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martedì 27 ottobre 2020
MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2020 11.47.58 Casamonica e Di Silvio al telefono: qua comannamo noi Casamonica e Di Silvio al telefono: qua comannamo noi Secondo inquirenti i dialoghi sono chiara ostentazione del potere Roma, 27 ott. (askanews) - "Qua comannamo noi", e poi "non ti scordare che questa è zona nostra". Così dicevano al telefono quelli del clan Casamonica/Di Silvio e secondo gli inquirenti è una chiara ostentazione del potere. I messaggi rivolti al 'territorio' ed ai clienti erano indicazioni per qualcosa che consideravano sottoposto al loro dominio, come chiaramente rimarcato da uno. L'operazione di polizia di oggi è stata denominata "Cardè", ed è un termine sinti con il quale viene indicato il denaro. Sono i soldi quelli che indicano come comportarsi al clan. Gli accertamenti svolti in seguito all'episodio del 1° aprile 2018, del "Roxy Bar", hanno permesso - si spiega - non solo di individuare i soggetti autori delle violenze ma, altresì, di accertare una serie di soprusi subiti nel corso del tempo dai gestori dell'esercizio commerciale, e una reiterata attività intimidatoria, posta in essere anche dal Enrico Di Silvio, nonno di Vincenzo e Alfredo, finalizzata a convincere le vittime a non presentare o ritirare la denuncia nei loro confronti. Le condotte criminose in quella circostanza hanno rappresentato una evidente ostentazione del potere dei Casamonica/Di Silvio su un territorio che considerano sottoposto al loro dominio, come chiaramente rimarcato da uno degli aggressori ("qua comannamo noi", "non ti scordare che questa è zona nostra") Nav 20201027T114752Z
MARTEDÌ 27 OTTOBRE 2020 10.46.31 CARCERI. PALERMO, INVESTIGATORI: ALL'UCCIARDONE SMERCIO CELLULARI E SIM DIR0453 3 CRO 0 RR1 N/POL / DIR /TXT CARCERI. PALERMO, INVESTIGATORI: ALL'UCCIARDONE SMERCIO CELLULARI E SIM ESISTEVANO TARIFFARI PER INTRODUZIONE TELEFONIE SUCCESSIVA RIVENDITA (DIRE) Palermo, 27 ott. - All'interno del carcere Ucciardone di Palermo esisteva un vero e proprio "commercio di miniphone e di sim-card", con l'esistenza di "tariffari" sia per l'introduzione dei telefoni tra le mura dell'istituto che per la loro successiva rivendita ad altri detenuti. Lo sostiene il Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria di Palermo, che oggi ha eseguito cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti indagati che avrebbero messo in piedi un sistema per l'introduzione di telefonini e droga all'interno dell'antico carcere borbonico del capoluogo siciliano. Per questo sono stati iscritti nel registro degli indagati anche altri due detenuti: uno di loro avrebbe promesso a un agente di Polizia penitenziaria "infedele", che e' tra gli arrestati, 1.500 euro per l'introduzione di telefonini in carcere. Un altro indagato avrebbe invece offerto denaro a un altro agente con lo stesso scopo. (Sac/Dire) 10:45 27-10-20 NNNN
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