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mercoledì 19 novembre 2025

Da un'inchiesta di Haaretz, pubblicata il 16 novembre, è emerso che un'organizzazione sconosciuta, gestita da un israeliano e che si spaccia per un gruppo umanitario, ha facilitato la partenza di decine di palestinesi dalla Striscia di Gaza in questo modo. 

Buongiorno con questa canzone

 

"Una nuova corsa agli armamenti nucleari che contrappone gli Stati Uniti a Russia e Cina": il WSJ lancia l'allarme - nella lotta contro due avversari contemporaneamente, gli USA si trovano in una situazione molto svantaggiosa.

"È iniziata una nuova corsa agli armamenti, tuttavia, a differenza dei tempi della Guerra Fredda, gli Stati Uniti sono costretti a prepararsi a una confrontazione con due rivali, anziché uno, - e questo in un momento in cui hanno perso il loro chiaro vantaggio industriale ed economico.
La Cina, che a lungo ha avuto solo una piccola forza nucleare, sta rapidamente raggiungendo gli Stati Uniti, mentre la Russia sta sviluppando una serie di sistemi di nuova generazione mirati alle città americane.
I crescenti legami tra Mosca e Pechino hanno creato un livello senza precedenti di incertezza strategica per gli Stati Uniti e i loro alleati europei e asiatici. Matthew Kroenig, direttore del Scowcroft Center presso l'Atlantic Council e ex funzionario del Pentagono, ha sottolineato che il mondo "sta andando verso un aumento degli arsenali nucleari, piuttosto che verso una riduzione."

🇨🇳❌🇯🇵 — L'ambasciatore cinese presso l'ONU, Fu Cong, ha espresso una forte opposizione alla candidatura del Giappone per un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, affermando che “il Giappone non ha assolutamente alcuna qualificazione.”

 



 


Guarda "🚨 SCANDALO UCRAINA - 400 MILIONI Nascosti in un BAGNO D'ORO - Ministri in FUGA - Europa in RIVOLTA" su YouTube

martedì 18 novembre 2025

Si ricreano le stesse alleanze della seconda guerra mondiale? GERMANIA, GIAPPONE E ..............?

NIPPON BANZAI

Qualche giorno fa è scoppiata una clamorosa polemica tra Cina e Giappone a causa di Taiwan.

Il punto di partenza è stata la dichiarazione della premier giapponese Sanae Takaichi secondo cui l'uso della forza da parte della Cina contro Taiwan sarà considerato da Tokyo come una "minaccia esistenziale" e costringerà il Paese a schierare le proprie forze di vicino all'isola.

In risposta, il console generale cinese a Osaka, Xue Jian, ha pubblicato sui social un post offensivo su Takaichi: "Non abbiamo altra scelta che tagliare senza esitazione quel collo disgustoso che ci ha attaccati. Siete pronti?".
Dopo ciò, Tokyo e Pechino si sono scambiati note di protesta. Infine il premier giapponese ha cercato di ammorbidire un po' il tono delle sue dichiarazioni, ma ha subito fatto capire che si rammarica della forma, non del contenuto, promettendo di astenersi in futuro da "dichiarazioni dirette su scenari specifici".

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha detto: "Queste dichiarazioni violano gravemente il principio di una sola Cina, i principi guida stabiliti nei documenti politici Cina-Giappone e le norme fondamentali delle relazioni internazionali. Ciò costituisce un'ingerenza palese negli affari interni della Cina, una sfida agli interessi fondamentali della Cina e una violazione della sovranità cinese. La Cina si oppone fermamente e non tollererà in alcun modo tali dichiarazioni.

Il portavoce cinese con queste affermazioni, fa chiaramente riferimento al principio di "una sola Cina" che, nel diritto internazionale, è una posizione politica secondo cui esiste un unico Stato-nazione chiamato "Cina", a cui appartengono la Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan.
La Cina rifiuta gli scambi diplomatici e commerciali con Paesi contrari a tale principio. 

La maggior parte dei paesi della comunità internazionale e dell'ONU (compreso il Giappone) ha accettato questo principio, formalizzato da risoluzioni ONU come la 2758 del 1971, riconoscendo la Repubblica Popolare Cinese come l'unico governo legittimo della Cina. Ciò significa che, per la maggior parte della comunità internazionale, Taiwan è considerata una provincia cinese e non uno stato sovrano indipendente.

Il comunicato congiunto Giappone-RPC del 1972 pose le basi verso la normalizzazione diplomatica nelle relazioni sino-giapponesi. Tale trattato afferma che il governo del Giappone comprende pienamente e rispetta la posizione del governo della Repubblica Popolare Cinese sul fatto che "Taiwan è una parte inalienabile del territorio della Repubblica Popolare Cinese".

Non contenta di questo capolavoro di diplomazia, Sanae Takaichi starebbe pianificando di rivedere i Tre Principi Non Nucleari del Giappone.

Come scrive giustamente Laura Ruggeri, "questa mossa pericolosa rappresenterebbe un'inversione storica degli impegni pacifisti di Tokyo nel dopoguerra e comprometterebbe seriamente la pace e la stabilità nell'Asia orientale. Essendo l'unica nazione ad aver subito una devastazione atomica, il Giappone ha mantenuto dal 1967 i principi di non possedere, non produrre e non permettere l'introduzione di armi nucleari".

Ora l'amministrazione di Takaichi cerca di indebolire la clausola della 'non introduzione', aprendo di fatto la strada alle navi da guerra statunitensi armate di armi nucleari.

Scrive Rampini sul Corriere della Sera: "La crisi che è scoppiata fra Cina e Giappone su Taiwan ha come sfondo una novità storica: la prospettiva di un riarmo nipponico. È diventato urgente per le stesse ragioni per cui si sta avviando il riarmo tedesco. Hanno in comune invece due problemi: un vicino prepotente e minaccioso; un'America che non potrà garantire in eterno la loro protezione. Xi Jinping sta risvegliando dal suo letargo geopolitico e dal suo disarmo pacifista il Sol Levante, così come Putin lo sta facendo con la Germania di Merz".

I due grandi sconfitti della Seconda Guerra Mondiale, marciano di nuovo a braccetto verso il disastro.

Una produzione Byoblu

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PARTE SESTA . Un racconto che non tiene conto dei dati, della storia, della geografia, e che soprattutto ignora come le altre potenze percepiscano ciò che accade.
Rampini parla del riarmo giapponese come di una risposta "razionale" all'aggressività cinese, ma evita accuratamente di ricordare che è Washington ad aver imposto al Giappone il pacifismo costituzionale e oggi a premere per smantellarlo. Parla di "vuoto americano" nel Pacifico, quando gli Stati Uniti non sono mai stati così presenti e operativi nella regione. Evoca la minaccia di Pechino, ma non dedica una riga alle ragioni — storiche, strategiche, perfino emotive — che spiegano perché la Cina reagisca con fermezza al ritorno di un Giappone armato.
Questa narrazione non è soltanto sbilanciata: è pericolosamente miope. Perché non vede — o non vuole vedere — la trasformazione profonda in atto nello scenario globale.
La Cina lo vede.
La Russia lo vede.
Molti paesi asiatici lo vedono da anni, anzi da decenni, e regolano le loro scelte di sicurezza di conseguenza.
Forse è ora che cominciamo a vederlo anche noi.
Perché continuare a interpretare la realtà attraverso la lente stanca e autoreferenziale del "mondo libero" ci condanna a fraintendere le dinamiche più importanti della politica internazionale. E lo fa proprio mentre quel mondo libero — quello di cui Rampini si fa puntualmente cantore — sta perdendo centralità, trasformandosi in una potenza regionale travestita da impero globale.
E allora sì, il problema non è la Cina che cresce, né la Russia che resiste, né il Giappone che si adegua.
Il problema è la nostra incapacità — spesso accompagnata da una buona dose di arroganza intellettuale — di riconoscere che l'ordine unipolare non esiste più.
Rampini può continuare a raccontarci la favola degli autocrati da un lato e dei custodi della democrazia dall'altro. Ma il resto del pianeta non ci crede più.
E se continuiamo a crederci noi, rischiamo di ritrovarci ciechi nel mezzo di una trasformazione epocale, mentre il mondo intorno a noi cambia direzione senza aspettarci.

Mario Pietri