Riceviamo da Ficiesse e pubblichiamo
Di seguito, un intervento di Cornelio su una recente e corposa delibera del CoBaR del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di finanza che ha posto l’accento sui pericoli che possono derivare alla società civile da una mancata o inadeguata attuazione dell’articolo 52 della Costituzione che, come noto, prevede che l’ordinamento delle Forze armate “si informa” allo spirito democratico della Repubblica. Il titolo è della redazione del sito.
LE PROPOSTE DEL COBAR AERONAVALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, UNA PIETRA MILIARE PER RECUPERARE L'ELEVATO SPIRITO DEMOCRATICO DELLA LEGGE DI PRINCIPIO SULLA DISCIPLINA MILITARE - di Cornelio
Abbiamo appena appreso che il Cobar Aeronavale della Guardia di Finanza, organismo di rappresentanza di oltre mille finanzieri, ha approvato all’unanimità una delibera che ci auguriamo possa diventare una vera e propria pietra miliare nel processo di riformulazione del concetto di obbedienza del militare.
Vi si afferma che la legge di principio 382 del 1978, promulgata da Sandro Pertini all’indomani del suo insediamento a presidente della Repubblica, è stata svuotata di contenuto dai successivi regolamenti di attuazione. La legge di principio stabilì, infatti, che l’obbedienza militare dovesse essere “LEALE E CONSAPEVOLE”, assunto che rappresentò una vera svolta rispetto al passato, quando l’obbedienza era definita “CIECA E ASSOLUTA”.
Tuttavia la legge rimandava a un regolamento, da emanarsi entro i successivi sei mesi, che avrebbe dovuto accogliere il principio della consapevole partecipazione e disciplinarne i soli aspetti di dettaglio. Tale regolamento attuativo venne emanato otto anni più tardi con il DPR 545 del 1986, un anno dopo, quindi, della fine del mandato del presidente Pertini.
Nelle conclusioni, i rappresentanti militari fanno delle proposte precise per dare finalmente puntuale e fedele attuazione allo spirito e alla lettera della legge di principio sulla disciplina militare.
Riportiamo di seguito i passaggi che ci sembrano di maggior rilievo.
CORNELIO
Le infrazioni punibili con le
sanzioni di Corpo si atteggiano come un contenitore all’interno del quale ci
può rientrare di tutto. Stando così le cose, il militare è posto in una
situazione di totale soggezione nei confronti dell’amministrazione, poiché non
è in grado di conoscere preventivamente i comportamenti punibili con la
sanzione della consegna. All'amministrazione militare, invece, è attribuita la
più ampia discrezionalità nello stabilire in relazione a quali illeciti
infliggere le sanzioni (…) si è appreso addirittura che “un comandante ha
inteso sanzionare, dal punto di vista disciplinare, dei militari che si sono
rivolti direttamente a uno studio legale, piuttosto che avanzare domanda in via
gerarchica”.
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(…) nel caso si venga
ripetutamente colti in flagranza di uniforme in disordine oppure di collo peloso
(magari a causa di un livello di testosterone troppo alto), si rischia la
risoluzione del rapporto di lavoro, oltre che pesanti conseguenze sulla
carriera.
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Un ufficiale, docente in una
scuola militare, è stato sanzionato con un giudizio peggiorativo apposto sulla
scheda valutativa, addirittura, “per aver adottato, in sede d’insegnamento di
materie giuridiche, linee interpretative che pur incardinate su elaborazioni
giurisprudenziali, si sarebbero discostate dalle procedure invalse alla Difesa”.
Quest’ultima motivazione pone ulteriori preoccupanti interrogativi: i
giudizi annuali caratteristici rappresentano solo un mezzo di valutazione,
oppure possono trasformarsi in uno strumento per esercitare discriminazioni,
anche di carattere ideologico e politico?
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Le note premiali, come detto,
esercitano un’influenza propulsiva sulla carriera dei beneficiari, poiché dai
riconoscimenti derivano“punteggi” nelle graduatorie degli avanzamenti e dei
trasferimenti. Usando un eufemismo mutuato dalla letteratura calcistica, tanto
cara ai militari, si può dire che “l’encomio mette in fuorigioco i parigrado
nella graduatoria dell’avanzamento ed entra a gamba tesa in quella dei
trasferimenti”.
In fondo, tali motivazioni,
una volta depurate da magniloquenza e ampollosità , si traducono nella
concessione - a chi ha fatto solamente il proprio dovere - di un extra-punteggio
necessario a scavalcare i parigrado nelle graduatorie degli avanzamenti e in
quelle dei trasferimenti. Allora ci si chiede: le note premiali e i giudizi
annuali caratteristici sono solo un strumento di valutazione? Oppure, in carenza
di regole chiare, potrebbero trasformarsi in uno strumento di nepotistica
cooptazione del personale?
Si ritiene che la concessione
di un encomio a motivo della “solennità del passo”, leda il diritto
soggettivo alla giusta retribuzione dei parigrado privi di difficoltà motorie
agli arti inferiori, poiché questi si vedono scavalcati nella graduatoria per
l'avanzamento al grado superiore.
Si potrebbe pensare che
l’istituto delle note premiali sia stato coniato in modo da remunerare più la
fedeltà che la competenza, più la mansuetudine che le capacità : ma fedeltà e
mansuetudine sono garanzia di successo nella lotta all’evasione e nel contrasto
al crimine organizzato?
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Questo organismo esprime
profonda preoccupazione :
- per l’attuale grave crisi
economica che morde la carne viva delle famiglie;
- per la voragine del debito
pubblico che ormai ha sfondato quota 2.000 miliardi;
- per l’andamento
dell’evasione fiscale pari a circa il 18% del PIL, ben 280 miliardi di
imponibile annualmente sfuggono a tassazione (ben oltre 2.000 miliardi solo
negli ultimi 10 anni – alcune categorie evadono addirittura l’80% del reddito
totale prodotto);
- per le crescenti
disuguaglianze sociali.
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() Con tali ricompense,
totalmente svincolate dal principio di legalità si potrebbero, in teoria,
esercitare delle pressioni nei confronti di coloro che per senso dell’onore e di
giustizia, o magari solo per dignità , non intendono garantire al superiore
un’obbedienza cieca e incondizionata. Tutto ciò avrebbe conseguenze su
giustizia ed equità fiscale, stante la copresenza di “militarità ” e qualifica
di polizia giudiziaria e tributaria.
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La combinazione sinergica
delle norme sulla disciplina (sanzioni e note premiali) e l’assenza delle tutele
terze, pone il militare in una soggezione tale, da provocare una mutazione
genetica del concetto di obbedienza militare. L’obbedienza, che a mente del
legislatore ordinario avrebbe dovuto essere leale e consapevole, di fatto è
ancora CIECA e ASSOLUTA. Tale mutazione genetica potrebbe avere ripercussioni
sul principio di attinenza al servizio degli ordini militari.
In buona sostanza, per scelta
politica, si è voluto ottenere, attraverso i regolamenti, un prototipo di
militare che, sebbene sia per legge pienamente imputabile, è limitatamente in
grado di volere nel momento in cui riceve un ordine.
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Dalla “Relazione sullo stato
della disciplina militare” si legge che “il più alto numero di suicidi per
il 2011 nelle F.A. si è registrato tra il personale militare di Truppa”.
Inoltre emerge che nel 2011 solamente all’interno dell’Arma si sono suicidati
ben 15 carabinieri. L’anno precedente il gesto estremo è stato compiuto da ben
22 Carabinieri. (Relazione trasmessa dal ministero della Difesa al Parlamento
l’11 dicembre 2012, pag. 17). Considerato l’organico di quell’anno, il dato
equivale a una percentuale pari a circa 20 ogni 100.000 cittadini-militari. In
quello stesso anno, la percentuale dei suicidi in ambito civile in Italia era di
circa 5 ogni 100.000 cittadini (fonte: dati ISTAT). A far riflettere e a destare
preoccupazione non è solo l’alta percentuale di suicidi - quattro volte
superiore al dato nazionale - quanto, piuttosto, il fatto che il da to nazionale
ricomprende anche i soggetti affetti da malattie psichiche congenite, che non
avrebbero mai potuto superare gli assai rigidi e selettivi test
psicoattitudinali con cui si selezionano gli appartenenti ai Corpi
militari.
A tal proposito, fanno
riflettere le dichiarazioni del Co.Ba.R Carabinieri Calabria, secondo cui “(…)
si vuole sempre far credere che i motivi che inducono a tali gesti vengono
attribuiti o riguardano problemi di carattere personale, forse per evitare che
vengano cercati dove realmente si nascondono.”
Nel recente passato, in certe
caserme, il suicidio è stato preceduto da un omicidio. Ricordiamo ad esempio il
caso in provincia di Rovigo, a Porto Viro, dove un Appuntato dei CC, prima di
togliersi la vita, ha sparato al proprio comandante; ancora, di poco più
lontano nel tempo, nel casertano, a Mignano Monte, dove il comandante e il suo
vice sono morti in analoghe circostanze: quattro morti in divisa nel giro di
pochi mesi nel solo 2012. Di fronte a tali drammi, appare quantomeno incauto, a
tacer d’altro, ritenere che la colpa sia sempre delle mogli.
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Tra le maglie di una
disciplina militare svincolata dal principio di legalità , ben si potrebbero
insinuare dei pericolosi comportamenti discriminatori nei confronti dei
sottoposti per motivi ideologici o politici.
Torna in mente l’eloquente
risposta fornita dal Ministro della difesa di turno alla richiesta di
specificare i limiti alla libertà di espressione dei militari: « … i militari
debbono accertarsi del pensiero dei superiori, chiedendo l’autorizzazione ad
esprimere il proprio …» (cfr. interrogazione n. 4/01824).
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Questo organismo ritiene che
i rimedi offerti dal legislatore, solo sulla carta, per contrastare eventuali
vessazioni e ordini criminosi, siano inadeguati e scarsamente attuabili.
L’inadeguatezza di tali rimedi potrebbe compromettere o quantomeno influenzare
il libero articolarsi della dialettica democratica, attraverso cui si
stabiliscono i fini dello Stato. E per di più, ci si chiede se, per assurdo,
l’ordine promanasse dall’autorità politica di governo, l’ordinamento militare
avrebbe gli anticorpi per contrastarne l’esecuzione? Questo organismo ritiene
che quegli anticorpi -previsti da norme di rango superiore - siano stati
sterilizzati da norme di rango regolamentare, che ne hanno anestetizzati gli
effetti. Si consideri che i 350 mila militari, tra cui i 180 mila poliziotti ad
ordinamento militare detengono il controllo dell’ordine pubblico, oltre ai
poteri di P.G. e P.T, su delega e/o d&rs quo;iniziativa. Essi, nell’ambito
degli enormi poteri investigativi, possono accedere a dati sensibili e
gestiscono strumenti d’indagine sofisticati; hanno il potere di imprimere
direzione e verso alle indagini che consentono di individuare le piste che
portano alla verità dei fatti, allo scopo di ridurre al minimo lo scarto tra
verità storiche e verità processuali. In particolare, una siffatta obbedienza
della polizia giudiziaria, potrebbe, in teoria, condizionare il funzionamento
della giustizia, attraverso la procedura; e lo stesso tipo di obbedienza della
polizia tributaria potrebbe incidere, in teoria, sull’equità fiscale e
contributiva. La polizia giudiziaria militarmente organizzata è come una
“stella polare” per l’autorità giudiziaria, con la sua luce è capace di
imprimere direzione e verso alle indagini; l’ordinamento non può permettere che
quella luce sia offuscata dall’obbedienza cieca al superiore, piuttosto che atti
ngere dalla legge. La direzione amministrativa dello strumento militare - il
cosiddetto impiego e gestione del personale -prima che fossero istituiti gli
Stati Maggiori era accentrata nelle strutture ministeriali ed era una
prerogativa dell’autorità politica, la quale realizzava efficacemente i suoi
scopi attraverso lo strumento della disciplina militare. Ancora oggi, in
occasione delle nomine delle più alte cariche istituzionali in campo militare,
si derogano le rigide procedure di assunzione dell’incarico di comando in
relazione al grado rivestito e, a parità di grado, all’anzianità posseduta,
privilegiando i criteri discrezionali attribuiti alle autorità decidenti. Le
nomine avvengono su scelta politica.
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Questo organismo,
infine, esprime piena e totale solidarietà ai familiari delle vittime della
strage di Ustica, che hanno appreso una parte della verità sulla morte dei loro
congiunti solo dopo 33 anni, e ai familiari delle vittime di tutte le altre
stragi impunite, su cui ancora deve essere fatta piena luce. Si interroga
perplesso sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia, realizzata, si
ipotizza, tramite uomini appartenenti ad istituzioni ad ordinamento militare
….»LINK ALLA DELIBERA
http://www.ficiesse.it/public/1967_deliberacobar.pdf
VEDI ANCHE
http://www.ficiesse.it/home-page/7062/il-cobar-gdf-aeronavale_-con-una-puntuale-ed-argomentata-delibera_-ricorda-la-fondamentale-richiesta-dei-finanzieri-per-i-diritti-sindacali-ai-cittadini-militari
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