DALLA CHIESA: FIGLIO, UN DELITTO POLITICO
(ANSA) - PALERMO, 2 SET - ''Troppe volte in questi anni ho
avuto e continuo ad avere la sensazione che gran parte della
politica sembra non essere interessata alla ricerca della
verita' e della giustizia e soprattutto, cosa ancora piu' grave,
sembra voler procedere a un'opera di rimozione del passato''.
Cosi' Nando Dalla Chiesa, figlio di Carlo Alberto, il generale
ucciso 30 anni fa a Palermo, parla ad Articolo21 della strage
del 3 settembre 1982. '''Un delitto politico' affermava Giorgio
Bocca, nell'ultima intervista a mio padre, all'indomani
dell'assassinio. Lo confermo - dice - anche dopo 30 anni''.
''Quella politica - aggiunge - che puo' uccidere e far finta
che nulla sia successo. O che si dimena alla ricerca di carte
segrete e inedite quando sarebbe meglio cercare di fare i conti
con quello che e' accaduto platealmente. I mandanti (e gli
esecutori) di Cosa nostra sono stai individuati,
rimangono fuori i mandanti esterni. Ma non possiamo dimenticare
cosa puo' voler dire quell'accusa prescritta ad Andreotti di
aver intrattenuto rapporti organici con la mafia fino al 1980.
Mio padre tutto sommato viene ucciso nell'82''.
''C'era un grumo di potere - continua - che penalmente puo'
non essere stato identificato ma moralmente e politicamente
si'''.
Nando Dalla Chiesa interviene anche sul tema della verita'
sulle stragi del biennio '92-93 sulla presunta trattativa
Stato-Mafia: ''La verita' e' sempre lontana, e l'unico modo in
cui puo' venire fuori con nettezza e' che qualcuno parli. Ma non
puo' essere un mafioso a parlarne perche' non verrebbe creduto.
Deve essere un uomo delle istituzioni a raccontare quello che
sa; temo pero' che non lo fara' nessuno''. (ANSA).
COM-TE
02-SET-12 19:34 NNNN
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