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martedì 13 marzo 2018

Sonnolenza diurna in anziani e' possibile indizio Alzheimer



MARTEDÌ 13 MARZO 2018 13.58.04

Sonnolenza diurna in anziani e' possibile indizio Alzheimer

ZCZC4089/SX4 XSP84873_SX4_QBKN R CRO S04 QBKN Sonnolenza diurna in anziani e' possibile indizio Alzheimer E' associato a accumulo di una proteina implicata nella malattia (ANSA) - ROMA, 13 MAR - Frequenti attacchi di sonno durante il giorno potrebbero essere indizio della futura comparsa dell'Alzheimer. La sonnolenza diurna negli anziani e' associata infatti ad un aumento dell'accumulo di una proteina considerata importante indizio della malattia. A individuare l'associazione e' uno studio pubblicato sulla rivista Jama Neurology, che getta ulteriore luce sul legame tra sonno e Alzheimer. Ricerche precedenti hanno stimato che il 20-30% degli anziani ha frequenti attacchi di sonno durante il giorno e alcuni studi hanno dimostrato un'associazione tra sonnolenza diurna e un aumentato rischio di demenza, ma i meccanismi che ne sono alla base rimangono poco chiari. I ricercatori della Mayo Clinic si sono concentrati sull'accumulo della proteina beta amiloide in alcune aree del cervello, che si manifesta precocemente nell'Alzheimer, gia' prima che la malattia sia conclamata: si e' visto che dormire puo' aiutare a eliminare la proteina mentre il sonno disturbato puo' favorirne l'accumulo. Il nuovo studio e' stato progettato per identificare se l'eccessiva sonnolenza diurna fosse associata all'accumulo di beta amiloide. I ricercatori hanno arruolato 283 partecipanti senza diagnosi di demenza, di eta' pari o superiore a 70 anni, che hanno completato dei questionari predisposti per valutare la sonnolenza diurna. Mentre la differenza nei livelli di betamiloide e' stata rilevata da scansioni in diverse regioni del cervello dal 2009 al 2016. I risultati hanno mostrato che 63 partecipanti (22,3%) avevano eccessiva sonnolenza diurna e che questa era associata "in modo significativo" ad un aumento dell'accumulo di beta amiloide nelle regioni sensibili del cervello. Questi risultati, secondo i ricercatori, potrebbero portare "allo sviluppo di interventi precoci sugli individui piu' vulnerabili".(ANSA). YQX 13-MAR-18 13:57 NNNN

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