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mercoledì 25 agosto 2010

FUORI BERLUSCONI - TUTTI IN PIAZZA - W LA COSTITUZIONE Firma l'appello di Andrea Camilleri, Margherita Hack e Paolo Flores d'Arcais Il carattere eversivo dell’azione di Berlusconi è ormai dichiarato, la sua volontà di assassinare la Costituzione nata dalla Resistenza è costantemente esibita. Per difendere la Repubblica è necessario che l’Italia civile faccia sentire unanime la sua voce. A questa Italia che vuole rinascere dalle macerie in cui l’ha precipitata un regime di cricche chiediamo di scendere in piazza al più presto, l’ultimo sabato di settembre o il primo di ottobre, per una grande manifestazione nazionale a Roma. Ci rivolgiamo a tutte le associazioni, i club, le testate, i siti, i gruppi “viola”, a tutti i cittadini che si riconoscono nei valori della Costituzione e nella volontà di realizzarli compiutamente. Ci rivolgiamo al mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo, a tutte le personalità che hanno il privilegio e la responsabilità della visibilità pubblica, perché si impegnino tutti, individualmente e direttamente, alla realizzazione di una indimenticabile giornata di passione civile. FUORI BERLUSCONI REALIZZIAMO LA COSTITUZIONE VIA I CRIMINALI DAL POTERE RESTITUIRE LE TELEVISIONI AL PLURALISMO ELEZIONI DEMOCRATICHE

FUORI BERLUSCONI - TUTTI IN PIAZZA - W LA COSTITUZIONE Firma l'appello di Andrea Camilleri, Margherita Hack e Paolo Flores d'Arcais
Il carattere eversivo dell’azione di Berlusconi è ormai dichiarato, la sua volontà di assassinare la Costituzione nata dalla Resistenza è costantemente esibita. Per difendere la Repubblica è necessario che l’Italia civile faccia sentire unanime la sua voce.
A questa Italia che vuole rinascere dalle macerie in cui l’ha precipitata un regime di cricche chiediamo di scendere in piazza al più presto, l’ultimo sabato di settembre o il primo di ottobre, per una grande manifestazione nazionale a Roma.
Ci rivolgiamo a tutte le associazioni, i club, le testate, i siti, i gruppi “viola”, a tutti i cittadini che si riconoscono nei valori della Costituzione e nella volontà di realizzarli compiutamente. Ci rivolgiamo al mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo, a tutte le personalità che hanno il privilegio e la responsabilità della visibilità pubblica, perché si impegnino tutti, individualmente e direttamente, alla realizzazione di una indimenticabile giornata di passione civile.

FUORI BERLUSCONI
REALIZZIAMO LA COSTITUZIONE
VIA I CRIMINALI DAL POTERE
RESTITUIRE LE TELEVISIONI AL PLURALISMO
ELEZIONI DEMOCRATICHE

Andrea Camilleri
Paolo Flores d’Arcais
Margherita Hack 

http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391171 

G8, I Poliziotti per primi chiedono chiarezza.

martedì 24 agosto 2010

Processo breve, ecco come B. prepara la sua fuga

Nel Pdl si cerca l'appoggio dell'Udc per approvare la norma in autunno. Intanto, il 14 dicembre la Consulta potrebbe bocciare la legge sul legittimo impedimento
di Antonella Mascali
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/24/processo-brevecosi-si-preparala-fuga-di-b/52460/ 

Caso Aldrovandi: un pm querela la madre

Caso Aldrovandi: un pm querela la madre

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/23/patrizia-aldrovandi-la-madre-piu-querelata-d-italia/52272/

Fuori Berlusconi Tutti in piazza W la Costituzione

Fuori Berlusconi
Tutti in piazza
W la Costituzione


Dopo pochi giorni il lancio del No B Day 2, da Micromega arriva un nuovo invito a manifestare. Sul suo sito Internet è stato pubblicato un appello a scendere in piazza a firma di Paolo Flores d'Arcais, Andrea Camilleri, Margherita Hack e don Gallo
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/24/camilleri-flores-e-hack-scendiamo-in-piazza-a-difesa-della-costituzione/52626/

Sentenze a tutto campo

Sentenze a tutto campo.
Hai sentenze di interesse collettivo, inviacele e volentieri le pubblicheremo.

Tutela della salute

Un mondo riguardante la tutela della salute e di facile consultazione

CARCERI: OSAPP, POLIZIA PENITENZIARIA PASSI AL VIMINALE

CARCERI: OSAPP, POLIZIA PENITENZIARIA PASSI AL VIMINALE
DOPO PUBBLICAZIONE BANDO PER 1600 AGENTI POLIZIA STATO
(ANSA) - ROMA, 24 AGO - Per la ''sopravvivenza'' del Corpo
dei 'baschi azzurri' e per ''ottimizzare il funzionamento degli
istituti penitenziari'' , e' ''ogni giorno piu' urgente il
passaggio della polizia penitenziaria alle dipendenze del
Ministero dell'Interno''. A chiederlo e' Leo Beneduci,
segretario generale dell'Osapp, cosi' commentando la
pubblicazione, sulla Gazzetta Ufficiale di oggi, del bando di
concorso per 1.600 agenti della polizia di Stato.
''Anche se l'organico della polizia di Stato e' piu' di due
volte il nostro e sussiste la disponibilita' di maggiori
risorse anche economiche - sostiene l'Osapp - e' di tutta
evidenza che al Viminale, rispetto al Ministero della Giustizia,
i risultati si perseguano con costanza e l'organico del
personale venga potenziato con priorita' assoluta,
nell'interesse della collettivit… e degli stessi operatori di
polizia''. L'Osapp rileva che ''nonostante l'emergenza
penitenziaria sia diventata quella di maggiore rischio per la
sicurezza dei cittadini (68.211 presenze detentive per 44.585
posti disponibili alle 17,00 di ieri), nella polizia
penitenziaria da pi— di un anno non ci sono nuovi bandi di
assunzione, mentre prosegue la 'favola' delle 2.000 unita' in
piu' che, se e quando ci saranno, tenuto anche conto di coloro
che stanno andando in pensione anche per infermita' da stress,
colmeranno non oltre il 30% delle carenze esistenti nel Corpo''
''Vista la persistente inadeguatezza politica e il
progressivo impoverimento che contraddistingue la gestione
della polizia penitenziaria e delle carceri - conclude Beneduci
- il dubbio che ogni giorno si consolida Š che per gli istituti
di pena si voglia fare altro e che l'ipotesi di una forte
volont… di privatizzare i servizi e la vigilanza interna, ad
esempio nelle nuove strutture del cosiddetto 'piano carceri',
non sia affatto remota''. (ANSA).

COM-BAO
24-AGO-10 13:29 NNNN
CARCERI: OSAPP, URGENTE PASSAGGIO POLIZIA PENITENZIARIA A MINISTERO INTERNO (2) =

(Adnkronos) - ''Infatti, e' sotto gli occhi di tutti che
nonostante l'emergenza penitenziaria sia diventata quella di maggiore
rischio per la sicurezza dei cittadini (68.211 presenze detentive per
44.585 posti disponibili alle 17,00 di ieri) - aggiunge ancora il
sindacalista - nella polizia penitenziaria da piu' di un anno non ci
sono nuovi bandi di assunzione, mentre prosegue la 'favola' delle
2.000 unita' in piu' che, se e quando ci saranno, tenuto anche conto
di coloro che stanno andando in pensione anche per infermita' da
stress, colmeranno non oltre il 30% delle carenze esistenti nel
Corpo".

Beneduci conclude che, vista "la persistente inadeguatezza
politica e il progressivo impoverimento che contraddistingue la
gestione della polizia penitenziaria e delle carceri il dubbio che
ogni giorno si consolida e' che per gli istituti di pena si voglia
fare altro e che l'ipotesi di una forte volonta' di privatizzare i
servizi e la vigilanza interna, ad esempio nelle nuove strutture del
c.d. 'piano carceri', non sia affatto remota".

(Mrg/Col/Adnkronos)
24-AGO-10 13:14

NNNN

Regolamento recante integrazione delle informazioni relative alla scheda di dimissione ospedaliera, regolata dal decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380.

Ministero della salute
D.M. 8-7-2010 n. 135
Regolamento recante integrazione delle informazioni relative alla scheda di dimissione ospedaliera, regolata dal decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 20 agosto 2010, n. 194.
D.M. 8 luglio 2010, n. 135   (1).
Regolamento recante integrazione delle informazioni relative alla scheda di dimissione ospedaliera, regolata dal decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380. (2)
(1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 20 agosto 2010, n. 194.
(2) Emanato dal Ministero della salute.
 
IL MINISTRO DELLA SALUTE
Visto il decreto del Ministro della sanità del 28 dicembre 1991, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 13 del 17 gennaio 1992, con il quale è stata istituita, ai sensi dell'articolo 58 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, la scheda di dimissione ospedaliera, quale strumento ordinario per la raccolta delle informazioni relative ad ogni paziente dimesso dagli istituti di ricovero pubblici e privati esistenti sul territorio nazionale;
Visto il decreto del Ministro della sanità 26 luglio 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 180 del 3 agosto 1993, che ha attivato il flusso informativo delle schede di dimissione ospedaliera, quale rilevazione sistematica delle informazioni anagrafico-amministrative e sanitarie relative a tutti i dimessi dagli istituti di cura pubblici e privati e ha disciplinato i tempi e le modalità di trasmissione delle informazioni dalle Regioni e Province autonome al Ministero;
Visto l'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Visto il decreto del Ministro della sanità 27 ottobre 2000, n. 380 «Regolamento recante norme concernenti l'aggiornamento della disciplina del flusso informativo sui dimessi dagli istituti di ricovero pubblici e privati»;
Visto l'articolo 117, secondo comma, lettera r) della Costituzione, che attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato, fra l'altro, il coordinamento informativo statistico ed informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale;
Visto l'articolo 3, comma 5, dell'intesa sancita dalla Conferenza Stato-Regioni il 23 marzo 2005 ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, in attuazione dell'articolo 1, comma 173, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il quale dispone che la definizione ed il continuo adeguamento nel tempo dei contenuti informativi e delle modalità di alimentazione del Nuovo sistema informativo sanitario sono affidati alla Cabina di Regia di cui all'accordo quadro tra il Ministro della salute e le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano del 22 febbraio 2001 e vengono recepiti dal Ministero della salute con propri decreti attuativi, compresi i flussi informativi finalizzati alla verifica degli standard qualitativi e quantitativi dei livelli essenziali di assistenza;
Vista l'intesa tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano sul Piano Nazionale di contenimento dei tempi di attesa per il triennio 2006-2008, di cui all'articolo 1, comma 280 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, sancita il 28 marzo 2006, che al punto 7.1 «Monitoraggio di sistema» prevede che le Regioni garantiscano l'inserimento nella Scheda di dimissione ospedaliera di due nuovi campi: data di prenotazione e classe di priorità (qualora abbia adottato tale modalità di ammissione al ricovero) ai fini di una lettura a tutto campo del fenomeno dei tempi di attesa per i ricoveri;
Visto il verbale della seduta della Cabina di Regia del Nuovo Sistema Informativo Sanitario del 23 settembre 2008 in merito all'approvazione dell'aggiornamento della scheda di dimissione ospedaliera con l'integrazione dei campi concernenti il livello di istruzione, la data di prenotazione, la classe di priorità e il codice causa esterna, con l'individuazione della relativa tempistica;
Considerata l'esigenza che la raccolta delle informazioni avvenga in modo omogeneo ai fini della comparabilità dei dati e degli indicatori, anche per una corretta applicazione del «Sistema di garanzie per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria», di cui al decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 12 dicembre 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 9 febbraio 2002, Supplemento Ordinario, n. 34;
Ritenuto, quindi, di dover aggiornare il contenuto informativo della scheda di dimissione ospedaliera e le relative regole di compilazione e codifica di cui al citato decreto del Ministro della sanità n. 380 del 2000, per finalità di programmazione e monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza;
Acquisito il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano nella seduta del 29 ottobre 2009, Rep. Atti n. 173/CSR;
Udito il Parere del Consiglio di Stato, espresso dalla sezione consultiva per gli atti normativi nell'adunanza dell'8 marzo 2010;
Vista la comunicazione del Ministero della salute alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 17, comma 3, della predetta legge n. 400 del 1988, con nota n. DGPROG 0016156-P del 14 maggio 2010, così come attestata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con nota del 25 maggio 2010 prot. n. DAGL/18.2.2.1/2010/3/3721;
Adotta
il seguente regolamento:
Art. 1  Integrazione delle informazioni contenute nella Scheda di dimissione ospedaliera
1.  All'articolo 1, comma 1, del decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380, che disciplina, alle lettere a) e b), rispettivamente la sezione prima e la sezione seconda della scheda di dimissione ospedaliera, sono apportate le seguenti modifiche:

a)  alla lettera a), dopo il numero 6) è inserito il seguente: «6-bis) livello di istruzione»;
b)  alla lettera b), dopo il numero 13) sono inseriti i seguenti: «13-bis) data di prenotazione» e «13-ter) classe di priorità»; dopo il numero 19) è inserito il seguente: «19-bis) codice causa esterna».

2.  All'articolo 3, comma 3, del decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380 sono apportate le seguenti modifiche:

a)  dopo il numero 6) è inserito il seguente: «6-bis) livello di istruzione»;
b)  dopo il numero 13) sono inseriti i seguenti: «13-bis) data di prenotazione» e «13-ter) classe di priorità»;
c)  dopo il numero 19) è inserito il seguente: «19-bis) codice causa esterna».

Art. 2  Tempistica di trasmissione delle informazioni; rilevanza della trasmissione ai fini dei finanziamenti regionali
1.  All'articolo 3 del decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380, dopo il comma 4 sono inseriti i seguenti:
«4-bis. A decorrere dal 1° gennaio 2010, la trasmissione al Ministero della salute, da parte delle Regioni e delle Province autonome, delle informazioni di cui al comma 3 avviene con la seguente periodicità:
a) per l'anno 2010, trimestralmente, mediante invio, entro il 15 maggio, il 15 agosto, il 15 novembre 2010 e il 28 febbraio 2011, rispettivamente, dei dati relativi alle dimissioni del primo, secondo, terzo e quarto trimestre 2010;
b) dall'anno 2011, mensilmente, mediante invio entro il 15 di ciascun mese, a cominciare da marzo e fino a dicembre, dei dati relativi alle dimissioni del secondo mese precedente quello dell'invio, ed entro il 31 gennaio dell'anno successivo per gli ultimi 2 mesi dell'anno.
4-ter. La trasmissione dei dati, tempestiva e completa, in conformità di quanto previsto dal presente decreto, costituisce adempimento a cui sono tenute le Regioni ai fini dell'accesso al finanziamento integrativo a carico dello Stato, ai sensi dell'intesa sancita dalla Conferenza Stato-Regioni il 23 marzo 2005, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, in attuazione dell'articolo 1, comma 173, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.».

Art. 3  Integrazione dell'allegato
1.  Nell'allegato al decreto ministeriale 27 ottobre 2000, n. 380, al paragrafo 1 «La definizione e la codifica delle informazioni rilevate attraverso la scheda di dimissione ospedaliera» sono inseriti, secondo l'ordine numerico, i punti 6-bis, 13-bis, 13-ter e 19-bis riportati nell'allegato A, facente parte integrante del presente decreto.

Art. 4  Entrata in vigore
1.  Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Allegato A

6-bis Livello di istruzione
Va riportato il titolo di studio del paziente al momento del ricovero.
Il codice, ad un carattere, da utilizzare è il seguente:
1. Licenza elementare o nessun titolo
2. Diploma scuola media inferiore
3. Diploma scuola media superiore
4. Diploma universitario o laurea breve
5. Laurea
13-bis Data di prenotazione
La data di prenotazione esprime la data in cui la richiesta di ricovero programmato è pervenuto all'operatore addetto alla prenotazione con conseguente iscrizione del paziente nella lista di attesa.
Tale data deve corrispondere a quella riportata nei registri di ricovero, ex art. 3, comma 8 della legge n. 724/1994.
13-ter Classe di priorità
Per tutti i ricoveri programmati per i quali è inserita la data di prenotazione dovrà essere compilata la classe di priorità secondo il seguente schema (Accordo Stato-Regioni 11 luglio 2002)

CLASSE DI PRIORITA' PER IL RICOVERO
INDICAZIONI
CLASSE A
Ricovero entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti, o comunque da recare grave pregiudizio alla prognosi
CLASSE B
Ricovero entro 60 giorni per i casi clinici che presentano intenso dolore, o gravi disfunzioni, o grave disabilità ma che non manifestano la tendenza ad aggravarsi rapidamente al punto di diventare emergenti né possono per l'attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi
CLASSE C
Ricovero entro 180 giorni per i casi clinici che presentano minimo dolore, disfunzione o disabilità, e non manifestano tendenza ad aggravarsi né possono per l'attesa ricevere grave pregiudizio alla prognosi
CLASSE D
Ricovero senza attesa massima definita per i casi clinici che non causano alcun dolore, disfunzione o disabilità. Questi casi devono comunque essere effettuati almeno entro 12 mesi



19-bis Codice causa esterna
In tale campo dovrà essere inserito il codice E (E800-E999) della Classificazione ICD-9-CM versione 2007 e successivi (Classificazione supplementare).
Il codice consente di descrivere la causa esterna dei traumatismi, degli avvelenamenti e di altri effetti avversi.

Deroga al divieto dell'utilizzo di uccelli da richiamo appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriformi nell'attività venatoria.

Ministero della salute
O.M. 5-8-2010
Deroga al divieto dell'utilizzo di uccelli da richiamo appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriformi nell'attività venatoria.
Pubblicata nella Gazz. Uff. 23 agosto 2010, n. 196.

O.M. 5 agosto 2010 (1).

Deroga al divieto dell'utilizzo di uccelli da richiamo appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriformi nell'attività venatoria. (2)


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(1) Pubblicata nella Gazz. Uff. 23 agosto 2010, n. 196.

(2) Emanata dal Ministero della salute.




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IL MINISTRO DELLA SALUTE

Visto il testo unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive modifiche;

Visto il regolamento di polizia veterinaria approvato con decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320;

Vista la legge 23 dicembre 1978, n. 833;

Visto l'art. 117 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e successive modificazioni;

Visto il decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 9, recante «Attuazione della direttiva 2005/94/CE relativa a misure comunitarie di lotta contro l'influenza aviaria e che abroga la direttiva 92/40/CEE»;

Visto il decreto del Ministro della salute 7 marzo 2008, recante «Organizzazione e funzioni del Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali e dell'Unità centrale di crisi», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 152 del 1° luglio 2008;

Vista l'ordinanza 21 dicembre 2007 del Ministro della salute di proroga dei termini previsti all'ordinanza 26 agosto 2005 e successive modifiche ed integrazioni pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 26 febbraio 2008, n. 48;

Vista la decisione della Commissione europea n. 2005/734/CE del 19 ottobre del 2005, che istituisce misure di biosicurezza per ridurre il rischio di trasmissione dell'influenza aviaria ad alta patogenicità provocata dal virus dell'influenza A, sottotipo H5N1, dai volatili che vivono allo stato selvatico al pollame e ad altri volatili in cattività e che prevede un sistema di individuazione precoce nelle zone particolarmente a rischio, come modificata dalla decisione della Commissione europea del 18 agosto 2006, n. 2006/574/CE;

Visto in particolare l'art. 2-ter della summenzionata decisione della Commissione europea che concede la facoltà all'Autorità competente di autorizzare l'uso degli animali da richiamo nella caccia agli uccelli, in deroga a quanto previsto all'art. 2-bis, paragrafo 1;

Visto l'art. 3 della decisione della Commissione europea n. 2009/818/CE del 6 novembre 2009 che fissa il termine di applicazione della summenzionata decisione della Commissione al 31 dicembre 2010;

Considerato che con l'ordinanza 1° agosto 2008, recante «Deroga al divieto di utilizzo dei volatili appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriformi nell'attività venatoria, a modifica dell'ordinanza del Ministro della salute 21 dicembre 2007», era stata data applicazione delle deroghe di cui all'art. 1, comma 2, lettera d) della decisione 2006/574/CE e che con nota DGSA II/19094 del 26 settembre 2008 erano state dettate indicazioni operative per l'applicazione della predetta ordinanza 1° agosto 2008;

Tenuto conto della favorevole situazione epidemiologica attualmente presente sul territorio nazionale;

Ritenuta l'opportunità di avvalersi della facoltà concessa dalla Commissione europea, sulla base delle recenti esperienze e dell'esito favorevole di una valutazione del rischio operata caso per caso, di prevedere ulteriori deroghe al divieto di impiego degli uccelli da richiamo, purché siano adottate adeguate misure di biosicurezza, ai sensi dell'art. 2-ter della decisione della Commissione europea n. 2005/734/CE del 19 ottobre 2005 e successive modifiche ed integrazioni;

Considerata l'opportunità e la necessità di prevedere specifiche condizioni ai fini della concessione della deroga al divieto di utilizzo di uccelli da richiamo appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriformi nell'attività venatoria;

Acquisito il parere tecnico del 9 giugno 2010 del Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali - Direzione strategica - emesso in data 9 giugno 2010, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 9;

Ordina:


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Art. 1

1. In attuazione di quanto disposto dagli articoli 2-ter, paragrafo 1, lettera d), e 4 della decisione della Commissione europea n. 2005/734/CE e successive modifiche ed integrazioni, di cui alle premesse, su tutto il territorio nazionale è concessa la deroga al divieto di utilizzo di uccelli da richiamo appartenenti agli ordini degli Anseriformi e Caradriformi nell'attività venatoria, nel rispetto delle condizioni fissate dal protocollo operativo di cui all'allegato A alla presente ordinanza.


2. La concessione della deroga è immediatamente sospesa qualora dovessero mutare le condizioni epidemiologiche che ne hanno permesso l'adozione.


La presente ordinanza, inviata alla Corte dei conti per la registrazione, entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

1600 agenti riservati ai VFB

pubblicato il bando di concorso, per titoli ed esami, per il reclutamento di 1600 Allievi Agenti della Polizia di Stato riservato, ex art. 16 legge 23 08 2004, nr. 226, ai volontari in ferma prefissata di un anno ovvero in rafferma annuale, di cui al capo II della medesima legge, che, se in servizio, abbiano svolto, alla data di scadenza del termine di presentazione della domanda, almeno sei mesi in tale stato o, se collocati in congedo, abbiano concluso tale ferma di un anno.

Convenzione con il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera per lo svolgimento della «Louis Vuitton World Series» presso l'isola di La Maddalena.


Decr. 9-8-2010
Convenzione con il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera per lo svolgimento della «Louis Vuitton World Series» presso l'isola di La Maddalena.
Pubblicato nella Gazz. Uff. 23 agosto 2010, n. 196.
Decr. 9 agosto 2010   (1).
Convenzione con il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera per lo svolgimento della «Louis Vuitton World Series» presso l'isola di La Maddalena. (2)

(1) Pubblicato nella Gazz. Uff. 23 agosto 2010, n. 196.
(2) Emanato dal Commissario delegato per lo svolgimento del grande evento «Louis Vuitton World Series».
 

IL COMMISSARIO DELEGATO
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 ottobre 2009, recante la «Dichiarazione di grande evento per lo svolgimento della Louis Vuitton World Series»;
Vista l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009 e s.m.i. recante «Disposizioni urgenti per lo svolgimento della Louis Vuitton World Series presso l'isola di La Maddalena»;
Visto l'art. 1, comma 1, della sopra citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009, con cui il Capo del Dipartimento della Protezione Civile è stato nominato Commissario delegato per il Grande Evento;
Vista l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 marzo 2010, n. 3855 con la quale il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna è stato nominato nuovo Commissario delegato per provvedere alla realizzazione delle opere e degli interventi funzionali allo svolgimento delle gare veliche della «Louis Vuitton World Series» che avranno luogo nell'isola di La Maddalena;
Visto l'art. 7, comma 1, della sopra citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009, con cui è stata stanziata la somma di euro 4.000.000,00 (quattromilioni/00) per consentire l'organizzazione e la realizzazione degli interventi funzionali al detto Grande evento e delle connesse attività finalizzate allo svolgimento delle manifestazioni di cui alla medesima ordinanza;
Visto l'art. 7, comma 3 della sopra citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009, il quale è stato disposto il trasferimento della suddetta somma sulla contabilità speciale all'uopo istituita ed intestata al Commissario delegato;
Ravvisata l'esigenza di garantire le attività di sicurezza a mare durante lo svolgimento della Louis Vuitton World Series, nonché le attività e gli impegni necessari ad attuare un servizio di vigilanza finalizzata a garantire la sicurezza a mare da parte del Corpo delle Capitanerie di Porto in occasione dell'evento;
Visto il decreto del Commissario Delegato n. 1838/3 del 19 marzo 2010 con cui è stato confermato il dott. Nicola Dell'Acqua quale soggetto attuatore per la realizzazione delle opere e degli interventi funzionali relativi allo svolgimento del Grande Evento «Louis Vuitton World Series» presso l'isola di La Maddalena ed è stata disposta la conferma dello stesso per il coordinamento operativo delle attività logistico-funzionali di competenza dei vari soggetti interessati dalla gestione dell'evento sportivo sino alla sua conclusione e conseguente ripristino all'ordinario del territorio da esso interessato;
Vista la convenzione conseguentemente stipulata in data 5 giugno 2010 tra il Soggetto attuatore dott. Nicola Dell'Acqua in rappresentanza e per conto del Commissario delegato e il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, rappresentato dal Capitano di Vascello (CP) Franco G. Persenda con la quale sono state disciplinate le modalità di intervento del Corpo delle Capitanerie di Porto per garantire in particolare le attività di sicurezza a mare durante l'evento tenutosi a La Maddalena dal 22 maggio al 6 giugno 2010;
Visto l'art. 3 della citata convenzione che al fine di coprire le spese derivanti dalle prestazioni fornite dal Corpo delle Capitanerie di Porto quantifica in euro 44.700,00 (qurantaquattromilasettecento/00) il costo totale corrispondente alle spese per carbo/lubrificanti e indennità fuori sede per tutti i giorni di impiego;
Visto inoltre l'art. 4 che nel prevedere le modalità di pagamento prevede che il versamento di euro 44.700,00 (qurantaquattromilasettecento/00) a favore del Corpo delle Capitanerie di Porto, venga effettuato nell'apposito capitolo di entrata n. 2454 - capo XV - art. 3 - presso la Tesoreria Provinciale dello Stato con la seguente causale «Rimborso delle spese sostenute ai sensi dell'art. 3 della Convenzione a titolo oneroso fra Commissario Delegato e il Corpo delle Capitanerie di Porto per l'evento «Louis Vuitton Trophy (22 maggio 2010 - 6 giugno 2010)»;
Atteso che al pagamento della predetta somma si provvederà con le somme disponibili sulla contabilità speciale di cui all'art. 7, comma 3 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3838 del 30 dicembre 2009 e successive modifiche ed integrazioni;
Decreta:

 

Art. 1
Per le motivazioni esposte in premessa, è disposto il pagamento a favore del Corpo delle Capitanerie di Porto, nell'apposito capitolo di entrata n. 2454 - capo XV - art. 3 - presso la Tesoreria Provinciale dello Stato con la seguente causale «Rimborso delle spese sostenute ai sensi dell'art. 3 della Convenzione a titolo oneroso stipulato tra il Soggetto Attuatore dott. Nicola Dell'Acqua in rappresentanza e per conto del Commissario Delegato e il Corpo delle Capitanerie di Porto per l'evento «Louis Vuitton Trophy (22 maggio 2010 - 6 giugno 2010) della somma di euro 44.700,00 (qurantaquattromilasettecento/00)a valere sulla contabilità speciale in premessa indicata.

 

Art. 2
Al pagamento della somma di cui all'art. 1 si provvederà con le somme disponibili sulla predetta contabilità speciale.
Il presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e sul Bollettino Ufficiale della regione autonoma della Sardegna.

Patente a punti: con il nuovo Codice della Strada cambiano le regole

hai commesso delle infrazioni al codice della strada dopo il 12 agosto? Potresti trovare delle novità sulla decurtazione dei punti della patente.

Con le nuove norme del codice della strada sono cambiate anche alcune disposizioni sulla patente a punti. Per chi dal 13 agosto in poi si trova nella condizione di aver commesso un'infrazione, la nuova legge, prevede delle modalità diverse sia per il numero di punti da decurtare che per il recupero degli stessi.
Infatti, la tabella dei punti è stata aggiornata e rimodulata per dare maggiore gradualità alla decurtazione prevista per le violazioni.

Ad esempio per chi supera il limite di velocità di oltre 40 km/h ma fino a 60 km/h la decurtazione è passata da 10 a 6 punti. Ridotta da 5 a 3 la decurtazione dei punti per chi supera di oltre 10 ma di non oltre 40 Km/h il limite di velocità.

Anche se non si è perso tutto il punteggio disponibile (20 punti) deve fare la revisione della patente chi, dopo aver perso 5 punti con una sola violazione, nell'arco dei dodici mesi successivi, perde altri 5 punti con due violazioni non contestuali.

Niente punti patente per ciclisti: chi commette una infrazione con la bicicletta pagherà una multa ma non perderà i punti dalla sua patente.

Se invece non sai quanti punti sono rimasti sulla tua patente basta chiamare l'848782782 per conoscere il saldo punti in tempo reale. Il costo è quello di una chiamata urbana e il numero, che può essere effettuato solo da un telefono fisso, è attivo 7 giorni su 7.
dal sito:  www.poliziadistato.it

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lunedì 23 agosto 2010

Cari sbirri, li volete o no i codici identificativi sulle divise?

Cari sbirri, li volete o no i codici identificativi sulle divise?

di Carlo Gubitosa

Alla C.A. della redazione di www.cittadigenova.com
redazione@cittadigenova.com
E P.C.
Sindacato SILP-CGIL - segreteria genovese
genova@silp.cgil.it
Sindacato SILP-CGIL - segreteria Liguria
liguria@silp.cgil.it
Sindacato SILP-CGIL - segreteria Nazionale
segreterianazionale@silp.cgil.it
Sindacato SAP - Segreteria Nazionale
nazionale@sap-nazionale.org
Comitato Verità e Giustizia per Genova
info@veritagiustizia.it
Gentile redazione,
Mi chiamo Carlo Gubitosa, sono un giornalista e saggista, e dal 2001 al 2003 ho svolto una inchiesta sui fatti del G8 genovese, producendo un libro/documento di 600 pagine.
Con la presente vorrei replicare con preghiera di pubblicazione alla "Lettera congiunta Silp-Sap sui fatti del G8 di Genova del 2001" da voi pubblicata sul vostro sito in data 11 agosto.
-----------------
Cari rappresentanti di Silp e Sap,
ho letto con interesse la vostra lettera aperta rivolta ai media, in cui avete detto che "i Poliziotti del G8 sono anche i primi che esigono chiarezza ed esigono che chi ha disonorato la propria divisa paghi".
E allora come mai entrambi i sindacati in questione sono sempre e da sempre avversi a ogni proposta di legge per l'introduzione di un codice identificativo su caschi e divise, come avviene in molti altri paesi europei? Questo aiuterebbe all'individuazione dei responsabili di abusi evitando che si faccia di tutte le erbe un fascio.
Avete detto di voler scrivere "alle testate cittadine perché è giusto che i cittadini conoscano il disagio della Polizia genovese".
Come mai il disagio di essere associati a gravi abusi, crimini e torture si vuole esprimere solo verso i cittadini, mentre non risulta che sia stato espresso nessun disagio verso le istituzioni per le promozioni di funzionari condannati in primo e secondo grado per quella che un vostro collega ha definito la "Macelleria Messicana" allestita dalle forze dell'Ordine alla Scuola Diaz? Il disagio nasce solo quando si intacca la vostra immagine pubblica o anche quando gli onesti restano al palo mentre fa carriera chi ha ordito pestaggi e costruito maldestramente false prove e teoremi accusatori? Perché non è volata una parola dai vostri sindacati contro le ingiuste promozioni "in automatico" che non tengono conto delle responsabilità penali accertate per chi ha fatto carriera?
Voi dite che "i Poliziotti del G8 erano anche quelli che hanno comprato le bottiglie d'acqua per i fermati, quelle che sono andate in farmacia per acquistare gli assorbenti per le fermate".
L'atteggiamento umano e rispettoso nei confronti dei fermati e degli arrestati è il vostro dovere istituzionale, e almeno in teoria dovrebbe essere la normalità del vostro lavoro, non un evento eccezionale da sbandierare pubblicamente quasi a volere premi e riconoscimenti per una doverosa umanità che comunque non può compensare le azioni di alcuni vostri colleghi, autori di violenze, abusi e torture sui manifestanti in stato di fermo chiaramente documentati in sede giudiziaria.
Voi dite che i poliziotti di Genova sono "quelli che hanno atteso le sentenze che hanno stabilito una verità processuale".
E allora come mai il Sap ha "atteso le sentenze" con una vasta produzione di comunicati dal sapore corporativo e di difesa "a prescindere" dei colleghi? Si legga ad esempio l'Ansa del 14 luglio 2008, dove il portavoce nazionale del Sap Massimo Montebove dichiarava che "Il SAP ha difeso e continuerà sempre a difendere la Polizia di Stato e le Forze dell'Ordine dall'infamante e non provata accusa di aver commesso, sistematicamente, abusi e violenze". Il problema è nell'avverbio "sistematicamente"? Vi stanno bene gli abusi e le violenze purché non siano "sistematici"?
E ancora, come mai il SAP ha promosso sin dal 2001 una raccolta fondi per difendere i poliziotti accusati e successivamente condannati per abusi e violenze nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto? Vi farete dare indietro i soldi usati per le spese legali di chi avrà sentenze di condanna passate in giudicato, oppure la vostra raccolta fondi "in attesa delle sentenze" era anche a favore dei colpevoli per ridurre al minimo le conseguenze delle loro azioni?
Voi dite di essere "quelli che notoriamente non sono fulmini di perspicacia ma balza all'occhio del meno attento il fatto che, ben più di una volta, si è colpita la nostra Istituzione per colpire qualcos'altro".
Siccome sono ancora meno "fulmine" di voi, non capisco queste allusioni e questi riferimenti, se avete qualcosa da dire ditelo, altrimenti parlare in codice non serve a molto. Il coraggio e il carattere che voi vantate nella vostra lettera bisogna dimostrarlo nel dire le cose chiaramente, senza ammiccamenti o allusioni comprensibili solo agli addetti ai lavori, perché è fin troppo facile essere spavaldi e coraggiosi quando si tratta di fare irruzione a volto coperto e manganelli in mano in una scuola dove c'è gente indifesa che dorme. E quindi spiegatevi: in quale occasione pensate di essere stati colpiti ingiustamente per danneggiare qualcos'altro o qualcun altro?
Voi dite che "abbiamo lavorato tanto affinché la Polizia di Stato acquisisse un vero contatto col cittadino ed entrasse a pieno titolo nel tessuto sociale"
Anche la società civile ha lavorato tanto per ritrovare lo spirito della riforma dell'81, quando i poliziotti sfidavano le leggi dello stato per smilitarizzarsi. Personalmente ho organizzato un confronto su questi temi con un rappresentante del SILP durante il forum sociale di Firenze nel 2002, ma tutte le volte che si tratta di prendere posizioni giuste e coraggiose, ho visto i vostri sindacati tirarsi indietro.
Ho visto i vostri rappresentanti più illuminati, istruiti e sinceramente democratici che dopo aver fatto in pubblico dei bei proclami come il vostro, in privato si tiravano indietro e dicevano a mezza bocca che loro sono favorevoli ai codici identificativi su caschi e divise, ma non potevano dirlo pubblicamente per paura di perdere iscritti. E' questo il coraggio delle vostre idee che vi hanno insegnato in Caserma? Abbiate il coraggio di dire come la pensate: i vostri sindacati sono favorevoli all'introduzione di codici identificativi su caschi e divise?
Se siete contrari, come potete sostenere di lavorare per entrare nel tessuto sociale e stare a contatto con i cittadini, quando volete rendere più facile l'impunità a chi viene sorpreso mentre commette abusi con tanto di foto e filmati? Se invece siete favorevoli, perché non avete il coraggio di dirlo pubblicamente, cercando un alleanza con le forze sociali e politiche che hanno lo stesso obiettivo?
Avete paura di diventare impopolari tra la base dei vostri iscritti, avete paura di perdere tesserati e quindi soldi e potere politico? E se state zitti per paura, che autorità morale avete per fare i risentiti di fronte alla sfiducia e al pregiudizio dei cittadini nei vostri confronti provocato proprio dai pavidi come voi che col loro silenzio favoriscono i violenti come i picchiatori della Diaz e di Bolzaneto?
Voi dite che "ci troviamo sempre più compressi ed all'angolo, sempre più distanti da quelle aperture verso il tessuto sociale e sempre più facenti parti di una struttura sotto attacco continuo".
Non prendetevela con la stampa, non prendetevela con i manifestanti, non prendetevela con chi si ribella alla violenza in divisa: il potere di restituire onore e dignità alla vostra professione già troppo infangata è tutto nelle vostre mani.
Rileggete le parole coraggiose del vostro collega Giancarlo Ambrosini, e trovate il coraggio per una grande battaglia di civiltà, per introdurre codici identificativi su caschi e divise che rendano davvero personale le responsabilità di abusi senza infangare tutta una categoria. Studiate l'esperienza di Ambrosini, talmente coraggioso da denunciare gli abusi commessi dai colleghi fino ad essere emarginato dal sindacato Siulp che aveva contribuito a fondare, ricevendo minacce e intimidazioni che arrivarono fino all'incendio della porta di casa sua.
Leggete che cosa diceva profeticamente il vostro collega Ambrosini molti anni prima dei fatti del G8: "Chi ha sbagliato lo ammetta apertamente e smetta di adottare la politica dello struzzo, quello che viviamo oggi non è il nostro ineluttabile destino, ma l'esito a cui ci ha portato una politica miope e codarda, di cui è urgente fare piazza pulita. [...] In passato non abbiamo temuto di dire la nostra anche su cose difficili e complesse, e abbiamo inciso profondamente, e non solo nel nostro ambiente. Ora dobbiamo tornare protagonisti, perché il paese ha bisogno che si avvii un'altra grande stagione politica ed ideale, che potrà essere molto più difficile, complessa e contrastata di quella che abbiamo vissuto negli anni Settanta, ma che forse sarà ancora più decisiva".
E allora vi riformulo nuovamente la domanda chiave: siete favorevoli all'introduzione di codici identificativi su caschi e divise, inocui per chi non avrà nulla da nascondere, ma determinanti per individuare chi ha commesso abusi senza che si possa nascondere nella massa di poliziotti onesti?
Se la risposta è sì, allora passate all'azione, e ritroverete tutto quel consenso e quella fiducia dei cittadini che avete perso in questi anni, e non certo per colpa degli organi di informazione.
Se la vostra risposta è no, allora risparmiateci i piagnistei, le lacrime di coccodrillo, i racconti epici sul mestiere difficile del poliziotto e le immagini poetiche di poliziotti che passano bottiglie d'acqua ai fermati: niente di tutto questo potrà cancellare il vostro disonore, che a quel punto non sarà frutto del pregiudizio dei cittadini o di quello dei giornalisti, nè sarà più frutto delle violenze dei vostri colleghi: sarà solo la naturale conseguenza del vostro silenzio e della vostra vigliaccheria.
Cordiali saluti
Carlo Gubitosa carlo@gubi.it
in data:16/08/2010
fonte

 

Prevenzione delle ferite da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario .

http://www.cives.roma.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5006&Itemid=1

Ronde. "«Determinazione degli ambiti operativi delle associazioni di osservatori volontari, requisiti per l'iscrizione nell'elenco prefettizio e modalità di tenuta dei relativi elenchi, di cui ai commi da 40 a 44 dell'articolo 3 della legge 15 luglio 2009, n. 94», promossi dalle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna con ricorsi notificati il 5 ed il 7 ottobre 2009, depositati in cancelleria l'8 ed il 13 ottobre 2009 ed iscritti ai nn. 10 e 11 del registro conflitti tra enti 2009."

Svolgimento del processo

SENTENZA
Nei giudizi per conflitti di attribuzione tra enti sorti a seguito del decreto del Ministro dell'interno dell'8 agosto 2009, recante: «Determinazione degli ambiti operativi delle associazioni di osservatori volontari, requisiti per l'iscrizione nell'elenco prefettizio e modalità di tenuta dei relativi elenchi, di cui ai commi da 40 a 44 dell'articolo 3 della legge 15 luglio 2009, n. 94», promossi dalle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna con ricorsi notificati il 5 ed il 7 ottobre 2009, depositati in cancelleria l'8 ed il 13 ottobre 2009 ed iscritti ai nn. 10 e 11 del registro conflitti tra enti 2009.
Visti gli atti di costituzione del Presidente del Consiglio dei ministri;
udito nell'udienza pubblica del 7 luglio 2010 il Giudice relatore Giuseppe Frigo;
uditi gli avvocati Lucia Bora per la Regione Toscana, Giandomenico Falcon per la Regione Emilia-Romagna e l'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri per il Presidente del Consiglio dei ministri. 
........ segue su 

Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa

http://www.cives.roma.it/index.php?option=com_content&task=view&id=5010&Itemid=2

Da Reggio Emilia a Genova: polizia e impunità nella storia d'Italia

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Dagli scontri in piazza durante il governo Tambroni al G8 del 2010 di Genova, troppi i casi di abuso da parte delle forze dell'ordine nella storia del nostro paese



di Giuliano Giuliani

pistole (immagini di flickr - foto di barjack)

Il 7 luglio scorso sono stato a Reggio Emilia. Cinquant’anni trascorsi, e l’unica sentenza emessa è ancora “assolti per non aver commesso il fatto”: si saranno sparati fra loro quei cinque, ai punti cardinali della grande piazza dei Teatri, interi caricatori per lasciare per terra più di cinquecento bossoli.



Lo ricordano con tristezza i familiari di Afro, Emilio, Lauro, Marino, Ovidio: tristezza per un paese che fatica ad accettare la verità, a riconoscere la giustizia. Lo ricordano con l’orgoglio e la convinzione che i loro cari avessero fatto la cosa giusta nel posto giusto. E gli altri? I carabinieri e i poliziotti che hanno sparato le raffiche ad altezza d’uomo, che hanno preso la mira, che hanno sparato per uccidere persone inermi che volevano soltanto manifestare? Sì, gli altri, gli assassini? Hanno solo obbedito a un ordine o ci hanno messo (anche) del loro? Se ne è discusso a Genova sette giorni prima, ricordando il 30 giugno, quando un moto di popolo impedì l’offesa alla città medaglia d’oro della Resistenza di un congresso del Msi celebrato dal gerarca fascista responsabile dell’uccisione di partigiani e della deportazione nel ’44 di 1.600 operai nei lager nazisti.



Quello stesso Msi che consentiva col suo voto determinante l’esistenza del primo governo di destra dell’Italia repubblicana, il governo Tambroni. A Genova l’attitudine violenta dei reparti fu sconfitta dalla straordinaria partecipazione giovanile e operaia, incontro di generazioni: i ragazzi dalle magliette a strisce e i padri metalmeccanici e portuali che la Resistenza l’avevano fatta e vissuta. A Reggio Emilia, si è detto, i comandi hanno voluto accreditarsi, e molti lo hanno fatto senza troppi problemi: uno degli esiti non sufficientemente valutati della pacificazione era stato che una serie di vecchi arnesi del fascismo e della repubblica di Salò erano tornati ai loro posti.



Ma a sparare sono stati in molti, troppi, e allora non si sfugge alla constatazione che era emersa una voglia diffusa di vendetta per l’umiliazione subita a Genova e che aveva coinvolto anche i celerini e la truppa, quella stessa voglia di vendetta che in quegli stessi giorni fece uccidere Vincenzo a Licata; Andrea, Francesco, Giuseppe e Rosa (aveva 53 anni e stava chiudendo la finestra di casa) a Palermo; Salvatore a Catania. I due decenni successivi a questo vedono un paio di tentativi di colpi di Stato ai quali si prestano alcuni reparti; soprattutto inizia la fase dello stragismo, e poi del terrorismo ambiguo, sempre e comunque dalla parte sbagliata.



L’inaccettabile elenco dei morti ammazzati (difficile non rischiare di dimenticarne qualcuno) si allunga, rendendo persino banale la distinzione pasoliniana tra proletari (gli agenti) e borghesi (gli studenti). Se non su un punto: che quello dei poliziotti doveva essere considerato un lavoro portatore di diritti. Alle straordinarie conquiste civili e democratiche degli anni settanta (aborto, divorzio, Statuto dei lavoratori) si associa così quella della democratizzazione della polizia: smilitarizzazione e sindacato. Ricordo ancora quella grande manifestazione della Cgil a Milano, con Luciano Lama.



Poi, come succede spesso, una conquista viene considerata come acquisita per sempre: non è così. Lo abbiamo visto a Genova nel luglio del 2001. Erano trascorsi 24 anni dall’uccisione di Giorgiana Masi nelle strade di Roma e non era più accaduto che un giovane venisse ammazzato nel corso di una manifestazione. C’è chi ricorda che a Napoli, qualche mese prima, si era corso il rischio, e che i comportamenti nella piazza, alla caserma Raniero, negli ospedali non lasciavano prevedere nulla di buono. Tuttavia a Genova è proprio diverso. Ciò che avviene è preparato, la strategia è studiata. Non per niente al governo c’è di nuovo la destra. Si lasciano agire indisturbati piccoli gruppi di devastatori (molte immagini lasciano pensare che le infiltrazioni abbiano contribuito alle imprese) allo scopo di far accogliere la successiva repressione di manifestanti con l’applauso da parte di una opinione pubblica narcotizzata dai media di regime.



Insomma, avviene quello che, in un’intervista concessa al Quotidiano nazionale il 23 ottobre 2008, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che se ne intende, descriverà con dovizia di particolari: “Ritirare le forze di polizia dalle strade, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco la città”. “Dopo di che?”, chiede l’intervistatore. “Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri”. Della violenza di Genova colpiscono la brutalità con la quale gruppi di carabinieri, poliziotti e finanzieri si accaniscono per strada su singoli manifestanti inermi e indifesi, e anche la sproporzione numerica fra i picchiatori e chi cerca in qualche modo di riportarli alla ragione.



È solo uno sfogo di frustrazioni o c’è un nesso con la formazione e l’orientamento? Perché a Carlo, dopo averlo colpito a morte, spaccano la fronte con una pietrata per poter accusare un manifestante di averlo ucciso con il suo sasso? Perché i carabinieri dei reparti speciali festeggiano nel loro acquartieramento la giornata del 20 luglio cantando “faccetta nera” e nessuno dice niente? Perché a Bolzaneto torturano? Perché alla scuola Diaz il reparto mobile di Roma pratica la “macelleria messicana?”.



Chi sta sotto a volte guarda in alto. Non ricava l’esempio migliore, anzi. Tutti promossi, premiati, decorati. Quelli in carriera militare con le stellette d’oro e d’argento e le onorificenze al merito. Gli altri con incarichi prestigiosi ai vertici dei servizi. E anche quando arrivano le condanne di appello scattano subito le manifestazioni di stima da parte della destra di governo. Non c’è che ricavarne un’indicazione di impunità, meglio ancora, di impunibilità. Dall’inizio dell’anno il carcere ne ha suicidati più di trenta. Sui muri di Roma un manifesto sollecita inquietudine. Ci sono le fotografie di Carlo, Federico, Gabriele, Stefano, e una scritta: il prossimo potresti essere tu. Poi picchiano i terremotati dell’Aquila e gli operai di Milano. E ci si comincia finalmente a chiedere perché. Occorre ritornare agli anni del rilancio democratico. Deve farlo la politica, ma la buona politica, oggi, è merce rara.
 
 
fonte
http://www.rassegna.it/articoli/2010/08/10/65585/da-reggio-emila-a-genova-polizia-e-impunita-nella-storia-ditalia

Polizia e democrazia

A quasi trent’anni dalla riforma della Polizia, il processo di democratizzazione pare in crisi. Riaffiorano vecchie abitudini e prassi reazionarie. Cosa sta succedendo? Intervista a Donatella Della Porta, sociologa dell’Istituto universitario di Firenze




di Stefano Iucci

autore: crossing universe, da flickr (immagini di Carlo Ruggiero)

Cosa sta succedendo alla nostra polizia? A quasi trent’anni dalla riforma del corpo, con la sua smilitarizzazione e la sindacalizzazione degli agenti, il processo di democratizzazione pare in crisi. Sembrano riaffiorare vecchie abitudini e prassi reazionarie, sia sul versante del controllo delle proteste di massa – con le verità sempre più sconcertanti sul G8 di Genova che goccia a goccia continuano a stillare, o la durezza mostrata con i terremotati abruzzesi o, ancora, con gli operai milanesi della Mangiarotti travolti dalla crisi e che qualche giorno fa chiedevano di essere ricevuti dal prefetto – sia su quello della repressione individuale, con i casi Aldovrandi e Cucchi, che per la verità non riguardano solo la polizia ma il complesso delle nostre forze dell’ordine.



Pare quasi, insomma, che la polizia dei cittadini, quella che faticosamente stava riuscendo a scrollarsi di dosso la pesante dicotomia sottolineata con una torsione polemica da Pasolini (celerino proletario vs contestatore borghese) sia sempre più spesso “coperta”, nascosta da atteggiamenti individuali e strategie politiche che ci riportano indietro di parecchi anni. Di questo tema abbiamo discusso con Donatella Della Porta, che insegna Sociologia all’Istituto universitario europeo di Firenze ed è autrice di importanti studi su polizia e ordine pubblico, tra i quali va citato almeno La protesta e il controllo. Movimenti e forze dell’ordine nell’era della globalizzazione, Terre di Mezzo, 2004.



“Condivido la sua analisi – dice al Mese –. Il fenomeno ha una dimensione non solo italiana ma internazionale. Tra gli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta il controllo della protesta è stato perseguito con strategie pragmatiche, fondate sul negoziato piuttosto che sullo scontro. Alla base di questa prassi c’era, come lei diceva, l’idea di una polizia democratica, una polizia dei cittadini. Poi però qualcosa è cambiato”.



Il Mese Quando è iniziato questo mutamento?



Della Porta Direi che i primi indizi risalgono alla fine degli anni novanta. È a questo punto che ha iniziato a farsi largo un’idea diversa, non più indirizzata a cercare di scongiurare all’origine i possibili disordini, ma orientata alla cosiddetta tolleranza zero che, secondo i suoi sostenitori, aveva registrato ottimi risultati nel controllo della criminalità di strada.



Il Mese E qui c’è già uno slittamento di senso: la protesta come forma di criminalità.



Della Porta Sì. Inoltre questa ideologia ha portato a tollerare sempre di meno. Vede, la protesta è sempre una sfida all’ordine pubblico, il punto è capire fino a che punto lasciar arrivare questa sfida. In questi stessi anni, poi, alla filosofia della tolleranza zero si è aggiunta quella, elaborata da alcuni penalisti, della “dottrina del nemico”: l’Altro è un estraneo da colpire, se necessario. Tutto questo, anche all’interno di alcuni settori della polizia, ha comportato una certa insofferenza verso l’idea della tolleranza. Un ripensamento critico che è iniziato rispetto ai conflitti negli stadi e che ha avuto i suoi primi effetti, anche organizzativi, a Genova nel 2001: squadre speciali, addestramenti tecnici particolari per l’ordine pubblico e una nuova forma di militarizzazione sia in termini di equipaggiamento (le cosiddette “armi meno letali”, che però sempre armi sono) che di addestramento.



Il Mese Prima però lei parlava di una dimensione anche internazionale di questo fenomeno involutivo.



Della Porta Certamente. Non si possono dimenticare gli effetti degli eventi collegati all’11 settembre, con il nuovo armamentario legislativo che a un certo punto ha iniziato ad essere utilizzato anche per affrontare problemi di ordine pubblico. Quindi non solo una nuova tipologia repressiva, ma anche nuovi reati utilizzati per colpire la protesta, per cui spesso si passa dal disturbo dell’ordine pubblico all’insurrezione armata.



Il Mese Qual è il suo giudizio sulla riforma della polizia contenuta nella legge 121 dell’81? Quali i suoi limiti?



Della Porta Sin dall’inizio anche esponenti molto in vista del movimento dei poliziotti democratici, quelli che fortemente la caldeggiarono, la giudicarono incompleta, a cominciare dai diritti dei poliziotti come lavoratori. Al contempo si è assistito a una moltiplicazione di sindacati, molti dei quali autonomi e assai particolaristici. Tutto questo ha talvolta favorito una sorta di cogestione in forma clientelare, ad esempio, di trasferimenti e promozioni. Credo, inoltre, che siano mancati interventi che potevano avere una funzione molto positiva nel percorso verso una polizia dei cittadini, con una scarsa attenzione alla formazione democratica dei poliziotti e, dall’altra parte, una ridotta trasparenza dei diritti dei cittadini rispetto all’intervento della polizia. In sintesi estrema, secondo me questi limiti hanno ridotto i diritti democratici sia dei poliziotti sia dei cittadini.



Il Mese Perché, secondo lei, è avvenuto questo?



Della Porta Innanzitutto la riforma è stata frutto di continui compromessi. Alla grande apertura e disponibilità dei sindacati ha corrisposto una tendenza a frenare, a limitare i danni, da parte dei partiti allora al governo, in particolare la Dc. Anche per questo altre importanti forze di polizia, come i carabinieri, non sono state fatte rientrare nella riforma. Credo che anche la sinistra, però, abbia sottovalutato la necessità di riforme più profonde anche dal punto di vista dell’organizzazione, della struttura e della cultura dei poliziotti: il fatto, cioè, che non bastasse per gli obiettivi che si volevano raggiungere democratizzare il corpo e creare vertici “migliori”.



Il Mese Torniamo al problema dell’ordine pubblico. Come dovrebbe gestire una polizia moderna i conflitti presumibilmente crescenti in un’epoca in cui le contraddizioni della globalizzazione, e i suoi effetti locali, sembrano esplodere?



Della Porta Tenendo conto che il conflitto non è mai eliminabile del tutto e che nei momenti di escalation e radicalizzazione i contrasti con la polizia sono inevitabili, io direi che il modello precedente il G8 di Genova ha dato ottime prove e dunque rimane assolutamente attuale. Si tratta di un modello basato sul negoziato preventivo e sul riconoscimento della priorità del diritto di manifestare. È lo schema più adatto a produrre quella che i tecnici chiamano de-escalation del conflitto: quando per esempio a Genova si manifesta con le tute bianche vuol dire che è maturata un’idea di un non scontro con le forze dell’ordine. Si dirà che questo modello aveva funzionato in un contesto di conflitti moderati, ma questo non è del tutto esatto. Intanto, perché è stato lo stesso modello – fatto di colloqui e negoziati formali e informali con gli esponenti della piazza – ad aver favorito questa moderazione, e poi perché, si ricorderà, quelli erano periodi niente affatto tranquilli. Eravamo nel mezzo del crollo della Prima Repubblica, con una classe politica totalmente screditata: una situazione potenzialmente gravida di rischi per l’ordine pubblico. Già a Napoli, prima di Genova, c’erano stati segnali d’insofferenza verso questa strategia. Ma il fastidio di alcuni settori della polizia verso questo modello “moderato” è nato soprattutto negli stadi, rispetto ai rapporti con il tifo violento e agli ultras che creavano spesso insofferenza e frustrazione tra gli agenti in servizio. Tutti ricordano le frasi che si dicevano: “Non possiamo fare niente, non possiamo intervenire. Stiamo lì fermi a farci tirare monetine”.



Il Mese Quindi lei propone il ritorno a “prima di Genova”?



Della Porta Sì, ma attenzione, quell’idea è assolutamente attuale. E lo dimostra il fatto che, grazie al grande impegno in prima persona del prefetto Serra, è stata ripresa con grande successo per il Social forum di Firenze del 2002, quando, si ricorderà, tutti avevano una gran paura di quello che sarebbe potuto succedere, e che invece non è accaduto proprio perché è stata adottata una strategia di controllo negoziato. Una strategia valida sempre, anche perché la sovrapposizione tra ordine pubblico, controllo della protesta e pericolo terroristico è del tutto ideologica e priva di fondamento.



Il Mese Nella formazione di un poliziotto democratico rivestono un ruolo cruciale formazione e informazione. Dalle ricostruzioni che continuano a fioccare su Genova 2001, in particolare sulle informazioni che i poliziotti ricevevano sui “cattivi” dimostranti, pare di essere in un’altra epoca storica. Lei stessa riporta in un suo saggio una nota del Sisde del 20 marzo 2001 che annuncia l’utilizzo di palloncini contenenti sangue infetto, almeno in parte umano, raccolto con la complicità di medici, veterinari e infermieri, che sarebbero stati lanciati nel corso della manifestazione. O anche la testimonianza di un poliziotto dopo l’uccisione di Carlo Giuliani: “La tensione tra noi era alle stelle: per tutta la settimana precedente ci avevano detto che i manifestanti avrebbero avuto pistole, che ci avrebbero tirato sangue infetto e biglie all’acido”.



Della Porta Mi concentrerei soprattutto sul problema della formazione. Che è scarsa o poco efficace sui diritti umani e politici e sul necessario background culturale, ed è quasi sempre concentrata sull’addestramento tecnico. Certo, va detto che in Italia molto spesso i dirigenti sono laureati, e dunque si sono formati fuori. Ma questo non basta. Il problema non è che tutti i poliziotti siano violenti e dediti alla repressione – cosa assolutamente falsa –, ma che siano molto scarsi gli anticorpi capaci di fronteggiare deviazioni sempre possibili in un lavoro come questo. Basti pensare alla tensione e allo stress che i poliziotti vivono in molte situazioni, e anche al fatto che spesso, quando si è in strada e si deve agire immediatamente, il controllo gerarchico si allenta, è più difficile da esercitare e l’agente gode di una notevole libertà d’azione. A Genova, ad esempio, uno degli eventi che ha scatenato il finimondo è stato l’intervento dei carabinieri contro le tute bianche, e l’incapacità della centrale operativa di contattarli e frenarli. In questi casi a funzionare da anticorpo è la forte consapevolezza dei diritti di manifestazione, e la capacità di gestire un rapporto non autoritario con l’altro: tutti aspetti sui quali però si deve essere ben formati e preparati. In Germania, per esempio, anche se la situazione è molto diversa a seconda dei singoli Länder, sin dal dopoguerra la polizia è molto più aperta su questo fronte. Ci sono gruppi di poliziotti critici che tengono costantemente sotto osservazione il comportamento dei propri colleghi, mentre si è in generale più aperti sui temi dei diritti e della cultura democratica. Basti pensare che esistono gruppi di poliziotti dichiarati apertamente gay.



Il Mese Ultimamente capita che ad essere colpiti nella repressione di piazza siano gli operai che lottano per il proprio posto di lavoro. Ultimamente è toccato ai dipendenti della Mangiarotti. Come si spiega questo?



Della Porta Negli anni novanta gli operai erano tra i gruppi che in piazza la polizia trattava con più rispetto: si capiva che lottavano per i propri diritti. Oggi la costante offensiva per la riduzione dei diritti del lavoro e sindacali, e il tentativo di porre limiti sempre più forti al diritto di sciopero, ha finito per produrre una sorta di delegittimazione culturale di queste proteste.
fonte:
http://www.rassegna.it/articoli/2010/08/10/65582/polizia-e-democrazia