Mafie, Ciotti (Silp): "Mezzi per combatterle fermi al '94"
Il segretario generale del Silp Cgil Roma: "La cronologia
dei fatti dice che a Roma c’è un’escalation di criminalità organizzata.
Non hanno investito sulle risorse investigative". L'allarme: "Quote di
società che avrebbero ricevuto fondi da un Ente statale per attività
d’impresa, questo Ente riceve fondi dalla comunità europea".
Le mafie fagocitano Roma da tempo, ma qualcuno se ne
stupisce ancora. “Si sta concretizzando quello che diciamo da sempre”,
ha detto il segretario generale del Silp Cgil di Roma, Gianni Ciotti,
commentando l’omicidio a Prati del 33enne Flavio Simmi, figlio di un
processato per la Banda della Magliana, e il colpo inflitto alla
‘ndrangheta nel maxisequestro di ieri a Roma che ha comportato la
chiusura di 18 società, tra cui 'L'antico caffè Chigì’, nell'omonima
piazza. “Alzare l’attenzione sulle mafie”, l’appello ripetuto negli
ultimi anni dal Silp Cgil e sottovalutato da troppi.
Ciotti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ieri ha detto che l’omicidio a Prati è un fatto esterno alla Capitale. Lei che ne pensa?
“Che il problema è stato sottovalutato quando noi chiedevamo allo Stato e alle amministrazioni locali di guardare al di là dei problemi di micro criminalità, a Roma sono state fatte ordinanze sulla prostituzione mentre questi signori mettevano le mani sulla città, anzi, non le hanno mai ritirate”.
Mi sta dicendo che le mafie controllano la Capitale?
“Si, è in atto una guerra tra bande bene organizzate. I numeri ci danno ragione, le operazioni degli ultimi anni su Roma e nel Lazio sono dati ufficiali e incontrovertibili. Ritengo poi che il legame tra la Banda della Magliana, la ‘ndrangheta e la camorra non si è mai interrotto. Hanno fatto affari con il cemento, con le attività commerciali, perfino con la Sanità. Riciclaggio di denaro sporco e traffico internazionale di stupefacenti. C’è un aspetto che come investigatore e come sindacalista mi allarma, pare vi siano delle quote di società che avrebbero ricevuto fondi da un Ente statale per attività d’impresa, questo Ente riceve fondi dalla comunità europea. Se venisse confermato che un Ente statale finanzia imprese in odore di ‘ndrangheta..”.
Qualcuno non ha voluto vedere quindi?
“Qualcuno non ha voluto investire risorse nella criminalità organizzata. La cronologia dei fatti dice che a Roma c’è un’escalation di criminalità organizzata. Abbiamo gli stessi mezzi per la lotta alla mafia che avevamo nel 1994, dunque noi siamo rimasti fermi in quanto a forze e le mafie hanno fatto un salto di qualità spaventoso, ha assoldato professionisti. Per fare una seria lotta alle mafie bisogna investire sugli uffici investigativi, ormai la squadra mobile è rimasta ferma al palo, e la Dia che è operativa a Roma copre tre o quattro regioni con soli 110 uomini circa. Mi chiedo se è possibile operare con questi mezzi in indagini così complesse. E mi chiedo pensando al Lazio, come mai non si riesce ad aprire un ufficio Dia a Latina dove conosciamo benissimo i problemi di criminalità organizzata?”.
E contro chi pensa che Roma sia ancora un territorio franco?
“La lotta alla mafia si fa anche con la cultura antimafia, certo è che fino a quando i nostri politici, non so per quale assurda ragione, minimizzeranno il problema non si riuscirà a cambiare le cose. I partiti facciano autocritica e anche autotutela tra le loro fila, e le imprese stiano più attente”.
Ciotti, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ieri ha detto che l’omicidio a Prati è un fatto esterno alla Capitale. Lei che ne pensa?
“Che il problema è stato sottovalutato quando noi chiedevamo allo Stato e alle amministrazioni locali di guardare al di là dei problemi di micro criminalità, a Roma sono state fatte ordinanze sulla prostituzione mentre questi signori mettevano le mani sulla città, anzi, non le hanno mai ritirate”.
Mi sta dicendo che le mafie controllano la Capitale?
“Si, è in atto una guerra tra bande bene organizzate. I numeri ci danno ragione, le operazioni degli ultimi anni su Roma e nel Lazio sono dati ufficiali e incontrovertibili. Ritengo poi che il legame tra la Banda della Magliana, la ‘ndrangheta e la camorra non si è mai interrotto. Hanno fatto affari con il cemento, con le attività commerciali, perfino con la Sanità. Riciclaggio di denaro sporco e traffico internazionale di stupefacenti. C’è un aspetto che come investigatore e come sindacalista mi allarma, pare vi siano delle quote di società che avrebbero ricevuto fondi da un Ente statale per attività d’impresa, questo Ente riceve fondi dalla comunità europea. Se venisse confermato che un Ente statale finanzia imprese in odore di ‘ndrangheta..”.
Qualcuno non ha voluto vedere quindi?
“Qualcuno non ha voluto investire risorse nella criminalità organizzata. La cronologia dei fatti dice che a Roma c’è un’escalation di criminalità organizzata. Abbiamo gli stessi mezzi per la lotta alla mafia che avevamo nel 1994, dunque noi siamo rimasti fermi in quanto a forze e le mafie hanno fatto un salto di qualità spaventoso, ha assoldato professionisti. Per fare una seria lotta alle mafie bisogna investire sugli uffici investigativi, ormai la squadra mobile è rimasta ferma al palo, e la Dia che è operativa a Roma copre tre o quattro regioni con soli 110 uomini circa. Mi chiedo se è possibile operare con questi mezzi in indagini così complesse. E mi chiedo pensando al Lazio, come mai non si riesce ad aprire un ufficio Dia a Latina dove conosciamo benissimo i problemi di criminalità organizzata?”.
E contro chi pensa che Roma sia ancora un territorio franco?
“La lotta alla mafia si fa anche con la cultura antimafia, certo è che fino a quando i nostri politici, non so per quale assurda ragione, minimizzeranno il problema non si riuscirà a cambiare le cose. I partiti facciano autocritica e anche autotutela tra le loro fila, e le imprese stiano più attente”.
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