MERCOLEDÌ 08 FEBBRAIO 2023 12.02.54
Scienza: i potenti Ittiti non hanno resistito alla siccita' =
Scienza: i potenti Ittiti non hanno resistito alla siccita' = (AGI) - Roma, 8 feb. - (NOTIZIA CON EMBARGO ALLE 17.00) Tra il 1198 e il 1196 a.C. sembra essersi verificata una grave siccita' nell'Anatolia centrale, che potrebbe aver giocato un ruolo chiave nel declino dell'Impero ittita. Descritta sulla rivista Nature, questa ipotesi e' stata formulata dagli scienziati della Temple University e della Cornell University. Gli Ittiti, che dominavano l'Anatolia centrale, sono stati una potenza significativa per oltre cinque secoli prima di sperimentare un notevole declino intorno al 1200 a.C. Questa popolazione aveva dimostrato ottime capacita' di resistenza alle sfide sociopolitiche, economiche e ambientali dell'epoca, compresa la minaccia della siccita'. Il team, guidato da Sturt Manning e Muge Durusu-Tanrover, ha valutato l'effetto associato a un periodo di siccita' estrema verificatosi nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente. I ricercatori hanno sviluppato un modello per tenere traccia e ricostruire le temperature e il livello di umidita' nella regione attraverso le registrazioni di isotopi stabili e le misurazioni degli anelli degli alberi di ginepro. Questo approccio ha permesso agli studiosi di stabilire che nell'arco di tempo compreso tra il 1198 e il 1196 a.C. la regione avrebbe sperimentato un periodo altamente siccitoso, che potrebbe aver provocato una grave riduzione nelle possibilita' di approvvigionamento di risorse. Le carenze alimentari avrebbero quindi innescato disordini politici, economici e sociali, favorendo la diffusione di epidemie e accelerando il crollo dell'Impero ittita. Questi risultati, commentano gli autori, suggeriscono che le difficolta' derivanti dai cambiamenti climatici possono spingere le popolazioni oltre i propri limiti di adattamento e le capacita' di resilienza secolari. La siccita' dell'Anatolia, infatti, dimostra la vulnerabilita' dei sistemi umani agli estremi climatici imprevisti e duraturi. Il lavoro, concludono gli autori, ha importanti implicazioni per comprendere i rischi associati al cambiamento climatico e alle variazioni di temperatura attuali. (AGI)Sci/Pgi 081202 FEB 23 NNNN
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