27 OTTOBRE 1962. IN MEMORIA DI ENRICO MATTEI (prima parte)
Memorandum
di L. H. Robinson (Foreign Office, Londra), 28 maggio 1957. Robinson
incontra Mattei a Londra, il 27 maggio 1957. «[…] Mattei non desidera
che l’Italia diventi uno Stato satellite degli americani. […]».
Da
Sir Ashley Clarke (ambasciatore GB, Roma) a Sir Paul Gore–Booth
(Foreign Office, Londra), 11 agosto 1960, segreto. «[...] Nel giugno
1959 affermai che l’obiettivo primario di Mattei consisteva
nell’assicurarsi una fonte autonoma di petrolio. E ora, in effetti, c’è
riuscito: lo dimostrano le trivellazioni compiute dall’Eni al largo
delle coste dell’Iran. Inoltre, nell’arco degli ultimi dodici mesi,
Mattei ha esteso le sue attività a Egitto, Sudan, Pakistan, Libia,
Marocco e Tunisia. […] Ha poi concluso un accordo con Mosca per la
fornitura di petrolio russo. […] A suo dire, sarebbe stato forzato a
rivolgersi ai sovietici a causa del rifiuto delle compagnie petrolifere
occidentali di cooperare con lui. […] Nel corso di un recente incontro,
Mattei mi ha comunicato in maniera chiara di essere deciso a entrare nel
mercato della distribuzione del petrolio in Europa e di essere
intenzionato a scatenare una guerra senza quartiere sui prezzi. […] Sul
lungo periodo, l’accordo da lui recentemente siglato con il governo
tunisino potrebbe danneggiare le imprese britanniche: sembra infatti che
intenda assicurarsi il monopolio in questo paese. Non vi è dubbio che
in futuro Mattei diventerà una notevole spina nel fianco delle nostre
imprese, anche in altre aree del mondo. Al giorno d’oggi, Mattei è una
potenza con la quale è necessario fare i conti sullo scenario
petrolifero internazionale. […]. Lasciando da parte ogni considerazione
di tipo commerciale, potrebbero ovviamente sorgere ripercussioni
politiche rilevanti se dovesse verificarsi uno stato di guerra virtuale
tra l’Eni e le compagnie petrolifere angloamericane. […]».
Da
ambasciata GB (Roma) a ambasciata GB (settore commerciale, Pechino), 20
gennaio 1961, segreto. «[…] In rapporto ai suoi piani, Mattei è solito
chiudersi a riccio: spesso, nemmeno il governo italiano li conosce. Come
Lei probabilmente sa, la recente visita di Mattei a Mosca ha causato
non poche tensioni: egli ha infatti sottoscritto un accordo con l’Urss
per l’importazione in Italia di 12 milioni di tonnellate di greggio
sovietico nell’arco dei prossimi 4 anni. Gli americani hanno protestato,
mentre il grande capitale italiano, che si oppone con forza all’Eni, ha
criticato il contratto. Sebbene abbia approvato l’intesa con i russi,
anche il governo italiano ha reagito con un certo imbarazzo. […] È
possibile che Roma spinga perché Mattei non visiti la Cina, ma non è
detto che ciò lo dissuada dal partire assieme ai suoi collaboratori.
[…]. In futuro, Mattei potrebbe fornire ai cinesi tutto il petrolio di
cui hanno bisogno. [...] Non è da escludere che le discussioni con i
vertici di Pechino seguano la medesima linea adottata dall’Eni con
l’India, nel dicembre scorso (assistenza tecnica nella costruzione di
oleodotti, raffinerie e impianti petrolchimici). […]».
Da John H.
Wardle–Smith (addetto commerciale dell'ambasciata GB, Roma) a Roger W.
Jackling (Foreign Office, Londra), 17 maggio 1961, confidenziale,
Foreign Office. Wardle–Smith scrive al Foreign Office di aver ricevuto
alcune ‘confidenze’ da parte di Lolli (BNL). Mattei è intenzionato a
costruire una raffineria a Shannon (Irlanda), come primo passo nella
conquista del mercato petrolifero anglosassone. Wardle–Smith aggiunge:
«[…] Lolli mi ha comunicato che, al momento, Mattei attraversa uno dei
suoi peggiori periodi di antiamericanismo. Lolli, che è un uomo molto
alla mano, ha affermato che i sentimenti antiamericani di Mattei sono
così forti che potrebbero trasformarsi in un pericolo potenziale. In
altre parole, potrebbe commettere qualche sciocchezza».
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Commento di Peter J. Male (Foreign Office, Londra) alla lettera di John Wardle–Smith (addetto commerciale dell'ambasciata GB, Roma), 24 maggio 1961, confidenziale, Foreign Office. «[…] A mio parere, l’attuale antiamericanismo di Mattei nasce dalle conclusioni del gruppo di studio della Nato sul petrolio sovietico, nonché dalle proteste avanzate dall’ambasciata statunitense in Italia nei confronti del governo italiano, circa un mese fa. Tali lamentele avevano l’obiettivo di impedire la firma dell’accordo commerciale italo–sovietico, che inglobava in parte i progetti di Mattei per l’importazione del greggio russo. […]».
Testimonianza del ricercatore J. Cerenghino, archivio di Kew Gardens, in una nota dell'alto funzionario inglese R.G. Searight indirizzata al Ministero dell'Energia inglese. Cfr. anche file di Wikileaks riguardo un'informativa del Ministero dell'Energia inglese datata 7 agosto 1962. «Sono serviti sette anni per convincere il governo sull'apertura a sinistra, ti dirò che me ne serviranno meno di sette per trascinare l'Italia fuori dalla NATO e metterla a capo dei Paesi non allineati».
Enrico Mattei morì la sera del 27 ottobre 1962. Il bimotore Morane Saulnier 760 Paris, sul quale stava tornando da Catania a Milano, esplose per una bomba a bordo nelle campagne di Bascapè, mentre era in fase di avvicinamento all'aeroporto di Linate. Rientrava da una serie di incontri, l'ultimo a Gagliano Castelferrato (Enna) dove tenne il suo ultimo discorso ad una folla festante per l'annuncio dell’inizio delle attività estrattive di gas nella zona. «Noi non portiamo via il metano, il metano rimane in Sicilia, rimane per le industrie, per tutte le iniziative, per tutto quello che la Sicilia dovrà esprimere. Anche io ero povero come voi e sono dovuto emigrare, non dovrà succedere più. Lavoreremo duro per lo sviluppo dell’isola». Mattei si era battuto per non liquidare o privatizzare l’industria petrolifera dello Stato. Con la creazione dell’Eni aveva voluto creare un’industria pubblica «nell’interesse non di singoli gruppi ma di tutti gli italiani».
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