NEWS MINORI. Punizioni corporali, parla lo psicologo
"Si apra riflessione sui figli che picchiano i genitori"
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 17 giu. - "Su 196
membri delle Nazioni Unite solo 49 hanno abolito i mezzi
correttivi basati sulle punizioni corporali". Lo ricorda Federico
Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva,
commentando i risultati della conferenza mondiale di Vienna dal
titolo 'Verso una infanzia libera dalle punizioni corporali'.
"Dobbiamo considerare che in alcuni paesi l'educazione e' un
concetto basato sulla forza fisica dell'adulto e punta a piegare
la volonta' espressa dai bambini alle norme sociali. In
quest'ottica- spiega lo psicoterapeuta- la punizione corporale e'
volta a soddisfare aspettative personali che nulla hanno a che
vedere con i bisogni del bambino. Gli adulti non chiedono solo
ubbidienza, vogliono che i figli raggiungano importanti risultati
scolastici oppure vadano a lavorare seppure minorenni".
Sono certamente realta' che appartengono a culture diverse
dalla nostra. "È di pochi giorni fa la notizia di un bambino
giapponese di sette anni abbandonato in un bosco perche' tirava i
sassi sulle macchine. Una situazione che dovrebbe farci parlare
soprattutto dell'incapacita' dei genitori di educare il figlio-
rimarca lo psicologo- infatti l'abbandono totale ne e' una
dimostrazione. Un altro caso di incapacita' genitoriale e' quello
della 'madre tigre'- afferma il direttore dell'IdO- colei che
obbliga ad esempio la figlia di sei anni a studiare piu' lingue
straniere e il pianoforte allo stesso tempo, impegnando tutto il
tempo della bambina nel raggiungimento di prestazioni". È un
senso "sbagliato di rispetto connesso al concetto di proprieta'.
Il figlio viene considerato di proprieta' dei genitori e allora
qualunque punizione/attivita' e' legittima".
È dunque opportuno differenziare il caso del "genitore che da'
uno schiaffo per fermare un comportamento deviato del figlio, da
quello che usa la cinghia per avere obbedienza". A tal proposito
lo psicologo cita due casi: "In un condominio ligure, una
famiglia ha chiamato la Polizia perche' aveva sentito delle urla
nella casa dei vicini. Era accaduto che un padre aveva
schiaffeggiato il figlio di 12 o 13 anni per impedirgli di uscire
da solo alle 10 di sera. Reazione ragionevole- afferma
Castelbianco- eppure la Polizia ha portato l'uomo in
Commissariato con l'accusa di possibile violenza sul minori".
Passando in Svezia: "Una famiglia italiana in vacanza stava
per entrare in ristorante quando il figlio di otto anni scappa
via e attraversa di corsa la strada percorsa da macchine ad alta
velocita' da solo perche' voleva mangiare la pizza. Il padre
rincorre il figlio e gli da' un ceffone. Il risultato? La polizia
lo ferma e lo porta per tre giorni in carcere. Ecco perche'
bisogna dividere la violenza gratuita e opportunistica- ribadisce
il direttore dell'IdO- dalle difficolta' educative".
Molti genitori "non sanno o non riescono ad educare i figli,
che sin da piccoli mostrano comportamenti di arroganza e violenza
che pongono il padre e la madre in serie difficolta': se gli
danno uno schiaffo hanno paura di essere additati come genitori
violenti; se non gli danno uno schiaffo, il figlio si esibira' in
scenate isteriche e moleste per la famiglia e soprattutto per se
stesso. Allora la domanda e'- si chiede il terapeuta- chi deve
educare questo bambino? Lo mandiamo in un collegio dello Stato?
Ai genitori una risposta va data, non si puo' dire solo 'no',
cosi' le famiglie non vanno avanti. Ricordiamo che in Italia
esiste una realta' drammatica: i figli che picchiano i genitori.
Sarebbe opportuno che su questo tema si aprisse un tavolo di
riflessione e confronto- conclude lo psicologo- dove non si
facciano discorsi teorici ma si diano suggerimenti e soluzioni
pratiche che i genitori stessi possano adottare".
(Wel/ Dire)
08:01 17-06-16
NNNN
(DIRE - Notiziario settimanale Minori) Roma, 17 giu. - "Su 196
membri delle Nazioni Unite solo 49 hanno abolito i mezzi
correttivi basati sulle punizioni corporali". Lo ricorda Federico
Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva,
commentando i risultati della conferenza mondiale di Vienna dal
titolo 'Verso una infanzia libera dalle punizioni corporali'.
"Dobbiamo considerare che in alcuni paesi l'educazione e' un
concetto basato sulla forza fisica dell'adulto e punta a piegare
la volonta' espressa dai bambini alle norme sociali. In
quest'ottica- spiega lo psicoterapeuta- la punizione corporale e'
volta a soddisfare aspettative personali che nulla hanno a che
vedere con i bisogni del bambino. Gli adulti non chiedono solo
ubbidienza, vogliono che i figli raggiungano importanti risultati
scolastici oppure vadano a lavorare seppure minorenni".
Sono certamente realta' che appartengono a culture diverse
dalla nostra. "È di pochi giorni fa la notizia di un bambino
giapponese di sette anni abbandonato in un bosco perche' tirava i
sassi sulle macchine. Una situazione che dovrebbe farci parlare
soprattutto dell'incapacita' dei genitori di educare il figlio-
rimarca lo psicologo- infatti l'abbandono totale ne e' una
dimostrazione. Un altro caso di incapacita' genitoriale e' quello
della 'madre tigre'- afferma il direttore dell'IdO- colei che
obbliga ad esempio la figlia di sei anni a studiare piu' lingue
straniere e il pianoforte allo stesso tempo, impegnando tutto il
tempo della bambina nel raggiungimento di prestazioni". È un
senso "sbagliato di rispetto connesso al concetto di proprieta'.
Il figlio viene considerato di proprieta' dei genitori e allora
qualunque punizione/attivita' e' legittima".
È dunque opportuno differenziare il caso del "genitore che da'
uno schiaffo per fermare un comportamento deviato del figlio, da
quello che usa la cinghia per avere obbedienza". A tal proposito
lo psicologo cita due casi: "In un condominio ligure, una
famiglia ha chiamato la Polizia perche' aveva sentito delle urla
nella casa dei vicini. Era accaduto che un padre aveva
schiaffeggiato il figlio di 12 o 13 anni per impedirgli di uscire
da solo alle 10 di sera. Reazione ragionevole- afferma
Castelbianco- eppure la Polizia ha portato l'uomo in
Commissariato con l'accusa di possibile violenza sul minori".
Passando in Svezia: "Una famiglia italiana in vacanza stava
per entrare in ristorante quando il figlio di otto anni scappa
via e attraversa di corsa la strada percorsa da macchine ad alta
velocita' da solo perche' voleva mangiare la pizza. Il padre
rincorre il figlio e gli da' un ceffone. Il risultato? La polizia
lo ferma e lo porta per tre giorni in carcere. Ecco perche'
bisogna dividere la violenza gratuita e opportunistica- ribadisce
il direttore dell'IdO- dalle difficolta' educative".
Molti genitori "non sanno o non riescono ad educare i figli,
che sin da piccoli mostrano comportamenti di arroganza e violenza
che pongono il padre e la madre in serie difficolta': se gli
danno uno schiaffo hanno paura di essere additati come genitori
violenti; se non gli danno uno schiaffo, il figlio si esibira' in
scenate isteriche e moleste per la famiglia e soprattutto per se
stesso. Allora la domanda e'- si chiede il terapeuta- chi deve
educare questo bambino? Lo mandiamo in un collegio dello Stato?
Ai genitori una risposta va data, non si puo' dire solo 'no',
cosi' le famiglie non vanno avanti. Ricordiamo che in Italia
esiste una realta' drammatica: i figli che picchiano i genitori.
Sarebbe opportuno che su questo tema si aprisse un tavolo di
riflessione e confronto- conclude lo psicologo- dove non si
facciano discorsi teorici ma si diano suggerimenti e soluzioni
pratiche che i genitori stessi possano adottare".
(Wel/ Dire)
08:01 17-06-16
NNNN
Nessun commento:
Posta un commento