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giovedì 22 giugno 2023

PERCHÉ LA LETTERA DEL MEF PRO MES È UN BOOMERANG

 

PERCHÉ LA LETTERA DEL MEF PRO MES È UN BOOMERANG
di Giuseppe Liturri
 
[...] al Mef avevano ansia di scrivere qualcosa meno banale e si sono avventurati sul terreno scivoloso delle congetture. Infatti “sulla base di riscontri avuti da analisti ed operatori di mercato, è possibile che la riforma del Mes porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati membri aderenti, con un effetto più pronunciato per quelli a più elevato debito come l’Italia”. No, non ci siamo, gentile avvocato Varone. Tremonti non le ha chiesto cosa ne pensano “analisti ed operatori di mercato” (chi, quando?), le ha chiesto cosa ne pensano i suoi tecnici, in punto di norme di finanza pubblica. Nulla di più. Le telefonate ai mercati Tremonti è in grado di farle da solo, probabilmente a livelli più alti rispetto a quelli attinti dai tecnici del Mef.

L’ultimo argomento – a ben leggerlo – è contro la ratifica, non a favore. Infatti i tecnici sono costretti ad ammettere che il costo dell’attivazione del Mes è un’incognita inestricabile. Quanto costano i prestiti del Mes? Non si sa. Dipende da quanto paga il Mes per finanziarsi sui mercati e da come si muove nella raccolta (breve o medio/lungo termine), poi dal ricarico che ci metterà per coprire costi operativi ed “un margine adeguato” (volete mica che lavorino gratis!), lo strumento scelto dallo Stato membro per finanziarsi (la linea precauzionale o quella a condizioni rafforzate). Insomma si fa prima a lanciare i dadi. Poi bisogna fare il confronto con il costo di indebitamento prima di accedere al prestito, perché ovviamente il Mes avrebbe un impatto positivo solo qualora i costi di finanziamento sui mercati fossero arrivati alle stelle, tipo Grecia. Qualcuno si può avventurare a fare calcoli del genere per l’Italia? Nessuno. Infatti i tecnici del Mef lanciano il sasso, ma poi nascondono la mano. E da quando la Repubblica Italiana è costretta a chiedere prestiti con costo da determinarsi?

Alla fine, sapete chi ne beneficerebbe? Gli Stati membri azionisti del Mes (anche l’Italia ovviamente, ma è una partita di giro) che, grazie ai tassi che il Paese debitore pagherebbe, riceverebbero una migliore “remunerazione del capitale versato”. La conferma che è uno strumento che conviene ai creditori e non ai debitori. (Fonte: Startmag)

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