(ER) BOLOGNA. OK DAL TAR, MARESCIALLO CONDANNATO TORNA IN DIVISA
TUFARIELLO, PROCESSATO PER VICENDA NOE-NIAGARA, ERA STATO SOSPESO
(DIRE) Bologna, 3 giu. - A gennaio era stato condannato a due
anni e quattro mesi per tentata concussione e rivelazione di
segreti d'ufficio. E subito per Vito Tufariello, maresciallo dei
Carabinieri, l'Arma aveva fatto scattare la sospensione dal
servizio in via automatica. Ma il Tar ha dato ragione al
luogotenente coinvolto nel cosiddetto processo Niagara e ora
Tufariello potra' tornare a indossare la divisa. Tufariello fu
condannato il 29 gennaio insieme al maresciallo Sergio Amatiello
(entrambi fanno parte del Noe), e all'imprenditore Marco
Varsallona, tutti accusati di tentata concussione. Solo a carico
di Tufariello, invece, l'accusa di rivelazione di segreto
d'ufficio: ecco perche' per gli altri due il processo, in rito
abbreviato per tutti, si e' concluso con una condanna leggermente
piu' lieve, di due anni e due mesi. I giudici hanno deciso anche
l'interdizione dai pubblici uffici, che pero' diventa definitiva
solo con sentenza passata in giudicato, quando cioe' ci sono
stati anche il processo in secondo grado e quello in Cassazione.
Tufariello fini' a processo perche' secondo l'accusa (titolare
dell'inchiesta la pm Morena Plazzi) si fecero promettere una
somma di denaro tra i 20 e i 40 mila euro, per ammorbidire le
conclusioni di una informativa diretta alla Procura, dalla
societa' Niagara di Poggio Renatico, nel ferrarese, che si occupa
di smaltimento di rifiuti industriali. L'inchiesta nacque dalla
denuncia per estorsione presentata da Mauro Carretta, titolare
della ditta Niagara.(SEGUE)
(ER) BOLOGNA. OK DAL TAR, MARESCIALLO CONDANNATO TORNA IN DIVISA -2-
(DIRE) Bologna, 3 giu. - Il provvedimento di sospensione dal
servizio e' stato notificato a Tufariello l'8 marzo e
immediatamente il maresciallo ha presento ricorso, giudicandolo
illegittimo ed evidenziando l'assenza di precedenti anche
disciplinari. Per il Tar di Bologna il ricorso e' fondato. La
legge, infatti, prevede solo per alcuni reati la sospensione
obbligatoria dal servizio. "Tali disposizioni- si legge nella
sentenza- emanate per la particolare gravita' dei reati stessi,
sono tassative e di stretta interpretazione in quanto derogatorie
rispetto al principio per cui occorre valutare la gravita' dei
fatti nei singoli casi concreti per quanto concerne la
sospensione dal servizio dei dipendenti".
Dunque, in questo caso Tufariello e' stato condannato per
rivelazione di segreto d'ufficio che non rientra tra le cause di
sospensione obbligatoria. Ma neanche la tentata concussione, cosa
diversa, precisa il Tar, dal reato consumato (la concussione
infatti e' una causa di sospensione obbligatoria), con una
"propria autonomia strutturale ed e' caratterizzata da una minor
gravita', come del resto dimostrato dall'entita' della pena
concretamente inflitta che e' al di sotto del minimo edittale
rispetto alla fattispecie consumata. Insomma, conclude il Tar,
non ci sono "le condizioni per l'applicabilita' della sospensione
obbligatoria dal servizio". Il ricorso e' accolto ed e' annullato
il provvedimento impugnato.
(Evi/ Dire)
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