Commissione europea — comunicato stampa
Ambiente: la Commissione invita l'Italia a rendere più rigorosa la legislazione sulla responsabilità ambientale
Bruxelles, 26 gennaio 2011 —
La Commissione è preoccupata che l'Italia non abbia attuato
correttamente la normativa UE in materia di responsabilità ambientale,
per cui i cittadini italiani non godrebbero di una tutela sufficiente.
Su raccomandazione del commissario per l'Ambiente Janez Potočnik, la
Commissione sta per inviare un parere motivato complementare per
chiedere all'Italia di adeguare in tal senso la propria legislazione. Se
l'Italia non risponderà entro due mesi, la Commissione potrebbe adire
la Corte di giustizia europea.
La direttiva sulla responsabilità ambientale
stabilisce un quadro giuridico per questa materia in base al principio
"chi inquina paga", con l'obiettivo di prevenire e di riparare i danni
ambientali. Le persone fisiche e giuridiche che esercitano le attività
elencate nella direttiva, o effettuano i controlli, sono oggettivamente
responsabili dei danni che causano all'ambiente con la loro attività.
Tali danni comprendono i danni ai corpi idrici, alle specie e agli
habitat naturali protetti, e al terreno.
Sebbene molte disposizioni della
direttiva siano state correttamente recepite, la Commissione ha
particolari inquietudini in merito alla mancanza di responsabilità
oggettiva e alla possibilità lasciata agli operatori di utilizzare la
compensazione finanziaria, anziché riparare il danno. Ad esempio, nella
normativa italiana mancano disposizioni che obblighino gli operatori in
numerose attività a riparare un danno ambientale che hanno causato pur
essendo esenti da colpa.
La Commissione ha
evidenziato tali carenze in una lettera di costituzione in mora inviata
alle autorità italiane nel febbraio 2008, seguita da un parere motivato
il 23 novembre 2009. Successivamente l'Italia ha notificato alcune
modifiche apportate alla propria legislazione, che tuttavia, secondo la
Commissione, non pongono rimedio alle gravi violazioni della direttiva.
Sta quindi per essere inviato un parere motivato complementare.
Prossime tappe
L'Italia ha due mesi di
tempo per conformarsi agli obblighi della direttiva. Se omette di
farlo, la Commissione potrebbe adire la Corte di giustizia europea.
Contesto
La direttiva 2004/35
sulla responsabilità ambientale intende istituire un quadro giuridico
in materia di responsabilità ambientale, basato sul principio "chi
inquina paga", ai fini della prevenzione e della riparazione del danno
ambientale. Sono contemplati due tipi di responsabilità: la
responsabilità oggettiva, per la quale gli operatori sono tenuti a
riparare i danni ambientali che hanno causato anche se esenti da colpa
(ciò vale per una serie di attività pericolose elencate nella direttiva,
compresi il rilascio di sostanze inquinanti nell'acqua, in mare o
nell'aria, le attività industriali o agricole per le quali è richiesta
l'autorizzazione ai sensi della direttiva sulla prevenzione e la
riduzione integrate dell'inquinamento, le operazioni di gestione dei
rifiuti, la produzione, lo stoccaggio, l'uso e il rilascio di sostanze
chimiche pericolose, nonché il trasporto, l'impiego e il rilascio di
organismi geneticamente modificati); e la responsabilità per colpa per
altre attività professionali, per le quali occorre provare che gli
operatori sono inadempienti affinché siano obbligati a riparare il danno
ambientale.
Ulteriori informazioni
Per statistiche aggiornate sulle infrazioni in generale, consultare il seguente sito web:
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