Atto Camera
Interrogazione a risposta orale 3-00401
presentato da
Interrogazione a risposta orale 3-00401
ZACCAGNINI Adriano
testo di
Giovedì 24 ottobre 2013, seduta n. 104
in occasione del decesso del noto esponente nazifascista Priebke, per motivi di ordine pubblico la cerimonia funebre, è stata spostata da Roma, città nella quale aveva la residenza e dove scontava gli arresti domiciliari a seguito del processo in cui veniva condannato per i crimini commessi legati alla strage delle Fosse Ardeatine, ad Albano, località nei pressi della capitale. La decisione del prefetto di non dare luogo a nessuna cerimonia funebre nella città di Roma è stata giustificata da motivi di ordine pubblico, tuttavia non ha tenuto conto dell'ordinanza del primo cittadino di Albano, revocata dallo stesso prefetto, che vietava le esequie dell'ex SS;
questo evento ha generato non solo uno scontro istituzionale con la municipalità di Albano Laziale, che si è vista esautorata dei propri poteri, ma ha messo a repentaglio l'ordine e la sicurezza pubblica, degli abitanti della comunità di Albano; così come riportato dai maggiori organi di stampa non si è riusciti ad impedire che avvenissero scontri tra gruppi di neonazisti e i cittadini andati a dimostrare il proprio dissenso verso la decisione prefettizia di tenere le esequie nella cittadina medaglia d'argento per la resistenza;
il prefetto in un lancio di stampa, riportato dall'Agenzia stampa, Agi, in data 16 ottobre, ha pubblicamente dichiarato (AGI) – Roma, 16 ottobre – «I morti per me sono tutti uguali. Non ho informato il primo cittadino perché volevo riservatezza». Lo dice in una intervista alla Repubblica il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, spiegando i motivi che lo hanno indotto ad autorizzare le esequie dell'ex ufficiale delle SS ad Albano Laziale, cittadina alle porte di Roma. «I fatti sono semplici. Mi trovavo di fronte ad una salma e alla legittima richiesta di una famiglia di esequie religiose. Che ho autorizzato in una struttura che aveva dato la sua disponibilità in forma privata. Potevo forse negare una benedizione cristiana ? I morti sono tutti uguali quali che siano i crimini efferati di cui si sono macchiati da vivi». Rispondendo ad una domanda se le esequie potevano essere celebrate direttamente al Gemelli, Pecoraro ha detto che «la struttura non era disponibile». E sul mancato avvertimento al sindaco di Albano, il prefetto ha detto di non voler «violare la riservatezza che doveva avere la cerimonia, contribuendo in questo modo a creare un clima che altri hanno creato. Non volevo metterlo in difficoltà. Il diritto alle esequie in una struttura privata prevaleva su qualsiasi invocato diritto. Era prevedibile che la notizia sarebbe filtrata — ha concluso — dovevo garantire solo l'esercizio di un legittimo diritto di famiglia e insieme impedire che una funzione privata diventasse un'altra cosa come ho fatto negando l'ingresso a chi intendeva trasformarla in altro» (AGI) –:
se sia a conoscenza dei fatti narrati;
se non reputi, che in base a tale decisione ci sia stato enorme spreco di uomini e mezzi pubblici per mantenere l'ordine pubblico;
se non reputi che la non concertazione con il primo cittadino, circa la decisione di svolgere le esequie ad Albano, sminuisca le funzioni del sindaco come ufficiale del Governo, disciplinate dall'articolo 54 del decreto legislativo n. 267 del 2000 in materia di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, che specifica come il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e previa comunicazione al prefetto, provvedimenti contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento, al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana. (3-00401)
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