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mercoledì 19 ottobre 2016

ANSA/ Morte ispettore Nocs: 'ucciso da kalashnikov rapitori'


ANSA/ Morte ispettore Nocs: 'ucciso da kalashnikov rapitori'

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>>>ANSA/ Morte ispettore Nocs: 'ucciso da kalashnikov rapitori'
Consulenza difesa Sorrentino riapre caso,errori valutazione dati
(di Matteo Guidelli)
(ANSA) - ROMA, 19 OTT - Samuele Donatoni fu ucciso da un
colpo di kalashnikov sparato dai sequestratori di Giuseppe
Soffiantini nel corso del conflitto a fuoco con la Polizia e non
da un proiettile partito dalla pistola d'ordinanza di uno degli
agenti dei Nocs. A vent'anni da quella notte di ottobre del
1997, una nuova consulenza tecnica rimescola le carte e apre
nuovi scenari per arrivare a stabilire la verità su quanto
accadde davvero nel corso del blitz per liberare l'imprenditore
bresciano sull'autostrada Roma-L'Aquila.
A mettere in discussione la sentenza della Corte di Assise di
Roma sono l'ingegner Cristian Bettin, il professor Corrado
Cipolla e il dottor Felice Nunziata, i tre esperti che hanno
svolto la consulenza per la difesa di Claudio Sorrentino,
l'agente dei Nocs che assieme a Stefano Miscali è a processo per
calunnia. Per il sequestro e l'omicidio di Soffiantini furono
condannati, sulla base di alcune testimonianze e di una perizia
del professor Carlo Torre e del perito Pietro Benedetti, Attilio
Cubeddu, Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio. Mario Moro, il
bandito che secondo l'accusa sparò, morì e dunque non fu
giudicato. Ma la sentenza della corte d'Assise che ha assolto
Giovanni Farina, il capo della banda ultimo ad essere processato
per quei fatti, ha ribaltato il verdetto della prima Corte,
stabilendo, appunto, che Donatoni fu ucciso da un colpo partito
da una Beretta in dotazione alla Polizia. Così sono stati
rinviati a giudizio per calunnia Stefano Miscali, l'agente che
secondo quest'ultima sentenza sparò a Donatoni e che ha sempre
negato (l'accusa di omicidio colposo è prescritta) e Claudio
Sorrentino (accusato anche di falsa testimonianza per avere in
'sostanza' coperto Miscali).
Il processo nei confronti dei due, dopo che il giudice
monocratico Manuela Atura questa mattina ha accolto l'istanza di
incompetenza per materia sollevata dagli avvocati di Sorrentino
Luigi Fischetti e Federica Patelmo, si aprirà il 6 febbraio 2017
davanti alla V sezione collegiale del tribunale di Roma. E sarà
quella l'occasione nella quale i legali chiederanno d acquisire
la nuova consulenza e di ascoltare i tre esperti.
Ma quali sono gli errori commessi dai periti della Corte
d'Assise Geraldo Capannesi, Antonio D'Arienzo e Stefano Moriani?
Innanzitutto, secondo i consulenti, non aver preso in
considerazione il lavoro svolto dai precedenti periti del pm. Un
comportamento che ha portato ad una errata ricostruzione dei
fatti e a ritenere che Donatoni fu ucciso da 'fuoco amico'. Tra
l'altro, dice ancora la consulenza, non si tenne conto del fatto
che un proiettile tracciante 7.62, privo della parte apicale, fu
rinvenuto in terra nelle vicinanze del corpo di Donatoni. I
residui di sparo di cartucce calibro 9 sulla sua tuta, inoltre,
"potrebbero esser stati provocati in una delle tante sessioni di
tiro a cui Donatoni si sottoponeva, ma non fu mai acquisito il
libretto delle armi in dotazione sul quale erano registrati date
e numero delle munizioni esplose nelle esercitazioni".
La conclusione, secondo i consulenti, è dunque una sola: a
sparare non è stato Miscali e Sorrentino non ha mai mentito. "la
sola analisi balistica e merceologica del proiettile 7.62
tracciante dimostra che tutti gli aspetti della ferita, delle
tracce chimiche e le particelle metalliche trovate sulla
vittima, sono compatibili con un colpo calibro 7,62". Inoltre,
la teoria del 'fuoco amico' "non spiega le tracce di vernice
trovate sui reperti, le particelle di tracciante trovate sul
giubbino tattico all'altezza del foro di rientro nel torace, le
tracce metalliche all'altezza del foro di rientro del torace e
le particelle di tracciante sugli stessi frammenti metallici
presso il foro d'entrata sul torace". Quanto al foro d'uscita
del proiettile, tra spalla e collo, "non è verosimilmente
compatibile con un colpo del 9mm" ed invece lo è con quello di
un proiettile 7,62 a bassa velocità e nella fase terminale del
proprio movimento oscillatorio. Infine, "le tracce di antimonio
sulla tasca della coscia sinistra non sono affatto indicativi di
un colpo a distanza ravvicinata" e "tutte le ipotesi scaturite
dalle analisi dell'antimonio sui fori del proiettile sono
viziate da notevoli errori di valutazione dei dati". Vi è poi
"l'inefficacia dell'impostazione di molte prove balistiche e la
mancanza di prove che simulino realmente i fatti ipotizzati".
Ma non solo: volendo ritenere valide le prove fatte dai
periti, "e non le riteniamo tutte valide", concludono i
consulenti, "esse mostrano che l'unico proiettile compatibile
con tutti i segni riportati è del calibro 7,62 e non 9
parabellum". (ANSA)
GUI
19-OTT-16 17:42 NNN    

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