INDOVINA!
Che lavoro fa il figlio di Mario Monti? Indovinate...
pubblicata da ARTISTs il giorno martedì 15
novembre 2011 alle ore 14.29 ·
E ufficiale, Mario Monti, consulente di Goldman Sachs, Banca
Commerciale Comit, Generali, Fiat, Coca Cola, Trilateral e di metà dell'alta
finanza non ha conflitti d'interesse. Mario Monti guarisce con la sola
imposizione delle mani, Mario Monti santo subito.
Ecco il curriculum su Linkedin di Giovanni Monti, figlio di Mario (da qualche giorno, ma chissà perchè, improvvisamente cancellato)
Business Development at Parmalat
Modena Area, Italy D
Vice President presso Morgan Stanley
Vice President presso Citigroup
Associate Consultant presso Bain and Co.
"Ciao, volevo segnalarti che Mario Monti ha un figlio, Giovanni, di 39 anni. Lo conosco di persona perché era in corso con me alla Bocconi. Ha naturalmente lavorato come vice president in diverse investment banks e i suoi rapporti d'affari sono intrecciati nell'alta finanza internazionale come per il resto della famiglia. "
Sul suo profilo Linkedin (ora cancellato), c'è tutta la sua storia professionale.
Vice President
Morgan Stanley
Public Company; 10,001+ employees; ms; Financial Services industry
May 2008 – February 2009 (10 months)
Firm Strategy and Execution
Europe, Middle East and Africa
Vice President
Citigroup
Public Company; 10,001+ employees; C; Financial Services industry
March 2004 – May 2008 (4 years 3 months)
Strategy and M&A
Associate Consultant
Bain and Co.
1997 – 2001 (4 years)
Summer Intern
International Trade Center - UNCTAD/WTO
TALE FIGLIO TALE PADRE, I CONTI DI MONTI - “GOLD-MONTI SACHS” SA BENE DOVE INVESTIRE I SUOI RISPARMI: GLI EURO DI FAMIGLIA NON SONO FINITI NEI TITOLI TOSSICI DELLA FINANZA A LUI VICINA MA NEL SANTO MATTONE - APPARTAMENTI E NEGOZI A MILANO E A VARESE (NEL 2006 IL SUO REDDITO IMPONIBILE A 367.992 €) - QUELLA DI PALAZZO CHIGI POTREBBE ESSERE LA QUARTA POLTRONA, DOPO QUELLE SOFT NELLA FONDAZIONE INVERNIZZI E NELL’ASSOCIAZIONI ‘AMICI DELLA BOCCONI’ E QUELLA PESANTISSIMA DI ADVISOR INTERNAZIONALE DI GOLDMAN
Monti fu consigliere di amministrazione della Gilardini (1979-1983), di Fidis (1982-1988), di Fiat (1988-1993), della Banca commerciale italiana (1983-1994), della sua amata Rizzoli editore (1984- 1985), dell'Ibm Italia (1981-1990), della Ibm Semea (1990-1993), delle Assicurazioni Generali (1986-1993) e della Aedes (1993-1994). Incarichi dunque soprattutto nella galassia Agnelli, ma anche in società della Milano bene che poi sarebbero finite a Carlo De Benedetti (come Aedes).
Sul Corriere della Sera di ieri c'erano pagine e pagine su Mario Monti, l'uomo che il quotidiano Rcs è riuscito a portare a palazzo Chigi. E ce ne era anche una che parlava di lui, senza nominarlo. Era pagina 18, interamente occupata da un avviso pubblicitario, che annunciava un contributo da 9 milioni di euro per tre progetti di ricerca, uno destinato alla Bocconi, uno alla Cattolica e uno alla Statale di Milano. Il finanziatore era la Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, che così celebrava il suo ventennale. E nella fondazione siede anche il prof. Monti, consigliere dal 25 novembre 1994.
È una delle due poltrone che risultano a suo nome nel registro delle Camere di commercio italiane. Anche l'altra è in una associazione, quella degli amici della Bocconi, in cui siede dal 18 settembre 1990. Toccherà ai giuristi capire se sono compatibili o meno con l'attuale incarico a palazzo Chigi.
Certo non lo è la terza poltrona che Monti conserva ancora all'estero, quella di advisor internazionale di Goldman Sachs, un incarico per cui non sono ancora state annunciate le dimissioni. Dubbi i profili di compatibilità istituzionale anche per le cariche di presidente europeo della commissione Trilaterale e di presidente onorario di Brueguel, il think tank che lui stesso ha fondato nel 2005.
Monti non siede più invece da tempo in consigli di amministrazione di società private. Nelle sue biografie ufficiali non c'è molto di questa storia. Lui stesso però l'ha dovuta riepilogare nella dichiarazione di interessi finanziari che dovette allegare al suo curriculum quando nel 1994 diventò per la prima volta commissario europeo.
È proprio al doppio mandato come commissario europeo che bisogna andare per sapere qualcosa di più del patrimonio e della situazione reddituale di Monti. A dire il vero l'unico dato certo è successivo, e risale al periodo in cui Vincenzo Visco fece mettere on line i redditi di tutti gli italiani. La dichiarazione era quella del 2006, quando Monti non era più commissario: il suo reddito imponibile ammontava a 367.992 euro, pagava una imposta netta di 146.601 euro, e aveva un reddito di impresa da 38.665 euro.
La sua consorte, Elsa Antonioli, quello stesso anno aveva dichiarato un reddito imponibile di 19.196 euro, pagando una imposta netta di 3.169 euro. Nel suo secondo mandato da commissario europeo che terminò nel 2004 Monti giurò di non avere quote societarie né azioni, titoli o obbligazioni di alcun tipo nel suo portafoglio. Aggiunse però di avere investito i propri risparmi nel mattone e di possedere «appartamenti a Milano e Varese dati in locazione a privati per una rendita annuale di 77 mila euro».
Una parte di quegli immobili erano riunite in una accomandita semplice, la Mirte 7 sas che lui stesso aveva costituito con la moglie Elsa e che poi è stata sciolta senza essere messa in liquidazione nel 2002 assegnando ai soci gli immobili posseduti. La società aveva a Milano un appartamento in via Frua da 10 vani con box auto (lì risulta l'attuale residenza del presidente del Consiglio incaricato) con rendita catastale complessiva di circa 2.600 euro. Sempre la società aveva a Varese due appartamenti da 5,5 vani al primo e al quarto piano di un civico in via Cimabue, entrambi con box auto.
Cointestato a Monti e signora e a Claudia Monti anche un ufficio di 6,5 vani a Milano, in Galleria Buenos Aires, dove gli stessi possiedono anche due negozi, uno da 193 mq e uno da 63 mq e un piccolo magazzino da 15 mq, con una rendita catastale complessiva di 24.648,67 euro. A Varese sono invece intestati solo al prof. Monti in via Borri 7 alloggi (fra 4 e 5,5 vani), 4 box auto, un magazzino da 39 mq e un negozietto da 40 mq. Totale in portafoglio: 10 appartamenti, 6 box auto, 3 negozi, 2 magazzini e 1 ufficio/studio.
di Franco Bechis
Quando Mario Monti davanti ai microfoni del Quirinale ha detto di non leggere i giornali italiani non ha detto una bugia.
Chi ha lavorato in questi anni al suo fianco sa benissimo che il professore di Varese con la sua padronanza di quattro lingue, legge prima di tutto il "Financial Times", "The Wall Street Journal", "Frankfurter Allgemeine" e il quotidiano francese "Le Monde", l'orecchio più sensibile della politica francese.
È probabile che anche questa mattina dopo una frugale colazione nella stanza dell'hotel Forum che affaccia sui Fori Imperiali, non gli sia sfuggito quel "Ave Mario" che campeggia sul quotidiano parigino. E si può immaginare che dopo una rapida lettura il succo di frutta che deve dargli le vitamine negate dai partiti gli sia andato di traverso.
Dentro l'articolo che ha il sapore di una inchiesta ed è firmato da ben tre giornalisti, si descrivono all'inizio le sue abitudini severe e c'è posto anche per una breve dichiarazione di Marco Follini secondo il quale con l'arrivo di Monti finisce il carnevale di Berlusconi e inizia la quaresima.
Bisogna andare un po' più avanti per capire lo spirito tutt'altro che benevolo che attraversa l'articolo del giornale. Uno spazio notevole è dedicato alla sua esperienza del Commissario Monti a Bruxelles, e a questo proposito il giornale ricorda lo scontro che avvenne nel 2004 tra l'allora ministro delle Finanze Sarkozy e il professore italiano. In ballo c'era la sopravvivenza del Gruppo francese Alstom, il colosso che produce il treno Tgv e che in quell'epoca si trovava in grande difficoltà.
La difesa degli interessi francesi fu fatta a Bruxelles dal marito di Carla Bruni con argomenti "brillanti e appassionati" rispetto ai quali "Monti rispondeva invariabilmente: signor ministro, non ho ascoltato nulla che mi impedisca di prendere una decisione negativa". A queste parole segue l'acido commento che "Le Monde" ha strappato dalla bocca di un anonimo diplomatico di alto rango: "se avessimo ascoltato i commissari europei, Renault, AirFrance e Alstom sarebbero scomparse".
L'articolo prosegue con l'osservazione, non casuale, che a Bruxelles Monti era circondato da una equipe di giuristi tedeschi e aveva un approccio "tutto tedesco" e molto giuridico della sua missione.
La botta però arriva verso la fine dell'articolo quando si ricorda l'arrivo di Monti a Goldman Sachs nel dicembre 2005 come membro del Consiglio di ricerche della merchant bank americana. E qui il giornale francese spiega che il suo ruolo presso la "madre di tutti gli scossoni" era esattamente l'inverso di quello di Mario Draghi perché Monti - secondo "Le Monde" - "aveva il compito di aprire le porte, cercando di penetrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi della banca d'affari".
In pratica, con la sua conoscenza degli arcani misteri dell'Unione europea e con in mano un carnet "confortevole" di indirizzi, il Commissario alla Concorrenza incarnava quel "capitalismo d'ingresso" nel quale eccelle Goldman Sachs. La malizia francese non si ferma qui perché arrivano alcune domande pungenti del tipo: "perché diavolo questo tecnocrate dall'etica puntigliosa è andato a confondersi nell'universo dei grandi finanzieri? per avidità di guadagno?, per l'ammirazione che dell'intelighentia italiana verso gli Stati Uniti?".
Sono domande pesanti che si chiudono ricordando che nel maggio 2010 Monti è diventato presidente europeo della famosa Trilateral occupando l'incarico già ricoperto da Peter Sutherland, "un altro ex-goldmaniano".
Ecco come gli ambienti di Parigi, critici verso Sarkozy e sensibili alle istanze della sinistra, salutano il suoperbocconiano. Lo fanno spulciando senza tante riserve nel suo passato e usano il saluto di Cesare: "Ave Mario" senza aggiungere peraltro..."morituri te salutant".
Si chiama Fernando, ha 47 anni e dopo la laurea all'università di Napoli ha studiato negli Stati Uniti che considera la sua seconda patria. La sua carriera è iniziata in una società di Finmeccanica, poi a partire dal 1990 è proseguita nell'ufficio italiano della Booz Allen Hamilton, la società di consulenza ora divenuta Booz & Company Italia dove siede come partner e vicepresidente dal 1998.
Il buon Napolitano occupa anche uno strapuntino nel consiglio di amministrazione dell'Enel, ma il suo occhio rimane sempre rivolto al mercato nordamericano dove si incontra spesso per amicizia e per affari con l'ex-ambasciatore Ronald Spogli. L'ultimo incontro è avvenuto un paio di giorni fa a New York nel corso di un Forum che aveva per titolo "Italian Business Investment Iniziative" al quale avrebbero dovuto partecipare numerosi big di aziende italiane. All'ultimo momento e a causa della crisi politica Paoletto Scaroni ha dato forfait e la stessa cosa ha fatto il banchiere Andrea Beltratti di IntesaSanPaolo.
In effetti ci vuole una buona dose di coraggio per portare all'attenzione della comunità americana il tema delle opportunità che si aprono in Italia, ma sembra che la cosa non abbia scoraggiato Fulvio Conti, l'amministratore di Enel che con la sua voce baritonale ha dichiarato davanti all'altro Napolitano e allo sparuto gruppetto di partecipanti che Mario Monti "è una persona preparata, determinata e credibile".
- Giovanni Monti
Ecco il curriculum su Linkedin di Giovanni Monti, figlio di Mario (da qualche giorno, ma chissà perchè, improvvisamente cancellato)
Business Development at Parmalat
Modena Area, Italy D
Vice President presso Morgan Stanley
Vice President presso Citigroup
Associate Consultant presso Bain and Co.
"Ciao, volevo segnalarti che Mario Monti ha un figlio, Giovanni, di 39 anni. Lo conosco di persona perché era in corso con me alla Bocconi. Ha naturalmente lavorato come vice president in diverse investment banks e i suoi rapporti d'affari sono intrecciati nell'alta finanza internazionale come per il resto della famiglia. "
Sul suo profilo Linkedin (ora cancellato), c'è tutta la sua storia professionale.
Vice President
Morgan Stanley
Public Company; 10,001+ employees; ms; Financial Services industry
May 2008 – February 2009 (10 months)
Firm Strategy and Execution
Europe, Middle East and Africa
Vice President
Citigroup
Public Company; 10,001+ employees; C; Financial Services industry
March 2004 – May 2008 (4 years 3 months)
Strategy and M&A
Associate Consultant
Bain and Co.
1997 – 2001 (4 years)
Summer Intern
International Trade Center - UNCTAD/WTO
TALE FIGLIO TALE PADRE, I CONTI DI MONTI - “GOLD-MONTI SACHS” SA BENE DOVE INVESTIRE I SUOI RISPARMI: GLI EURO DI FAMIGLIA NON SONO FINITI NEI TITOLI TOSSICI DELLA FINANZA A LUI VICINA MA NEL SANTO MATTONE - APPARTAMENTI E NEGOZI A MILANO E A VARESE (NEL 2006 IL SUO REDDITO IMPONIBILE A 367.992 €) - QUELLA DI PALAZZO CHIGI POTREBBE ESSERE LA QUARTA POLTRONA, DOPO QUELLE SOFT NELLA FONDAZIONE INVERNIZZI E NELL’ASSOCIAZIONI ‘AMICI DELLA BOCCONI’ E QUELLA PESANTISSIMA DI ADVISOR INTERNAZIONALE DI GOLDMAN
Monti fu consigliere di amministrazione della Gilardini (1979-1983), di Fidis (1982-1988), di Fiat (1988-1993), della Banca commerciale italiana (1983-1994), della sua amata Rizzoli editore (1984- 1985), dell'Ibm Italia (1981-1990), della Ibm Semea (1990-1993), delle Assicurazioni Generali (1986-1993) e della Aedes (1993-1994). Incarichi dunque soprattutto nella galassia Agnelli, ma anche in società della Milano bene che poi sarebbero finite a Carlo De Benedetti (come Aedes).
Sul Corriere della Sera di ieri c'erano pagine e pagine su Mario Monti, l'uomo che il quotidiano Rcs è riuscito a portare a palazzo Chigi. E ce ne era anche una che parlava di lui, senza nominarlo. Era pagina 18, interamente occupata da un avviso pubblicitario, che annunciava un contributo da 9 milioni di euro per tre progetti di ricerca, uno destinato alla Bocconi, uno alla Cattolica e uno alla Statale di Milano. Il finanziatore era la Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, che così celebrava il suo ventennale. E nella fondazione siede anche il prof. Monti, consigliere dal 25 novembre 1994.
È una delle due poltrone che risultano a suo nome nel registro delle Camere di commercio italiane. Anche l'altra è in una associazione, quella degli amici della Bocconi, in cui siede dal 18 settembre 1990. Toccherà ai giuristi capire se sono compatibili o meno con l'attuale incarico a palazzo Chigi.
Certo non lo è la terza poltrona che Monti conserva ancora all'estero, quella di advisor internazionale di Goldman Sachs, un incarico per cui non sono ancora state annunciate le dimissioni. Dubbi i profili di compatibilità istituzionale anche per le cariche di presidente europeo della commissione Trilaterale e di presidente onorario di Brueguel, il think tank che lui stesso ha fondato nel 2005.
Monti non siede più invece da tempo in consigli di amministrazione di società private. Nelle sue biografie ufficiali non c'è molto di questa storia. Lui stesso però l'ha dovuta riepilogare nella dichiarazione di interessi finanziari che dovette allegare al suo curriculum quando nel 1994 diventò per la prima volta commissario europeo.
È proprio al doppio mandato come commissario europeo che bisogna andare per sapere qualcosa di più del patrimonio e della situazione reddituale di Monti. A dire il vero l'unico dato certo è successivo, e risale al periodo in cui Vincenzo Visco fece mettere on line i redditi di tutti gli italiani. La dichiarazione era quella del 2006, quando Monti non era più commissario: il suo reddito imponibile ammontava a 367.992 euro, pagava una imposta netta di 146.601 euro, e aveva un reddito di impresa da 38.665 euro.
La sua consorte, Elsa Antonioli, quello stesso anno aveva dichiarato un reddito imponibile di 19.196 euro, pagando una imposta netta di 3.169 euro. Nel suo secondo mandato da commissario europeo che terminò nel 2004 Monti giurò di non avere quote societarie né azioni, titoli o obbligazioni di alcun tipo nel suo portafoglio. Aggiunse però di avere investito i propri risparmi nel mattone e di possedere «appartamenti a Milano e Varese dati in locazione a privati per una rendita annuale di 77 mila euro».
Una parte di quegli immobili erano riunite in una accomandita semplice, la Mirte 7 sas che lui stesso aveva costituito con la moglie Elsa e che poi è stata sciolta senza essere messa in liquidazione nel 2002 assegnando ai soci gli immobili posseduti. La società aveva a Milano un appartamento in via Frua da 10 vani con box auto (lì risulta l'attuale residenza del presidente del Consiglio incaricato) con rendita catastale complessiva di circa 2.600 euro. Sempre la società aveva a Varese due appartamenti da 5,5 vani al primo e al quarto piano di un civico in via Cimabue, entrambi con box auto.
Cointestato a Monti e signora e a Claudia Monti anche un ufficio di 6,5 vani a Milano, in Galleria Buenos Aires, dove gli stessi possiedono anche due negozi, uno da 193 mq e uno da 63 mq e un piccolo magazzino da 15 mq, con una rendita catastale complessiva di 24.648,67 euro. A Varese sono invece intestati solo al prof. Monti in via Borri 7 alloggi (fra 4 e 5,5 vani), 4 box auto, un magazzino da 39 mq e un negozietto da 40 mq. Totale in portafoglio: 10 appartamenti, 6 box auto, 3 negozi, 2 magazzini e 1 ufficio/studio.
di Franco Bechis
- AVE MARIO, ‘LE MONDE” TE SALUTANT! BRUTALE ATTACCO FRANCESE AL ‘GERMANICO’ MONTI - DOPO AVER SOTTOLINEATO UNO SCONTRO ACIDO CON SARKOZY, SI RICORDA IL SUO ARRIVO A GOLDMAN SACHS CON “IL COMPITO DI APRIRE LE PORTE, CERCANDO DI PENETRARE NEL CUORE DEL POTERE EUROPEO PER DIFENDERE GLI INTERESSI DELLA BANCA D’AFFARI” - 1 - E SI CHIUDE RICORDANDO CHE NEL 2010 MONTI È DIVENTATO PRESIDENTE EUROPEO DELLA FAMOSA TRILATERAL OCCUPANDO L’INCARICO GIÀ RICOPERTO DA “UN ALTRO EX-GOLDMANIANO” - 2 - L’UNICO TRA I GRANDI MANAGER CHE NON SI È SBILANCIATO NEI CONFRONTI DELL’EX CONSIGLIERE FIAT MARIO MONTI È MARPIONNE (GIUNTO AI MINIMI ‘TERMINI’ CON LA CAMUSSO) - 3 - C’È UN ALTRO NAPOLITANO CHE CREDE NEL RISCATTO DELL’ITALIA. SI CHIAMA FERNANDO - 4 - IL SOGNO SPEZZATO DI MAURO MORETTI: MINISTRO DEI TRASPORTI (TREMONTI NON C’È PIÙ) - 5 - PER GHIZZONI, DOPPIA LEGNATA: CROLLO IN BORSA DI UNICREDIT ED ERMOTTI AD DI UBS.
Quando Mario Monti davanti ai microfoni del Quirinale ha detto di non leggere i giornali italiani non ha detto una bugia.
Chi ha lavorato in questi anni al suo fianco sa benissimo che il professore di Varese con la sua padronanza di quattro lingue, legge prima di tutto il "Financial Times", "The Wall Street Journal", "Frankfurter Allgemeine" e il quotidiano francese "Le Monde", l'orecchio più sensibile della politica francese.
È probabile che anche questa mattina dopo una frugale colazione nella stanza dell'hotel Forum che affaccia sui Fori Imperiali, non gli sia sfuggito quel "Ave Mario" che campeggia sul quotidiano parigino. E si può immaginare che dopo una rapida lettura il succo di frutta che deve dargli le vitamine negate dai partiti gli sia andato di traverso.
Dentro l'articolo che ha il sapore di una inchiesta ed è firmato da ben tre giornalisti, si descrivono all'inizio le sue abitudini severe e c'è posto anche per una breve dichiarazione di Marco Follini secondo il quale con l'arrivo di Monti finisce il carnevale di Berlusconi e inizia la quaresima.
Bisogna andare un po' più avanti per capire lo spirito tutt'altro che benevolo che attraversa l'articolo del giornale. Uno spazio notevole è dedicato alla sua esperienza del Commissario Monti a Bruxelles, e a questo proposito il giornale ricorda lo scontro che avvenne nel 2004 tra l'allora ministro delle Finanze Sarkozy e il professore italiano. In ballo c'era la sopravvivenza del Gruppo francese Alstom, il colosso che produce il treno Tgv e che in quell'epoca si trovava in grande difficoltà.
La difesa degli interessi francesi fu fatta a Bruxelles dal marito di Carla Bruni con argomenti "brillanti e appassionati" rispetto ai quali "Monti rispondeva invariabilmente: signor ministro, non ho ascoltato nulla che mi impedisca di prendere una decisione negativa". A queste parole segue l'acido commento che "Le Monde" ha strappato dalla bocca di un anonimo diplomatico di alto rango: "se avessimo ascoltato i commissari europei, Renault, AirFrance e Alstom sarebbero scomparse".
L'articolo prosegue con l'osservazione, non casuale, che a Bruxelles Monti era circondato da una equipe di giuristi tedeschi e aveva un approccio "tutto tedesco" e molto giuridico della sua missione.
La botta però arriva verso la fine dell'articolo quando si ricorda l'arrivo di Monti a Goldman Sachs nel dicembre 2005 come membro del Consiglio di ricerche della merchant bank americana. E qui il giornale francese spiega che il suo ruolo presso la "madre di tutti gli scossoni" era esattamente l'inverso di quello di Mario Draghi perché Monti - secondo "Le Monde" - "aveva il compito di aprire le porte, cercando di penetrare nel cuore del potere europeo per difendere gli interessi della banca d'affari".
In pratica, con la sua conoscenza degli arcani misteri dell'Unione europea e con in mano un carnet "confortevole" di indirizzi, il Commissario alla Concorrenza incarnava quel "capitalismo d'ingresso" nel quale eccelle Goldman Sachs. La malizia francese non si ferma qui perché arrivano alcune domande pungenti del tipo: "perché diavolo questo tecnocrate dall'etica puntigliosa è andato a confondersi nell'universo dei grandi finanzieri? per avidità di guadagno?, per l'ammirazione che dell'intelighentia italiana verso gli Stati Uniti?".
Sono domande pesanti che si chiudono ricordando che nel maggio 2010 Monti è diventato presidente europeo della famosa Trilateral occupando l'incarico già ricoperto da Peter Sutherland, "un altro ex-goldmaniano".
Ecco come gli ambienti di Parigi, critici verso Sarkozy e sensibili alle istanze della sinistra, salutano il suoperbocconiano. Lo fanno spulciando senza tante riserve nel suo passato e usano il saluto di Cesare: "Ave Mario" senza aggiungere peraltro..."morituri te salutant".
- 2 - C'È UN ALTRO NAPOLITANO CHE CREDE NEL RISCATTO DELL'ITALIA. SI CHIAMA FERNANDO
Si chiama Fernando, ha 47 anni e dopo la laurea all'università di Napoli ha studiato negli Stati Uniti che considera la sua seconda patria. La sua carriera è iniziata in una società di Finmeccanica, poi a partire dal 1990 è proseguita nell'ufficio italiano della Booz Allen Hamilton, la società di consulenza ora divenuta Booz & Company Italia dove siede come partner e vicepresidente dal 1998.
Il buon Napolitano occupa anche uno strapuntino nel consiglio di amministrazione dell'Enel, ma il suo occhio rimane sempre rivolto al mercato nordamericano dove si incontra spesso per amicizia e per affari con l'ex-ambasciatore Ronald Spogli. L'ultimo incontro è avvenuto un paio di giorni fa a New York nel corso di un Forum che aveva per titolo "Italian Business Investment Iniziative" al quale avrebbero dovuto partecipare numerosi big di aziende italiane. All'ultimo momento e a causa della crisi politica Paoletto Scaroni ha dato forfait e la stessa cosa ha fatto il banchiere Andrea Beltratti di IntesaSanPaolo.
In effetti ci vuole una buona dose di coraggio per portare all'attenzione della comunità americana il tema delle opportunità che si aprono in Italia, ma sembra che la cosa non abbia scoraggiato Fulvio Conti, l'amministratore di Enel che con la sua voce baritonale ha dichiarato davanti all'altro Napolitano e allo sparuto gruppetto di partecipanti che Mario Monti "è una persona preparata, determinata e credibile".
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