Unione sovietica europea
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| mer 17 dic, 17:13 (13 ore fa) |
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Unione sovietica europea
di Marco Travaglio
Nella
foga di combattere le autocrazie copiandole, la nostra bella Ue ci ha
regalato un’altra perla di liberaldemocrazia: sanzioni a 12 complici
della guerra ibrida russa. Tra i fortunati vincitori c’è Jacques Baud,
ex colonnello svizzero dell’esercito e dell’intelligence, ex consigliere
Onu, uno degli analisti militari più documentati sull’Ucraina: mentre i
trombettieri contavano balle e sbagliavano tutto, Baud ne azzeccava
parecchie. Quindi o loro o lui. Kaja Kallas, la depensante estone che
regge la politica estera Ue, gli ha vietato l’ingresso, congelato i beni
e bloccato i conti bancari in tutta l’Unione. Senza che alcun tribunale
abbia neppure ipotizzato un reato: semplicemente per le sue idee e
analisi, mai smentite da alcuno, sempre confermate dai fatti. La
sentenza l’ha emessa la depensante, cioè il potere esecutivo: “Baud è
ospite regolare di programmi tv e radio filorussi. Funge da portavoce
della propaganda filorussa e di teorie complottiste”. Tipo sulla
corresponsabilità della Nato nella guerra, ormai certificata persino da
Merkel e Casa Bianca. Ma ecco il seguito della supercazzola: “Baud è
pertanto responsabile di azioni o politiche attribuibili (da chi? ndr)
al governo della Federazione russa che compromettono o minacciano la
stabilità o la sicurezza di un paese terzo (l’Ucraina), o sostiene tali
azioni o politiche, tramite la manipolazione delle informazioni e delle
ingerenze”. Testuale. Censure e liste di proscrizione di putiniani
immaginari non bastano più: servono condanne alla morte civile, come
quelle di Usa e Israele alla Albanese per ciò che scrive per l’Onu sulla
Palestina. Inutile attendersi proteste o pigolii dalla nostra casta
pennuta, che vede minacce alla libertà d’informazione ovunque, fuorché
là dove sono.
In simultanea, casomai qualcuno
credesse alle coincidenze, quatto firme di Limes annunciano di aver
lasciato la rivista fondata e diretta da Lucio Caracciolo: Gustincich,
Arfaras, il generale Camporini e il prof. Argentieri (dirigente
dell’università americana a Roma “John Cabot”). Motivo: Limes sarebbe
“filorussa”. E quando l’hanno scoperto? Argentieri risponde, riuscendo a
restare serio, che “la svolta, chiarissima, è del 2004: la Rivoluzione
arancione. Da lì in poi Limes assume una postura costantemente
diffidente, se non apertamente ostile, verso l’Ucraina”. E lui, pensa e
ripensa, ha realizzato appena 21 anni dopo. Camporini ha riflessi più
pronti: rimprovera a Caracciolo “il mancato sostegno ai principi del
diritto internazionale, stracciati dall’aggressione russa all’Ucraina”.
Che fra un po’ compie quattro anni. Ma lui, tra un annuncio di sconfitta
russa e l’altro, aveva da fare. Poi è giunta la chiamata dell’Arcangelo
Gabriele: “Sturmtruppen, avanti marsch!”.

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