, infanzia lagunare, studi tra Milano e Parigi, e Italia Nostra. Beppe Grillo ha dettato la linea per il Si', ma tra i 5 Stelle serpeggiano molti i "no". La Lega, che qui era Liga Veneta, separatista e secessionista ante litteram, ha lasciato liberta' di coscienza. Ma il suo leader, il Governatore Veneto Luca Zaia, non ha preso posizione. Il Sindaco Luigi Brugnaro, espressione di Forza Italia e centrodestra, l'ex ministro Renato Brunetta sono per il "no". Quanto al Sindaco, pero', nessuno scorda che a settembre - dopo il via del Consiglio di Stato al referendum - ha annunciato che non avrebbe partecipato alla campagna elettorale, invitando i cittadini a disertare il voto. Punta al fallimento anche Massimo Cacciari, il tre volte sindaco della citta'. In caso di vittoria del Si', Venezia finirebbe al quarto posto tra i comuni veneti capoluogo di provincia, dopo Verona, Padova e Vicenza, mentre Mestre diventerebbe il terzo comune piu' popoloso della regione, il primo tra i non capoluogo di provincia. (AGI) Rm3/Gip 301456 NOV 19 NNNN   

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