SALUTE. ANDARE IN BICI AIUTA CONTRO LE MALATTIE
NEURODEGENERATIVE
PER RICERCATORI CON ATTIVITA' FISICA SI POSSONO 'STABILIZZARE'
(DIRE) Roma, 22 dic. - Spostarsi quotidianamente in bici puo'
contribuire a stabilizzare alcune malattie neurodegenerative, a
cominciare dal morbo di Parkinson. Il team guidato dal dottor Jay
Alberts, dell'istituto di ricerca di Cleveland negli Stati Uniti,
ha scoperto questa possibilita' quasi per caso. Alberts, infatti,
aveva organizzato un viaggio in tandem con una sua paziente per
promuovere la conoscenza delle caratteristiche della malattia, il
cui decorso puo' essere rallentato ma da cui non si puo' ad oggi
guarire. Alla fine del viaggio, inspiegabilmente, la sua paziente
mostrava chiari segni di miglioramento. Si era allora nel 2003, e
il team di Alberts comincio' una serie di esperimenti per cercare
di capire a cosa fosse dovuto questo miglioramento.
Gli esperimenti hanno dimostrato una chiara correlazione fra
attivita' fisica e regressione della malattia. Sia chiaro che non
si tratta certo di guarigioni. Tuttavia i risultati di test sulle
abilita' motorie e intellettive di pazienti, fatti prima e dopo
un periodo di alcune settimane di allenamento, hanno mostrato un
deciso miglioramento, maggiore di quello che si ha con le
medicine normalmente usate.(SEGUE)
(Alf/ Dire)
12:37 22-12-12
SALUTE. ANDARE IN BICI AIUTA CONTRO LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE -2-
(DIRE) Roma, 22 dic. - Esperimenti precedenti condotti da altri
scienziati non avevano dato gli stessi risultati, ma Alberts
specifica che questi si hanno solo se l'attivita' fisica e'
forzata, ossia piu' intensa di quella che il paziente sceglie
autonomamente. Mentre ad esempio i pazienti scelgono solitamente
un livello di intensita' pari al 50% della loro frequenza
cardiaca massima, Alberts chiarisce che questo valore deve essere
portato al 65-80%. Anche l'idea di forzare i pazienti a un lavoro
piu' pesante gli e' venuta dal suo viaggio in tandem, quando si
e' reso conto che il ritmo che egli imponeva al tandem risultava
faticoso per la sua paziente.
Alberts racconta a mo' di esempio il caso di un paziente di 64
anni, con i primi sintomi del Parkinson, che da anni non faceva
attivita' fisica. Dopo alcune settimane in cui si era sforzato a
camminare piu' velocemente e a pedalare per 30-60 minuti 3 volte
a settimana, con i valori di frequenza cardiaca citati
precedentemente, il paziente mostrava miglioramenti nelle
capacita' cognitive, nell'equilibrio, e nella capacita' di
afferrare saldamente oggetti. Anche se non risulta chiaro dal
lavoro del team di Cleveland, e' probabile che pedalare possa
anche, entro certi limiti, prevenire o comunque ritardare il
manifestarsi della malattia.
(Alf/ Dire)
12:37 22-12-12
NNNN
PER RICERCATORI CON ATTIVITA' FISICA SI POSSONO 'STABILIZZARE'
(DIRE) Roma, 22 dic. - Spostarsi quotidianamente in bici puo'
contribuire a stabilizzare alcune malattie neurodegenerative, a
cominciare dal morbo di Parkinson. Il team guidato dal dottor Jay
Alberts, dell'istituto di ricerca di Cleveland negli Stati Uniti,
ha scoperto questa possibilita' quasi per caso. Alberts, infatti,
aveva organizzato un viaggio in tandem con una sua paziente per
promuovere la conoscenza delle caratteristiche della malattia, il
cui decorso puo' essere rallentato ma da cui non si puo' ad oggi
guarire. Alla fine del viaggio, inspiegabilmente, la sua paziente
mostrava chiari segni di miglioramento. Si era allora nel 2003, e
il team di Alberts comincio' una serie di esperimenti per cercare
di capire a cosa fosse dovuto questo miglioramento.
Gli esperimenti hanno dimostrato una chiara correlazione fra
attivita' fisica e regressione della malattia. Sia chiaro che non
si tratta certo di guarigioni. Tuttavia i risultati di test sulle
abilita' motorie e intellettive di pazienti, fatti prima e dopo
un periodo di alcune settimane di allenamento, hanno mostrato un
deciso miglioramento, maggiore di quello che si ha con le
medicine normalmente usate.(SEGUE)
(Alf/ Dire)
12:37 22-12-12
SALUTE. ANDARE IN BICI AIUTA CONTRO LE MALATTIE NEURODEGENERATIVE -2-
(DIRE) Roma, 22 dic. - Esperimenti precedenti condotti da altri
scienziati non avevano dato gli stessi risultati, ma Alberts
specifica che questi si hanno solo se l'attivita' fisica e'
forzata, ossia piu' intensa di quella che il paziente sceglie
autonomamente. Mentre ad esempio i pazienti scelgono solitamente
un livello di intensita' pari al 50% della loro frequenza
cardiaca massima, Alberts chiarisce che questo valore deve essere
portato al 65-80%. Anche l'idea di forzare i pazienti a un lavoro
piu' pesante gli e' venuta dal suo viaggio in tandem, quando si
e' reso conto che il ritmo che egli imponeva al tandem risultava
faticoso per la sua paziente.
Alberts racconta a mo' di esempio il caso di un paziente di 64
anni, con i primi sintomi del Parkinson, che da anni non faceva
attivita' fisica. Dopo alcune settimane in cui si era sforzato a
camminare piu' velocemente e a pedalare per 30-60 minuti 3 volte
a settimana, con i valori di frequenza cardiaca citati
precedentemente, il paziente mostrava miglioramenti nelle
capacita' cognitive, nell'equilibrio, e nella capacita' di
afferrare saldamente oggetti. Anche se non risulta chiaro dal
lavoro del team di Cleveland, e' probabile che pedalare possa
anche, entro certi limiti, prevenire o comunque ritardare il
manifestarsi della malattia.
(Alf/ Dire)
12:37 22-12-12
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