Salute: ministero condannato a risarcire danni da trasfusioni =
(AGI) - Roma, 11 apr. - La Corte d'Appello di Roma ha
condannato il ministero della Salute a risarcire centinaia di
persone danneggiate da trasfusioni di sangue infetto. Una
vicenda giudiziaria lunga 11 anni: la prima udienza
dell'appello, dopo il primo grado che gia' condannava il
ministero, si era discussa addirittura il 20 giugno 2006, e il
processo e' poi proseguito con varie vicende procedurali fino
alla discussione finale del 3 maggio 2016, dopo 10 anni dalla
instaurazione del giudizio. Il ministero si era difeso
attribuendo la responsabilita' delle trasfusioni alle singole
Regioni, ma la Corte d'Appello ha riconosciuto la
responsabilita' del ministero stesso, in particolare
attribuendogli la competenza ad esercitare attivita' di
controllo e di vigilanza sulle trasfusioni di sangue e sull'uso
degli emoderivati: per questo il ministero risponde, secondo la
Corte, dei danni conseguenti a epatite e a infezione da HIV
contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla
sostanza ematica e sugli emoderivati. In sostanza, sottolinea
l'associazione Amev, che da anni segue la vicenda per conto dei
cittadini danneggiati, "i Magistrati hanno ritenuto che il
sangue ed emoderivati somministrati agli ammalati non
rispondevano ai requisiti di "pulizia" e di igiene preventiva
che avrebbero sicuramente impedito il contagio". La Corte
d'Appello ha inoltre ammesso a risarcimento alcune domande
riferite a contagi degli anni 1969-1970 e 1971. L'Amev auspica
che "il Governo voglia finalmente estendere il diritto all'equa
riparazione, pari a 100.000 euro", a "tutti i contagiati da
emotrasfusione che finora sono stati esclusi dall'accesso al
beneficio. La sentenza che assume la portata di una class
action - sottolinea ancora l'associazione - offre spunti di
riflessione poiche' pone dubbi molto seri sull'efficacia del
sistema di farmaco vigilanza. Appare infatti improbabile che i
protocolli della farmaco vigilanza che non hanno impedito la
diffusione, quasi epidemica, del contagio nelle strutture
sanitarie, con l'effetto di migliaia di infettati, abbiano
potuto invece essere efficaci nel controllo dei vaccini
somministrati". (AGI)
Pgi
111855 APR 17
NNNN
condannato il ministero della Salute a risarcire centinaia di
persone danneggiate da trasfusioni di sangue infetto. Una
vicenda giudiziaria lunga 11 anni: la prima udienza
dell'appello, dopo il primo grado che gia' condannava il
ministero, si era discussa addirittura il 20 giugno 2006, e il
processo e' poi proseguito con varie vicende procedurali fino
alla discussione finale del 3 maggio 2016, dopo 10 anni dalla
instaurazione del giudizio. Il ministero si era difeso
attribuendo la responsabilita' delle trasfusioni alle singole
Regioni, ma la Corte d'Appello ha riconosciuto la
responsabilita' del ministero stesso, in particolare
attribuendogli la competenza ad esercitare attivita' di
controllo e di vigilanza sulle trasfusioni di sangue e sull'uso
degli emoderivati: per questo il ministero risponde, secondo la
Corte, dei danni conseguenti a epatite e a infezione da HIV
contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla
sostanza ematica e sugli emoderivati. In sostanza, sottolinea
l'associazione Amev, che da anni segue la vicenda per conto dei
cittadini danneggiati, "i Magistrati hanno ritenuto che il
sangue ed emoderivati somministrati agli ammalati non
rispondevano ai requisiti di "pulizia" e di igiene preventiva
che avrebbero sicuramente impedito il contagio". La Corte
d'Appello ha inoltre ammesso a risarcimento alcune domande
riferite a contagi degli anni 1969-1970 e 1971. L'Amev auspica
che "il Governo voglia finalmente estendere il diritto all'equa
riparazione, pari a 100.000 euro", a "tutti i contagiati da
emotrasfusione che finora sono stati esclusi dall'accesso al
beneficio. La sentenza che assume la portata di una class
action - sottolinea ancora l'associazione - offre spunti di
riflessione poiche' pone dubbi molto seri sull'efficacia del
sistema di farmaco vigilanza. Appare infatti improbabile che i
protocolli della farmaco vigilanza che non hanno impedito la
diffusione, quasi epidemica, del contagio nelle strutture
sanitarie, con l'effetto di migliaia di infettati, abbiano
potuto invece essere efficaci nel controllo dei vaccini
somministrati". (AGI)
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