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lunedì 9 gennaio 2017

DIFESA: LA DENUNCIA DEL LEGALE, MILITARI LICENZIATI PRIMA DEL PROCESSO =


DIFESA: LA DENUNCIA DEL LEGALE, MILITARI LICENZIATI PRIMA DEL PROCESSO =

DIFESA: LA DENUNCIA DEL LEGALE, MILITARI LICENZIATI PRIMA DEL PROCESSO =
avv. Carta, con modifiche a Codice ordinamento militare diritti
costituzionalmente pacifici vengono progressivamente limitati
Roma, 9 gen. - (AdnKronos) - Militari licenziati prima ancora di
essere processati, solo a seguito dell'iscrizione nel registro degli
indagati. Dunque presunti colpevoli di fatti non ancora provati. A
denunciare le "follie giuridiche" del codice militare è l'avvocato
Giorgio Carta, specializzato in Diritto militare e per le Forze di
Polizia, ex ufficiale dell'Arma dei Carabinieri in congedo che, in un
intervento pubblicato su GrNet.it, sito specializzato sui temi della
Sicurezza e della Difesa, svela particolari "inquietanti e clamorosi"
su alcuni casi da lui personalmente trattati: militari "che si sono
ritrovati su una strada e privi del reddito necessario per campare" o
"padri di famiglia che hanno perso il posto di lavoro senza nemmeno
poter disporre di tutti gli atti di indagine, ancora coperti dal
segreto investigativo e che, magari, avrebbero potuto dimostrare
l'infondatezza delle accuse.
Il legale fa riferimento a una modifica apportata, prima nel 2015, poi
nel 2016, all'art. 1393 del Codice dell'ordinamento militare. "Questi
interventi normativi - spiega - consentono oggi la destituzione, cioè
il licenziamento, di un militare ben prima di una sentenza
irrevocabile di condanna; addirittura, a seguito della sua iscrizione
nel registro degli indagati, quindi, ben prima non solo di un rinvio a
giudizio, ma perfino di un'eventuale richiesta del pm in tal senso e
finanche della chiusura delle indagini".
"Quando ancora le indagini preliminari, aggettivo che vorrà pur
significare qualcosa, sono in corso e i relativi atti non sono ancora
integralmente conoscibili dall'interessato l'Amministrazione può
destituire un militare - sottolinea il legale - presumendolo colpevole
di un fatto per il quale deve ancora essere processato od anche solo
rinviato a giudizio. Tutto ciò, con buona pace dell'articolo 27 della
Costituzione, secondo cui qualsiasi imputato andrebbe considerato
innocente sino alla condanna definitiva". (segue)
(Red/AdnKronos)
ISSN 2465 - 1222
09-GEN-17 16:01
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DIFESA: LA DENUNCIA DEL LEGALE, MILITARI LICENZIATI PRIMA DEL PROCESSO (2) =
preclusa anche la partecipazione a concorsi
(AdnKronos) - La presunzione di innocenza è disattesa anche in
occasione dei concorsi, sia pubblici che interni, "la cui
partecipazione è preclusa agli imputati che pure devono ancora essere
giudicati - riferisce l'avvocato Carta - Con la conseguenza che
nell'immediato non possono aspirare all'impiego e, a distanza di anni,
l'eventuale assoluzione penale non consente loro comunque la
riammissione ai concorsi perché hanno superato il limite di età
previsto dai bandi. Stesso discorso vale per i condannati che abbiano
ottenuto la riabilitazione, ai quali è ugualmente impedita la
partecipazione".
Ancora, in materia disciplinare è stato sostanzialmente abrogato il
principio del 'ne bis in idem', in base al quale nessuno può subire
due procedimenti per lo stesso fatto. "Se il procedimento disciplinare
si conclude senza sanzioni e il processo penale con una sentenza
irrevocabile di condanna, l'Amministrazione può riaprire il
procedimento disciplinare per valutare le determinazioni conclusive
all'esito del giudizio penale. In sostanza - spiega il legale - il
militare che già era stato prosciolto disciplinarmente può
successivamente essere sanzionato per lo stesso fatto e il militare
che se l'era cavata con una sanzione blanda, può ancora essere
destituito".
In nessuna organizzazione lavorativa tranne che in quella militare,
inoltre, ricorda l'avvocato "il superiore gerarchico può esercitare
potestà riservate alla magistratura come limitare la libertà personale
dei dipendenti con l'irrogazione di una consegna di rigore, e
stabilire se debbano essere sottoposti o no a processo penale per i
reati militari punibili fino a sei mesi di reclusione". (segue)
(Red/AdnKronos)
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DIFESA: LA DENUNCIA DEL LEGALE, MILITARI LICENZIATI PRIMA DEL PROCESSO (3) =
'mantenere i tribunali militari, sono baluardo a difesa diritti
contro norme anacronistiche'
(AdnKronos) - L'avvocato Carta cita poi due episodi. Il caso di un
militare "sottoposto a procedimento disciplinare per essersi prodotto
una frattura durante l'espletamento del servizio. L'accusa? quella di
non aver prestato la dovuta attenzione, procurandosi così colposamente
un'infermità fisica. Un altro, in un momento di sconforto, si era
puntato la pistola alla tempia ma poi aveva desistito. Non solo è
stato riformato, ma si è indagato per violata consegna e per tentata
distruzione di oggetti d'armamento militare: cioè il proiettile che,
forse, stava per spararsi in testa".
Quanto al dibattito sulla sorte dei tribunali penali militari "non è
chiaro a molti che l'odiosità di alcune anacronistiche fattispecie
incriminatrici non verrebbe certo meno per effetto dell'eventuale
chiusura dei tribunali militari. Semplicemente altri giudici, questa
volta ordinari o appartenenti a sezioni specializzate, sarebbero
chiamati ad applicare quelle stesse norme dei codici militari". Per
questo a giudizio dell'avvocato Carta "dovrebbero rimanere, perché
nella pratica si rivelano molto più equi e giusti di quanto
normalmente si creda e, anzi, spesso si trovano impegnati a mitigare,
in punto di diritto, l'asprezza anacronistica di codici militari
concepiti nel 1942, durante il fascismo e in piena seconda guerra
mondiale".
"Non possiamo che constatare come sia tuttora in corso la progressiva
erosione dei già limitati diritti dei militari - conclude
l'analisi-denuncia dell'esperto - E il 2016 è stato certamente un anno
nefasto. All'alba del 2017, quindi, le caserme si rivelano ancora come
luoghi nei quali anche diritti costituzionalmente pacifici come quello
della presunzione di innocenza, tardano ad affermarsi e, anzi, vengono
progressivamente limitati".
(Red/AdnKronos)
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