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giovedì 16 settembre 2010

La "Quinta Mafia" ha aggredito il territorio a Sud di Roma. Appello di Libera e Legambiente al Capo dello Stato

di Antonio Turri, Marco Omizzolo, Anna Scalfati*



Al Presidente della Repubblica
On.Giorgio Napolitano

Al Ministro dell'Interno
On. Roberto Maroni

Alla Presidente della Regione Lazio
On. Renata Polverini

All'on.Giuseppe Pisanu
Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia

Loro Sedi


E' passato un anno da quando il Prefetto Bruno Frattasi,
protagonista nella Provincia di Latina di coraggiose
battaglie per la legalita', e' stato trasferito. Il suo
nome rimarra' per sempre legato alla richiesta di
scioglimento per mafia del Comune di Fondi. La Commissione
di Accesso che fu inviata due anni fa nella sede
dell'Amministrazione di quel Comune - composta da alti
ufficiali delle tre Forze di Polizia- riscontro' in
maniera inequivocabile il rapporto tra la criminalita'
organizzata e settori della politica locale in grado di
condizionare lo sviluppo del territorio.
Il condizionamento operato dalle n'drine e dai clan della
camorra nel sud del Lazio fu fatto proprio dallo stesso
Ministro Maroni nella relazione di richiesta di
scioglimento presentata e reiterata al Consiglio dei
Ministri, sulla scorta anche dei riscontri investigativi
operati da alcune Procure antimafia italiane.
La situazione nel sud del Lazio- teatro ormai da anni di
feroci omicidi rimasti per lo piu' irrisolti, legati a
vicende connesse allo smaltimento illegale di rifiuti
tossici, al ciclo del cemento, al riciclaggio del denaro
sporco, alla imposizione di dinamiche forzate nella
commercializzazione dei prodotti dell'agroalimentare in
ambito nazionale ed europeo,all'usura e al traffico
internazionale delle sostanze stupefacenti- cosi' come
denunciata dalle Forze di polizia quotidianamente, si
scontra con il silenzio totale delle Istituzioni politiche e
amministrative.
Caso eclatante la "bocciatura" del Consiglio del
Ministri alla richiesta del Ministro Maroni di scioglimento
del Consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose.
Il Comune di Fondi ha votato e rieletto alcuni
amministratori che , sottoposti ad una pressione mediatica
si erano dimessi : la commissione d'accesso aveva
stabilito che esponenti di spicco della criminalita'
mafiosa da anni presenti sul territorio condizionavano il
libero svolgimento delle elezioni. Per questo motivo era
apparsa necessaria la procedura dello scioglimento del
consiglio comunale che comporta per legge un lungo e
complesso iter capace di eliminare le collusioni della
politica con la criminalita'. La procedura e' stata
evitata con un raggiro : alcuni consiglieri si sono dimessi
e ricandidati dimostrando forza e controllo totale non solo
del consenso politico ma delle dinamiche governative che in
altre realta' italiane -anche meno gravi- hanno portato
allo scioglimento dell'amministrazione messa sotto accusa.
Prima del Prefetto Bruno Frattasi- oggetto di una campagna
di delegittimazione culminata con l'affermazione di
esponenti politici locali che hanno definito lui e i
commissari "pezzi deviati dello Stato"- si era
verificato un pesante scontro istituzionale che aveva
indotto il Presidente del Tar di Latina, dott. Bianchi , a
chiedere di essere trasferito denunciando pubblicamente un
sistema di diffuse illegittimità ed illegalità nella
pubblica amministrazione locale.
La speranza di- giornalisti, vessati da un sistema di
informazione locale gestito in parte da "interessi
forti", di inermi cittadini vessati e presenti numerosi
nelle allarmanti statistiche di reati legati all'usura",
di associazioni ambientaliste di carattere nazionale
definite "terroriste" e messe all'indice solo
perche' impegnate nella denuncia dei gravissimi abusi
commessi per favorire l'insediamento dei clan e della
mafie in genere attraverso il riciclaggio del denaro sporco
investito nell'edilizia e nel ciclo del cemento, di
associazioni per la lotta alle mafie quali l'Associazione
Libera di Don Ciotti che segnala come da anni tutte le mafie
investano nel sud del Lazio con l'obiettivo di
condizionare settori dell'economia e della politica della
capitale- si infrange ormai nel silenzio e
nell'impunita'.
Un caso tra tutti e' l'impudenza con cui in altri Comuni
del sud pontino vengono candidati direttamente personaggi di
spicco dell'economia del malaffare, indagati per ogni tipo
di abusi fino alla elezione di un consigliere comunale
rinviato a giudizio per Associazione mafiosa di tipo
camorristico. Questo tipo di situazione prefigura -
cosi' come sostenuto dall'Associazione Libera- la
nascita di una nuova mafia, autoctona, con caratteristiche
di resistenza all'azione della giustizia e delle Forze
dell'Ordine perche' direttamente collegata ad alti
livelli del potere politico nazionale, gia' denominata
"QUINTA MAFIA". Potremmo descriverla come un virus
mutato che ha aggredito il territorio a sud di Roma. Al suo
interno "colletti bianchi", settori della politica e
imprenditoria locale che mutuano comportamenti mafiosi da
anni radicati nelle regioni meridionali.
Questi sono luoghi nei quali valorosi rappresentanti delle
Forze di Polizia sono stati pesantemente attaccati ed hanno
subito conseguenze a livello personale.
L'aria che si respira qui e' quella
dell'intimidazione, del tentativo di imbavagliare la
stampa, del ricatto occupazionale, del voto di scambio.
L'uccisione del sindaco di Pollica ha generato in chi
gia' sperava nello scioglimento di Fondi per determinare
un segnale di cambiamento, uno stato di spaesamento e di
paura.
A Sabaudia non piu' tardi di dieci giorni fa, in un
contesto provinciale fatto di roghi dolosi , auto
incendiate, omicidi, sparatorie e gravi atti intimidatori,
e' stato inviato un segnale di tipo mafioso inequivocabile
allo scrittore Roberto Saviano, presente in incognito e
sotto protezione in una abitazione del lungomare.
Lo stesso Procuratore aggiunto di Latina, dott.ssa D'Elia,
ha dichiarato in una recente intervista televisiva e al
convegno sulle mafie organizzato dall'Associazione Stampa
Romana e da Libera, che gli omicidi degli ultimi mesi hanno
determinato un preoccupante livello di omerta' e paura tra
la popolazione.
Il sindaco del Cilento era una persona normale, impegnato
senza clamore nell'attuazione delle normative vigenti e di
regolari procedure. Il suo assassinio ha rivelato la
presenza della criminalita' in posti ritenuti immuni per
via del legame virtuoso tra popolazione e istituzioni
politico-amministrative. Ed inoltre la devastazione delle
aree protette e' apparso come traguardo valicabile ed anzi
come obiettivo primario delle mafie tanto che risulta
incomprensibile anche alla luce dei recenti disastri
ambientali la continua pressione di settori della politica
per l'abolizione stessa delle aree protette. Solo tre anni
fa e' stato sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di
Nettuno situato strategicamente (per le mafie) tra la
citta' di Roma e quella di Latina. In questo contesto di
mancanza di informazione e di controllo sta avvenendo il
passaggio dei beni demaniali agli Enti Locali.
Per tali gravissimi motivi, per scongiurare una esclation di
violenza, per "liberare" dalle mafie e dalla paura di
esse i cittadini di questa importante zona del Paese ci
rivolgiamo con una lettera-appello alle piu' importanti
Istituzioni e ai cittadini stessi che possono prendere
visione di questa lettera e sottoscriverla nelle varie sedi
di organizzazioni politiche , civiche e di volontariato e
nei luoghi dell'informazione web, etere e stampa
affinche' si crei un movimento di opinione e di azione
capace di ripristinare livelli accettabili di democrazia e
di sicurezza e nel contempo consenta di smascherare e
contenere la pervasivita' dell'azione congiunta tra
mafia d'importazione e mafia autoctona.

FIRMA L'APPELLO su www.articolo21.info



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