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lunedì 2 ottobre 2017

SCHEDA = Nobel: premiati i "padri" dell'orologio biologico =


SCHEDA = Nobel: premiati i "padri" dell'orologio biologico =
(AGI) - Roma, 2 ott. - Come facciamo ad adattarci al ritmo della
rotazione terrestre? A sincronizzarci con l'alternanza giorno-notte,
a "sapere" quando e' ora di dormire e di svegliarci? E perche' ci
pesa cosi' tanto il cambio di fuso orario, il classico effetto 'jet
leg'? Sono i meccanismi circadiani, in pratica il nostro orologio
biologico interno, i protagonisti del premi Nobel per la Medicina
2017. I loro scopritori, i primi a "sbirciare" dentro questo
complicato mondo interno a tutti gli esseri viventi, sono Jeffrey C.
Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young, tutti e tre premiati per le
loro scoperte. Sono loro ad aver chiarito come le piante, gli animali
e gli esseri umani adattano il loro ritmo biologico in modo che sia
sincronizzato con le rivoluzioni della Terra. Utilizzando le mosche
della frutta come organismo di modello, i neo premi Nobel hanno
isolato un gene che controlla il normale ritmo biologico quotidiano.
Dimostrando che questo gene codifica una proteina che si accumula
nelle cellule durante la notte, e poi viene degradata durante il
giorno. Successivamente, hanno individuato ulteriori componenti
proteici di questo meccanismo: ora sappiamo che l'orologio biologico
"funziona" con gli stessi principi nelle cellule di tutti gli
organismi multicellulari, compresi gli esseri umani. Un meccanismo
"svizzero", si potrebbe dire: il nostro orologio interno adatta la
nostra fisiologia alle fasi piu' diverse della giornata. Regolando
funzioni cruciali come il comportamento, i livelli ormonali, il
sonno, la temperatura corporea e il metabolismo. Il nostro benessere
soffre quando vi e' una disallineazione temporanea tra il nostro
ambiente esterno e questo orologio biologico interno, ad esempio
quando viaggiamo in diverse zone temporali e sperimentiamo il "jet
lag". E secondo gli studiosi un disallineamento cronico tra il nostro
'timer' interno e lo stile di vita comporta un aumento di rischio per
diverse malattie. (AGI)
Pgi (Segue)
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(AGI) - Roma, 2 ott. - Studi che partono da lontano: gia' nel '700
l'astronomo Jean Jacques d'Ortous de Mairan ha studiato la pianta di
mimosa, scoprendo che le sue foglie si aprono di giorno e si chiudono
al crepuscolo. Una volta messe al buio costante, le piante hanno
continuato a seguire i loro "ritmi" interni, aprendo e chiudendo le
foglie. Da qui la scoperta del ritmo circadiano, fenomeno noto da
secoli. Ma come funzionasse era rimasto un mistero, fino agli anni
'70, quando Seymour Benzer e il suo allievo Ronald Konopka si
chiesero se sarebbe stato possibile identificare i geni che
controllano il ritmo circadiano nei moscerini da frutto. Riuscendo a
dimostrare che le mutazioni in un gene sconosciuto hanno interrotto
l'orologio circadiano delle mosche. Ma come? La risposta l'hanno data
gli scienziati premiati oggi. Nel 1984, Jeffrey Hall e Michael
Rosbash, che lavorano in stretta collaborazione all'Universita'
Brandeis di Boston, insieme a Michael Young dell'Universita' di
Rockefeller a New York, sono riusciti a isolare il gene, chiamato
'period'. Hall e Rosbash hanno poi continuato a scoprire che PER, la
proteina codificata dal gene stesso, si e' accumulata durante la
notte ed e' stata degradata durante il giorno. Cosi', i livelli di
proteine PER oscillano su un ciclo di 24 ore, in sincronia con il
ritmo circadiano. Un po' come l'ingranaggio di un orologio, e'
l'oscillazione di queste proteine a regolare il nostro bioritmo
interno. Un complesso meccanismo di "feedback inibitore", alla base
del ritmo circadiano. Insieme a un altro gene scoperto da Young,
chiamato 'timeless' (senza tempo), che codifica un'altra proteina,
TIM, necessaria a questo puzzle. Quando TIM si lega a PER, infatti,
le due proteine entrano nel nucleo cellulare regolando l'attivita'
del gene 'period'. Infine Young ha scoperto un terzo gene,
'doubletime', che controlla la frequenza di queste oscillazioni
(funge in sostanza da metronomo nel rapporto costante tra gli altri
due geni) dando loro un'alternanza corrispondente a un ciclo di 24
ore. (AGI)
Pgi
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