MAFIA: PIERA AIELLO, AIUTARE I TESTIMONI DI
GIUSTIZIA
LA COGNATA DI RITA ATRIA SOLLECITA MIGLIORAMENTI LEGISLATIVI
(ANSA) - AGRIGENTO, 11 GEN - ''La legge e il programma di
protezione dei testimoni di giustizia possono e devono essere
migliorati''. Lo sostiene Piera Aiello, cognata di Rita Atria,
la giovane testimone di giustizia che si uccise dopo la notizia
della strage di via D'Amelio.
Piera Aiello, anche lei testimone di giustizia, e'
intervenuta ad Agrigento alla presentazione del libro
''Maledetta mafia'', scritto con il giornalista Umberto
Lucentini. La donna, che ha avuto una nuova identita' e si e'
rifatta una vita riuscendo ad affrancarsi anche dall'assegno
mensile previsto per i testimoni di giustizia, ha sottolineato
di ''aver segnalato alle varie commissioni parlamentari i limiti
dell'attuale normativa ma nulla e' stato fatto''.
''Per i testimoni di giustizia - ha spiegato - e' difficile
trovare un lavoro e quindi uscire dalle strette maglie del
programma e ricrearsi una vita, pur rinunciando all'identita'
d'origine e trasferendosi altrove. Basterebbe garantire loro un
posto di lavoro''.
''Ci sono norme e restrizioni assurde. Pensate - ha aggiunto
- che battezzare e iscrivere a scuola i miei figli e' stato un
problema; non cosi' per i latitanti di mafia, Toto' Riina su
tutti''. Alla domanda se rifarebbe tutto, la risposta e' stata
decisa: ''Rifarei tutto, dalla scelta del 1991 di dire quanto
sapevo a quello che ne e' seguito, magari facendo gli stessi
errori. Forse lo farei prima e magari sarebbe servito a salvare
la vita a qualcuno in piu,' a cominciare da mio marito Nicola
Atria, ucciso davanti ai miei occhi il 24 giugno '91 nella
nostra pizzeria di Montevago''. (ANSA).
YPB-TE
11-GEN-13 10:39 NNNN
LA COGNATA DI RITA ATRIA SOLLECITA MIGLIORAMENTI LEGISLATIVI
(ANSA) - AGRIGENTO, 11 GEN - ''La legge e il programma di
protezione dei testimoni di giustizia possono e devono essere
migliorati''. Lo sostiene Piera Aiello, cognata di Rita Atria,
la giovane testimone di giustizia che si uccise dopo la notizia
della strage di via D'Amelio.
Piera Aiello, anche lei testimone di giustizia, e'
intervenuta ad Agrigento alla presentazione del libro
''Maledetta mafia'', scritto con il giornalista Umberto
Lucentini. La donna, che ha avuto una nuova identita' e si e'
rifatta una vita riuscendo ad affrancarsi anche dall'assegno
mensile previsto per i testimoni di giustizia, ha sottolineato
di ''aver segnalato alle varie commissioni parlamentari i limiti
dell'attuale normativa ma nulla e' stato fatto''.
''Per i testimoni di giustizia - ha spiegato - e' difficile
trovare un lavoro e quindi uscire dalle strette maglie del
programma e ricrearsi una vita, pur rinunciando all'identita'
d'origine e trasferendosi altrove. Basterebbe garantire loro un
posto di lavoro''.
''Ci sono norme e restrizioni assurde. Pensate - ha aggiunto
- che battezzare e iscrivere a scuola i miei figli e' stato un
problema; non cosi' per i latitanti di mafia, Toto' Riina su
tutti''. Alla domanda se rifarebbe tutto, la risposta e' stata
decisa: ''Rifarei tutto, dalla scelta del 1991 di dire quanto
sapevo a quello che ne e' seguito, magari facendo gli stessi
errori. Forse lo farei prima e magari sarebbe servito a salvare
la vita a qualcuno in piu,' a cominciare da mio marito Nicola
Atria, ucciso davanti ai miei occhi il 24 giugno '91 nella
nostra pizzeria di Montevago''. (ANSA).
YPB-TE
11-GEN-13 10:39 NNNN
Nessun commento:
Posta un commento