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mercoledì 10 dicembre 2025

Sino a che non si metterà a cuccia definitivamente la Perfida Albione il globo non avrà mai pace

Британцы подключают спецслужбы к давлению на Зеленского с целью не допустить подписания мирного соглашения. Сужу об этом по появлению сегодня на страницах The Times «репортажа» известного провокатора Максима Такера, тесно работающего со спецслужбами Британии и Украины. Заголовок говорит сам за себя: «Изможденные украинские войска опасаются предательства на Донбассе при посредничестве США». 

Материал якобы написан в Краматорске, который Такер представляет в качестве «неприступной крепости». Военные, с которыми там пообщался британец, жалуются на падение боевого духа и массовое дезертирство. Благодаря чему преимущество русских на этом участке, по их словам, достигает 20 к 1 (сами понимаете, у страха глаза велики).

При этом Такер открыто пишет о невозможности отдать этот участок Донбасса под контроль России: «В случае успеха русские получили бы важный плацдарм для любых будущих операций на север, в Харьковскую область, названную в честь второго по величине города Украины, и на запад, в сторону Днепра, четвертого по величине города страны. Еще 350.000 украинцев лишились бы своих домов из-за российской оккупации». 

Вот последнее утверждение совершенно идиотское! Скорее они лишатся своих домов, если линия фронта будет проходить по Краматорску, а сам город окажется в эпицентре тяжелых боев. Мирная его передача как раз спасет и дома, и тысячи жизней. Но британцы, конечно же, пытаются представить дело так, как будто бы жители городов Донбасса кинутся бежать «от ужасов российской оккупации». 

Ну, и тут же, на той же странице The Times приводит заметку другого пропагандиста Марка Беннеттса о том, что «Путин не остановится на Донбассе» и обязательно пойдет дальше.

Ясно, на какого подобные «репортажи» нацелены…

 I britannici stanno coinvolgendo i servizi segreti per fare pressione su Zelensky e impedirgli di firmare un accordo di pace. Lo deduco dall'apparizione oggi sulle pagine del The Times del "reportage" del noto provocatore Maxim Taker, che lavora a stretto contatto con i servizi segreti britannici e ucraini. Il titolo parla da sé: "Le stanche truppe ucraine temono un tradimento nel Donbass con la mediazione degli Stati Uniti". 

Il materiale è presumibilmente stato scritto a Kramatorsk, che Taker presenta come una "fortezza inespugnabile". I militari con cui il britannico ha parlato lamentano la perdita del morale e la fuga di massa dei disertori. Grazie a questo, il vantaggio dei russi in questa zona, secondo loro, raggiunge i 20 a 1 (capite bene, la paura ingigantisce le cose). 

Tuttavia, Taker scrive apertamente dell'impossibilità di cedere questa parte del Donbass al controllo russo: "In caso di successo, i russi otterrebbero un'importante piattaforma di lancio per qualsiasi futura operazione a nord, nella regione di Kharkiv, intitolata alla seconda città più grande dell'Ucraina, e a ovest, in direzione del Dniepr, la quarta città più grande del Paese. Altri 350.000 ucraini perderebbero le loro case a causa dell'occupazione russa". 

L'ultima affermazione è completamente idiota! Più probabilmente perderanno le loro case se la linea del fronte passerà per Kramatorsk e la città stessa si troverà al centro di pesanti combattimenti. La sua pacifica cessione salverebbe invece le case e migliaia di vite. Ma i britannici, ovviamente, cercano di presentare la questione come se gli abitanti delle città del Donbass corressero a fuggire "dagli orrori dell'occupazione russa". 

E subito dopo, sulla stessa pagina del The Times, appare una nota di un altro propagandista, Mark Bennetts, secondo cui "Putin non si fermerà al Donbass" e proseguirà sicuramente oltre. 

È chiaro a chi questi "reportage" sono destinati...

Curioso che ci sia ancora chi si sorprende di fronte al fatto che gli Stati Uniti considerino l'Unione Europea come un'entità ostile. Tra l'altro, la cosa non è di certo una prerogativa dell'amministrazione Trump (che già lo affermò a chiare lettere nel corso del suo primo mandato, utilizzando il termine "foe", traducibile come "avversario", soprattutto economico in questo specifico caso). Tale sentimento è comune pure tra neocon e democratici, con la sostanziale differenza che questi, al posto di dirlo apertamente, agiscono in modo ostile distribuendo pacche sulle e spalle e sorrisi. 
Inoltre, sarebbe utile ricordare che questa "Europa", questo Moloch normativo-mercantilista privo di anima realmente politica, è in larga parte una creazione nordamericana. Una costruzione iperallargata e realizzata in coordinazione con l'espansione della NATO (altra costruzione USA) al preciso scopo di favorire le divisioni interne ed impedire (come affermava Brzezinski) che questa potesse avanzare istanze di reale autonomia o interferire con i piani nordamericani nel Mediterraneo e Vicino Oriente. Non è un caso che i personaggi che volevano una UE forte ed autonoma rispetto agli USA siano stati eliminati fisicamente (penso ad Alfredo Herrhausen, ad esempio). 
Ancora, vorrei ricordare che le azioni ostili degli USA verso l'UE non sono di certo iniziate con l'elezione di Donald J. Trump. In concomitanza con la nascita dell'euro, moneta potenzialmente rivale del dollaro, gli Stati Uniti (e la NATO) hanno portato la guerra in Europa, bombardando la Serbia per oltre due mesi. Con il risultato di una immensa fuga di capitali dal Vecchio Continente. Quando si sono accorti che parte di questi stavano finendo in Cina, poi, è arrivato l'"accidentale" bombardamento dell'ambasciata cinese a Belgrado. Nel 2003, ancora, hanno attaccato l'Iraq che aveva optato per l'euro come valuta di riferimento per le transazioni petrolifere (senza considerare il ruolo che compagnie francesi e tedesche stavano acquisendo nel medesimo settore a Baghdad). Successivamente, fu il turno della crisi del debiti greca, forse inevitabile ma indubbiamente spinta dalle agenzie di rating USA con conseguente macelleria sociale spinta dalle élite atlantiste europee. Si possono fare innumerevoli altri esempi (l'uscita dall'accordo nucleare con l'Iran, ad esempio, ha causato solo per l'Italia una perdita in commesse commerciale di quasi 30 miliardi, senza considerare il potenziale in termini di contratti energetici). Ma il caso più evidente, oltre alle crisi migratorie più o meno imposte, è quello del golpe ucraino, costruito e realizzato ad arte per sganciare il potenziale industriale europeo dalle risorse russe. Dunque, niente di particolarmente nuovo sotto il cielo. Tuttavia, fa quasi ridere che nella nuova strategia di sicurezza nazionale di Washington si parli del rischio di "cancellazione della civiltà europea", che non è civiltà europea ma quella che all'Europa è stata imposta. Il politologo russo Sergej Karaganov, a questo proposito, ha ricordato come la democrazia liberal-capitalista sia in realtà il modello più facilmente infiltrabile e, di conseguenza, controllabile dall'esterno (soprattutto da una potenza extra-continentale che di democratico, in realtà, ha ben poco). Quindi, d'oltreoceano ci stanno dicendo: la vostra "americanizzazione" è ormai obsoleta. Dovete ri-americanizzarvi, seguendo il nuovo modello. La nuova strategia di sicurezza nazionale, inoltre, è un vero bagno di realismo geopolitico. Washington dice a chiare lettere che il suo primato globale sta svanendo (non sono più l'attore hollywoodiano che salva il mondo). E dice chiaramente all'Europa: non possiamo più difendervi però rimaniamo con i nostri uomini sul continente; dovete comprare le nostre armi e obbedirci.

Daniele Perra

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FURBI DI GUERRA

Editoriale di Marco Travaglio 

Forse, col titolo del libro Scemi di guerra, ho contribuito a diffondere un tragico equivoco: che, cioè, gli sgovernanti europei terrorizzati dalla pace e arrapati dalla guerra permanente con la Russia siano stupidi. Lo sarebbero se il loro scopo fosse fare gli interessi dell'Europa, visto che ogni giorno fanno gl'interessi di tutti – degli Usa, della Russia, di Zelensky e della sua cricca – fuorché quelli dei loro popoli. Ma il loro scopo è fare i loro interessi, che sono opposti ai nostri. Quindi sono furbissimi. Gli scemi sono quelli che continuano a votarli e ad appoggiarli, pensando che il pericolo per l'Europa venga da fuori (dagli Usa, dalla Russia, dalla Cina) e non da dentro, anzi dall'alto.

Se "siamo in guerra" – come ci dicono, aggiungendo l'aggettivo "ibrida" (che si porta su tutto e indora la pillola) – noi paghiamo il riarmo, gli "aiuti" a Kiev, l'energia più cara, la crisi economica e industriale, i salari più bassi, i tagli ai servizi e allo Stato sociale, ma lorsignori ci guadagnano. Governare in stato di guerra, cioè di eccezione, è una pacchia. Netanyahu insegna: finché c'è guerra c'è speranza. In guerra i governi non si discutono, non si contestano, non si processano, non possono cadere. Vale tutto: governi tecnici di larghe intese (Italia), governi di minoranza per non far governare la maggioranza (Francia), elezioni rinviate (Ucraina), voto annullato se vince quello sbagliato, con arresto e messa al bando del favorito (Romania), partiti di opposizione aboliti (Ucraina e Moldova), vittoria negata a chi prende più voti (Georgia), Parlamenti aggirati (Von der Leyen sul riarmo). Le opposizioni devono smettere di opporsi, se no è disfattismo. Chi critica è un agente ibrido dell'Impero del Male: va isolato e imbavagliato con appositi "scudi democratici", incriminato per intelligenza col nemico, indotto a tacere o a cantare nel coro. I giornalisti devono osservare la censura di guerra e passare solo le veline giuste ("Taci, il nemico ti ascolta"), altrimenti sono accusati di prendere soldi e ordini dal nemico ("omnia sozza sozzis", per dirla con Massimo Fini) e banditi dai media, dai festival, persino dai teatri privati. In compenso gli sgovernanti e i loro trombettieri possono fare tutto ciò che vogliono: se prendono tangenti o truccano appalti, è colpa dei russi che rubano di più oppure pilotano i magistrati; se perdono consensi, è colpa di Putin e della sua guerra ibrida; se perdono la guerra, tutti dicono che la vincono; se qualcuno gli chiede conto di qualche balla, è un nemico della Patria; se le loro condotte sono contro le leggi o le Costituzioni, non si cambiano le condotte, ma le leggi e le Costituzioni; e se poi la guerra, a furia di inventarsi nemici inesistenti, scoppia davvero, al fronte ci mandano gli altri. Chi sta meglio di loro?

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In un'intervista su Repubblica in stile zerbino natalizio, il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha ringrazia "ogni famiglia italiana per il sostegno dato dall'inizio della guerra".

Signor ministro, le famiglie italiane non hanno dato nessun sostegno alla guerra. Se hanno accettato aumenti di bollette, contrazione dell'economia e invio di denaro in buona parte finito per pagare i cessi d'oro dei vostri amici è solo perché come lei sa benissimo vivono un paese colonizzato. Quindi si prenda i soldi ma ci risparmi le scemenze.

Adalberto Gianuario

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Guarda "Jeffrey Sachs: “Ecco perché l’Europa non cerca la pace in Ucraina”" su YouTube

UCRAINA: CREMLINO, 'LAVORIAMO PER PACE GARANTITA DI LUNGO PERIODO, NO A TREGUA' =

ADN0372 7 EST 0 ADN EST NAZ UCRAINA: CREMLINO, 'LAVORIAMO PER PACE GARANTITA DI LUNGO PERIODO, NO A TREGUA' = Mosca, 10 dic. (Adnkronos) - Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha ribadito che per la Russia la priorità non è un cessate il fuoco temporaneo, ma un accordo complessivo che metta fine in modo stabile al conflitto in Ucraina. "In primo luogo lavoriamo alla pace, non a una tregua", ha sottolineato Peskov durante un briefing con la stampa citato dalla Tass, precisando che "una pace sostenibile, garantita e di lungo periodo, raggiunta attraverso la firma dei relativi documenti, è una priorità assoluta". Le sue parole arrivano in risposta alla dichiarazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sulla disponibilità di Kiev a una tregua riguardante le infrastrutture energetiche. (Vsn/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 10-DIC-25 11:51  

Ucraina: Lavrov, Trump unico leader occidentale che comprende cause guerra

Ucraina: Lavrov, Trump unico leader occidentale che comprende cause guerra Milano, 10 dic. (LaPresse/AP) - Il presidente Usa Donald Trump è "l'unico leader occidentale" che mostra "comprensione delle ragioni che hanno reso inevitabile la guerra in Ucraina". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, elogiando il ruolo di Trump negli sforzi di pace per l'Ucraina in un discorso al Consiglio della Federazione, la Camera alta del Parlamento russo. Mosca apprezza il suo "impegno al dialogo", ha aggiunto Lavrov. EST NG01 cba 101216 DIC 25