PERCHÉ LA LETTERA DEL MEF PRO MES È UN BOOMERANG
di Giuseppe Liturri
[...]
al Mef avevano ansia di scrivere qualcosa meno banale e si sono
avventurati sul terreno scivoloso delle congetture. Infatti “sulla base
di riscontri avuti da analisti ed operatori di mercato, è possibile che
la riforma del Mes porti ad una migliore valutazione del merito di
credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per
quelli a più elevato debito come l’Italia”. No, non ci siamo, gentile
avvocato Varone. Tremonti non le ha chiesto cosa ne pensano “analisti ed
operatori di mercato” (chi, quando?), le ha chiesto cosa ne pensano i
suoi tecnici, in punto di norme di finanza pubblica. Nulla di più. Le
telefonate ai mercati Tremonti è in grado di farle da solo,
probabilmente a livelli più alti rispetto a quelli attinti dai tecnici
del Mef.
L’ultimo argomento – a ben leggerlo – è contro la
ratifica, non a favore. Infatti i tecnici sono costretti ad ammettere
che il costo dell’attivazione del Mes è un’incognita inestricabile.
Quanto costano i prestiti del Mes? Non si sa. Dipende da quanto paga il
Mes per finanziarsi sui mercati e da come si muove nella raccolta (breve
o medio/lungo termine), poi dal ricarico che ci metterà per coprire
costi operativi ed “un margine adeguato” (volete mica che lavorino
gratis!), lo strumento scelto dallo Stato membro per finanziarsi (la
linea precauzionale o quella a condizioni rafforzate). Insomma si fa
prima a lanciare i dadi. Poi bisogna fare il confronto con il costo di
indebitamento prima di accedere al prestito, perché ovviamente il Mes
avrebbe un impatto positivo solo qualora i costi di finanziamento sui
mercati fossero arrivati alle stelle, tipo Grecia. Qualcuno si può
avventurare a fare calcoli del genere per l’Italia? Nessuno. Infatti i
tecnici del Mef lanciano il sasso, ma poi nascondono la mano. E da
quando la Repubblica Italiana è costretta a chiedere prestiti con costo
da determinarsi?
Alla fine, sapete chi ne beneficerebbe? Gli
Stati membri azionisti del Mes (anche l’Italia ovviamente, ma è una
partita di giro) che, grazie ai tassi che il Paese debitore pagherebbe,
riceverebbero una migliore “remunerazione del capitale versato”. La
conferma che è uno strumento che conviene ai creditori e non ai
debitori. (Fonte: Startmag)
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